Pd e M5S puntano su Conte ma Renzi continua a sfilarsi: Gentiloni o Di Maio premier

A che punto è la notte? Lo avevamo scritto immediatamente dopo la risicata fiducia al Senato incassata dal premier Conte, che adesso per lui sarebbe iniziata una nottata passata la quale avrebbe detto a lui, ma anche al Paese, quale alba sarebbe spuntata. E per fare questo avevamo fatto ricorso alla celebre frase di Eduardo De Filippo in Napoli Milionaria “Ha da passà ‘a nuttata”.

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Ecco, a quasi una decina di giorni da quel passaggio al Senato e dopo la prima giornata di consultazione è lecito chiedersi a che punto sia la notte, se finalmente qualche bagliore inizi a intravedersi.

Oppure siamo nel pieno di una notte ancora lunga a buia. La seconda, e se dovessimo da questi primi passi di crisi iniziare a fare una previsione potremmo dire che la situazione ora dopo ora si va ingarbugliando.

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Non che ci si potesse aspettare dopo il primo giorno di consultazioni già una soluzione alla crisi di governo, dato anche il fatto che per ora soltanto i presidenti di Camera e Senato sono stati ascoltati. Come prassi non hanno rilasciato dichiarazioni e quindi diventa difficile azzardare cosa si siano detti con il Capo dello Stato. Senza dubbio per ora loro sono soltanto spettatori di quanto sta accadendo, ma ciò non toglie che a breve potrebbero diventare protagonisti se la crisi non trovasse uno sbocco naturale.

Infatti, sono in molti convinti che se il Conte ter non dovesse trovare immediatamente consenso politico Mattarella potrebbe affidare ad uno dei due presidenti di Camera o Senato un mandato esplorativo per verificare se esistono margini per una maggioranza.

Sergio Mattarella e Roberto Fico

E questo anche per prendere qualche altro giorno di tempo alfine di far maturare tra le forze politiche una soluzione. Il Capo dello Stato lo fece nel corso della prima crisi, che poi portò al governo gialloverde, e potrebbe farlo nuovamente. E questo a dispetto delle chiacchiere che si rincorrono da giorni su uno scontato epilogo elettorale qualora non si riuscisse a formare un governo.

Basterebbe soltanto indicare un mese: aprile per spiegare perché lo sbocco elettorale della crisi è quasi impossibile. Infatti, è quello il mese limite massimo per presentare in Europa il Recovery Plan che, peraltro, il governo non solo non ha ancora definito ma che adesso ha iniziato il suo esame in Parlamento. Ed è evidente che l’Italia non può mancare questo appuntamento.

Sergio Mattarella e Maria Elisabetta Alberti Casellati

Perciò, gioco forza un governo va fatto. Come detto però al momento i presidenti di Camera e Senato rimangono in panchina e la parola è lasciata alle forze politiche in campo ed ai vari protagonisti.

Ieri ha fatto il suo debutto al Senato il tanto atteso gruppo di responsabili Europeisti – MAIE – Centro Democratico, che nei piani dovrebbe essere il contenitore dove sarebbero ospitati i ‘pasdaran’ del Conte ter. Peccato però che oltre a contare giusto dieci componenti, anzi 11 vista la serale adesione dell’ex senatore forzista Luigi Vitali, tutti abbiano già votato la fiducia martedì scorso.

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Maria Elena Boschi
Maria Elena Boschi

Quindi come ha osservato anche Maria Elena Boschi: «Il pallottoliere è fermo alla scorsa settimana. Benché Conte cerchi di fare a meno di noi, sta di fatto senza Iv non ha i voti». Ed a sua volta Matteo Renzi su Facebook ha bollato queste operazioni parlamentari «un autentico scandalo», un tentativo di «far passare delle persone non su un’idea ma su una gestione opaca delle relazioni personali e istituzionali».

E proprio Italia Viva ieri è stata attivissima, al centro della crisi, lanciando come possibile premier Paolo Gentiloni: «Mi sembra anche strano che al Pd non possa andare bene una persona per bene e competente come Paolo Gentiloni» (copyright Boschi), oppure Luigi Di Maio: «Di Maio premier? Noi partiamo dal programma, soprattutto non poniamo nè subiamo veti» (copyright Bellanova).

Naturali e scontate le dure reazioni di M5S: «Massima lealtà a Conte, sarà unico nome a Colle» e del Pd, che ha anche approvato una mozione del segretario Nicola Zingaretti che ribadisce che Conte è l’unico nome che sarà fatto al Colle: «Dopo aver aperto una crisi al buio in piena pandemia, ora Italia Viva prova a destabilizzare i partiti della maggioranza».

Tutto ciò però conferma ancora una volta che il gioco sia nelle mani dei renziani i quali, forti anche del fatto che le manovre per dividerli siano finora cadute nel vuoto, si divertono a mettere sotto pressione gli altri partiti della maggioranza e in particolare Conte, avvisando che la soluzione della crisi potrà esserci soltanto attraverso un’intesa con Italia Viva.

Il Centrodestra da Conte
Giorgia Meloni e Matteo Salvini

E stranamente lo ammette anche lo stesso Matteo Salvini che fuori dal Senato assediato dai cronisti si lancia in questa riflessione: «Siamo disponibili a un governo di centrodestra con chi vuole fare un governo con i nostri responsabili. Anche con Renzi se è responsabile e dice che vuole fare un governo con noi. Ma se è davvero responsabile». Aperture che prontamente Giorgia Meloni si premura di chiudere: «Questi signori continuano a ripetere che sarebbe da irresponsabili andare al voto nella fase in cui ci troviamo, eppure in piena crisi hanno paralizzato per mesi l’intera nazione per i loro litigi, le beghe di palazzo e le ignobili compravendite di poltrone. Ma chi credono di prendere in giro? Elezioni subito».

Insomma, questa ‘nuttata’ è ancora lunga. Oggi al Quirinale toccherà tra gli altri proprio ad Italia Viva e il Pd. E l’incognita è cosa diranno i renziani, che dinanzi al presidente della Repubblica non potranno più giocare a carte coperte nascondendosi dietro al «programma condiviso». Allora si capirà se c’è spazio per Giuseppe Conte o se invece la crisi prenderà un’altra strada. L’appuntamento è alle 17.30 quando i renziani passeranno sotto gli sguardi solenni dei corazzieri. Per allora questa ‘nuttata’ sarà passata?

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