Ma è vera crisi? Di maggioranza sì, ma dura dall’inizio del Conte gialloverde, di governo no, perché il “furbetto” di Volturara Appula non si è dimesso e Renzi, preoccupato che i numeri possano dargli torto e qualche italovivista possa tradirlo, vorrebbe tornare sui propri passi.
Come finirà? Lo sapremo martedi. Dopo, cioè, che Conte avrà fatto ‘visita’ a Camera e Senato per ottenerne un nuovo imprimatur. Un ‘rimpastino’ o un ‘ter’, raffazzonando una maggioranza virtuale, di ‘responsabili’ e ‘costruttori’, raccattati con ricatti e promesse di ricandature, fra chi non vuole mollare poltrona e privilegi. La stessa strategia usata contro Salvini.
Ci riuscirà? Difficile dirlo. L’Udc si è già defilato ribadendo la loro volontà di restare nel centrodestra; Mastella – infuriato per lo scontro telefonico con Calenda – abbandona il campo e questo significa che il voto della senatrice Lonardo andrà da un’altra parte, ma ancora non è detto. Magari la voglia di poltrona come la notte porta consigli.
Ed, infine, gli autoproclamatosi ‘costruttori’, sembrano non avere più futuro, dal momento che nessuno degli interessati gli offre prospettive reali per il dopo voto e Di Maio sembra non essere più cosi convinto della giustezza dell’appoggio di responsabili e costruttori che all’improvviso ai suoi occhi si siano trasformati in irresponsabili e decostruttori? Chissà, staremo a vedere. A proposito dimenticavamo un retroscena: sembra che Mattarella abbia deciso di blindare Conte e cominciato a pensare al secondo mandato. Tutto è possibile. “Se son rose, fioriranno” (purtroppo a tutto danno del Paese!!!).
Tanto più che, se Conte riuscirà ad attraversare le forche caudine, ne uscirà una coalizione, ancora più debole e permeabile ai ricatti di tutti. Partiti e leader. E a pagare saremo noi.
Intanto, Speranza ha illustrato il nuovo dpcm, che vieta gli spostamenti tra le regioni fino al 15 febbraio; proroga lo stato d’emergenza al 30 aprile, amplia il caleidoscopio dei colori e al rosso, al giallo e all’arancione, aggiunge il bianco (ma quasi inutilizzabile) e, nell’ennesima riunione notturna, un cdm ‘zoppo’ approva il nuovo scostamento di bilancio di 32 miliardi per finanziare il Ristori 5. Ma non ha erogato i soldi agli esercizi chiusi e ha rinviato di 15 giorni le cartelle fiscali. Servono per i voti anticrisi.
Purtroppo, il Belpaese è, ormai, il trionfo della mediocritocrazia sulla meritocrazia e si avvia alla fallimentocrazia. Più flop si fanno, più punti si ottengono nel gp delle poltrone. Nella ‘riflessione’ del 18 ottobre sostenevo che al caos anti-Covid, contribuisse il Cts, più che tecnico scientifico è un comitato di salute pubblica per far credere di voler risolvere il problema. E, «l’assenza, fra i 26 ‘chiamati’, di virologi, infettivologi ed oncologi ne è la conferma».
Ora sul Cts è intervenuto anche il direttore del ‘il Tempo‘ di Roma, Bechis per spiegare “La vera storia del Cts” e “Il bluff degli scienziati di Conte”. «Nessuno di fatto – ha scritto – è esperto della materia che servirebbe» e «solo due (Dejana e Locatelli) hanno una reputazione internazionale all’altezza del compito, ma spesso sono assenti».
In Italia, non mancano, professori di spessore (Mantovani, Remuzzi, La Vecchia, Franceschi, Eva Negri, Ascierto, Tarro, che da soli valgono per reputazione internazionale, se non più, quanto l’intero Cts), ma nessuno li ha cercati. Preferendogli i dipendenti del Governo, più accomodanti, anche per non rischiare il posto. Dodici su 26, infatti, lavorano alla Presidenza del Consiglio e al ministero della Salute.
E fra gli indipendenti (si fa per dire) ci sono: Brusaferro (presidente dell’Iss di nomina governativa) e Guerra che – componente dell’Oms, su indicazione politica – si è battuto per la cancellazione dal sito della stessa del rapporto per il quale “l’Italia”, senza piano pandemico aggiornato, «aveva gestito la pandemia con improvvisazione e creatività».
Capri espiatori sui quali Conte & c. scaricano le colpe delle misure assunte inondandoci di dpcm; chiusure e aperture a giorni alterni e in ore sempre cangianti di bar, ristoranti (che, però, giovedi per protesta sono rimasti aperti e i clienti non gli sono mancati. Gli italiani sono stanchi) e negozi e di restrizioni incomprensibili, mettendo a rischio la stabilità psicologica oltre che economica di tutti. E Bankitalia avvisa che la crescita del 2021 si fermerà al 3,5% e la tedesca “Faz” letto il recovery, parla di risorse buttate, avvertendo che «se è così meglio il voto».
E che dire del caso Arcuri? Nonostante i flop messi insieme, Conte lo ha trasformato in una sorta di “nembo Kid tuttofare” affidandogli, la gestione di: mascherine (con le quali i suoi amici mediatori hanno guadagnato provvigioni milionarie e la Gf ha visitato gli uffici del commissariato), dpi, banchi a rotelle, vaccini, siringhe, covid hotel e i cui risultati sono sotto gli occhi di tutti. Ma si fatica a vederli. Poi, ha pensato bene di affidargli anche la gestione del salvataggio dell’Ilva. Davvero, strano il Belpaese!
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