Caserta, San Silvestro di fuoco al Parco Primavera del quartiere Tuoro: specchio dell’assenza delle autorità

di Nicolò Antonio Cuscunà

Non avremmo voluto iniziare il nuovo anno con notizie drammatiche, il fatto che tratteremo merita precisazioni e chiarimenti. La deflagrazione d’ingente quantità di fuochi pirotecnici, avvenuta tra le mani di tre giovani, potrebbe apparire originata da sprovvedutezza e non rispetto delle regole di scapestrati abituati alla non osservanza del vivere civile.

Di fatto, è la conseguenza del rispetto non riservato ai cittadini da certi Organi dello Stato. A monte dell’accaduto esiste il trentennale perdurare dramma in cui sono condannati a vivere gli abitanti del parco Primavera di Tuoro a Caserta.

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La notte di San Silvestro, una forte deflagrazione di fuochi pirotecnici ha sconquassato il popoloso quartiere tuorese. Insediamento abitativo d’edilizia residenziale pubblica (proprietà comunale), adibito quale ammortizzatore sociale abitativo in una città in cui non c’è reperibilità di edilizia popolare a canoni sociali. Nel drammatico episodio (annunciato) sono rimasti gravemente feriti tre giovani abitanti della zona. Come sia potuto accadere tutti lo immaginano, nessuno lo dice.

Nel quartiere, tra mille disagi, dignitosamente vivono famiglie di tutte le estrazioni sociali, c’è anche chi sopravvive arrangiandosi o arrotondando il reddito di cittadinanza come meglio può. Quartiere difficile, in cui le Istituzioni prestano scarsa o nulla attenzione, o meglio, la prestano solo al momento delle votazioni. Quartiere con una storia fatta di disagi giovanili, di disoccupazione, di scolarizzazione approssimata.

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Quartiere ricordato per sequestri di fuochi d’artificio illegali e per altri non edificanti fatti di cronaca. Quartiere dove Cristo non c’è mai arrivato. Quartiere di cui l’Amministrazione Comunale non ha conoscenza di chi vi abita, con o senza titolo, e di chi paga il canone d’occupazione. Poca importava, ma si doveva tenere presente, la costumanza d’affidare scaramanticamente le negatività dell’anno trascorso sparando i “botti”.

Con la pandemia in atto era facile immaginare cosa potesse accadere. Prevenire doveva risultare meglio che curare. Regola in vigore da tutte le parti, ma non a Caserta. Tutti sapevano, nessuno è intervenuto. Poco importa chi ha causato danni, importa la salvezza fisica dei feriti, come importa sapere chi s’assumerà la responsabilità, questa volta o mai più, d’invertire la marcia nella gestione di quella realtà umana. Importa invece denunciare perchè quell’abitato non è la prima volta che assurge agli onori della cronaca cittadina.

Cronaca fotocopia dei drammi della nostra società, ma non per questo accettata in religioso silenzio. Quarant’anni di storia di quest’insediamento abitativo, di cui almeno 25 in negativo. Chi vi abita, a diverso titolo, quando può evita di far conoscere il toponimo di dove vive perché se ne vergogna. Eppure un tempo non era così, oggi quel luogo è un marchio di degrado sociale. Dei residenti, sistemati nell’81 dall’amministrazione comunale, pochi sono ancora da considerarsi “sfollati per il sisma dll’80”.

Molti sono ritornati nelle proprie abitazioni recuperate, altri sono scappati per andare altrove, molti restano a malincuore, altri occupano senza titolo. La scarsa attenzione dell’Ente proprietario, la insensibilità delle istituzioni pubbliche, compreso quella parrocchiale e associazionismo eco-solidale, hanno reso l’insediamento un vero “ghetto”.

L’Ente comune non provvede alla manutenzione ordinaria né straordinaria degli edifici, oramai sul punto di non ritorno, equiparabili a ruderi malamente abitati. L’amministrazione Marino (PD) s’è anche resa responsabile del taglio di alberi ad alto fusto colpevoli di danneggiare con le radici le strade d’accesso.

Nell’insediamento insistono costruzioni di assoluto pregio; asilo, la scuola media e una tensostruttura sportiva. L’asilo abbandonato è in degrado strutturale, la scuola media fortunatamente funziona e rappresenta un punto certo di legalità, la tensostruttura sportiva è ridotta a «rudere di archeologia sportiva», uguale sorte riservata all’attiguo palazzetto di “Ginnastica artistica”.

Le abitazioni, censite per legge dall’Ente Comune (Gestione patrimonio residenziale pubblico – dovuto per bilanci e Corte dei Conti -), di fatto non sono fruite e assegnate con graduatorie trasparenti, pubbliche e comunali. L’Ente Locale ammiccando va oltre sviando dalle proprie gravose responsabilità (diritto alla casa, sicurezza pubblica, danno erariale).

L’Ente Comune nel mentre gonfia il petto orgogliosa d’avere ottenuto soldi per il “recupero delle periferie degradate”( Tuoro e Puccianiello) invece di sottrarre al degrado e valorizzare l’insediamento abitativo di sua proprietà, decide di spendere 2,4 milioni di euro per costruire un parcheggio sotterraneo da 100 posti auto interrati.

Distrugge l’unica piazza attrezzata della zona (piazza N. Suppa) distante 50 mt lineari dal p.co Primavera. Quest’ultimo ricco di parcheggi a raso (via Fanelli, via Abbagnano, via San Gregorio Magno). In questa “vacanza” di responsabilità pubbliche s’inserisce il “vuoto” della locale chiesa e del cosiddetto associazionismo solidale. Gli unici presenti a rotazione periodica sono i “Giuda” captatori di voti dietro compenso e promesse. Questo è il quadro dove è stata sfiorata la tragedia la notte di San Silvestro. Tragedia annunciata e sempre in bilico.

In quel quartiere non è la prima volta che i residenti fanno uso di fuochi vietati. Gli abitanti del parco la notte del 31 dicembre sono soliti attardarsi nel far brillare fuochi d’artificio (la notte dell’incidente alle 1,25 sparavano ancora). Alla memoria affiorano anche sequestri di fuochi vietati, ed altri e gravi fatti di cronaca nera. Le forze di polizia pur conoscendone usi e costumi non hanno attuato azioni di prevenzione e di controllo.

Dei 70.000 agenti di polizia, annunciati dalla Lamorgese, in quota parte, non s’è visto nessuno. Il “coprifuoco” è stato onorato con l’accensione di bombe carta vietate il cui fragore veniva percepito, anche visivamente, da piazza Vanvitelli e da via Laviano. Gli interventi ci sono stati ma a dramma avvenuto.

Come sempre, come solito e nella circostanza, ogni occasione è utile per promettere soluzioni ad hoc dei problemi lamentati. Trascorsa l’emozione, superato il contingente tutto ritorna come prima e più grave di prima.

I paladini a difesa della “res publica” si rincorrono superandosi nelle facili promesse, cadendo nel ridicolo del dimenticatoio. Gli amministratori passano, Caserta resta con i suoi insoluti e incancreniti drammi.

Il rinnovo del Consiglio e del sindaco si avvicina, i rappresentati dei partiti nazionali latitano attendendo la manna dal cielo. I singoli uomini e liste locali, coalizione vecchie e nuove, sono assenti dal vero programma sul futuro di Caserta. Macrico verde, giallo o rosso, mummificato è e tale resterà (specchietto per allodole sopravvissute). Il parco Primavera di Tuoro è quell’amara realtà fatta di donne, bambini e anziani che reclamano il diritto di vivere dignitosamente senza doversi vergognare d’esistere. Si attendono fatti.

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