Una manovra sull’orlo del precipizio. L’approvazione a poche ore dall’esercizio provvisorio

Sull’orlo del precipizio dell’esercizio provvisorio. La legge di Bilancio 2021 sarà varata, se non dovessero esserci cattive sorprese, a un passo dal baratro di quel 31 dicembre che viene sempre visto come il punto di non ritorno per certificare il fallimento di una maggioranza e di un governo ma più in generale di un’intera classe politica. Perché se un Paese non riesce a tenere in ordine i suoi conti, a non dire con preavviso come saranno coperte le spese per l’anno a venire è una responsabilità che coinvolge tutti coloro che siedono in Parlamento, maggioranza e opposizione.

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Che si potesse scivolare in là con l’approvazione era convinzione di tutti. Già il fatto che la stessa manovra fosse stata presentata oltre un mese dopo il solito, cioè a metà novembre, lasciava immaginare che si sarebbe andati a ridosso delle festività natalizie. Ma nessuno poteva pensare il disastro di quest’anno. E complice l’emergenza Covid questo allungamento dei tempi è rimasto quasi in secondo piano, al punto che non sembra fare notizia.

Ragioneria di Stato boccia le modifiche della manovra

E così un esame raffazzonato in Commissione che ha portato alla Ragioneria dello Stato ad intervenire su ben 80 modifiche apportate nel corso dell’esame parlamentare, cioè un terzo della manovra. Per questo il ritorno in Commissione del testo che invece il governo era pronto a far votare con la fiducia. Un solo articolo con 1150 commi, alla faccia dei richiami del Quirinale, che per la verità stavolta è rimasto in silenzio ad osservare, che ha sempre puntato il dito contro disegni di legge monstre e illeggibili.

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Ma tant’è che a questo governo viene consentito tutto, oltre l’immaginabile. Un allungamento dei tempi che imporrà il via libera alla manovra soltanto domenica 27 dicembre. Poi si dovrà di fretta e furia passare al Senato dove si dovrà concludere tutto entro il 31 dicembre.

Questo significa un esame della legge di Bilancio blindatissimo a Palazzo Madama ma soprattutto iper veloce visto che tra Commissione e Aula si tratterà di al massimo 3 giorni, volendo escludere l’orlo del precipizio e cioè il 31 dicembre. In effetti che questo sarebbe stato il finale della legge di Bilancio 2021 era chiaro a tutti. Alla Camera gli uffici dei gruppi parlamentari avevano già avvisato nella mattinata di ieri che le operazioni di voto si sarebbero protratte fino alle 17 del 24 dicembre. Appunto fino alla vigilia di Natale ma non il 27, a conferma che la situazione è sfuggita di mano.

A complicare le cose come detto la Ragioneria dello Stato che ha respinto 80 modifiche fatte dalla Commissione, tra queste quella che taglia l’Iva sui vaccini e sui tamponi o la nuova salvaguardia per gli esodati. Oggi comunque il governo porrà la fiducia alla manovra, ma per il voto finale bisognerà attendere domenica 27 dicembre.

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Conte
Giuseppe Conte

Mentre la manovra continua il suo percorso, Conte e la maggioranza cercano di ritrovare un filo comune. L’incontro di ieri mattina con Italia Viva sembra aver schiarito l’orizzonte o per lo meno la crisi è al momento congelata e questo grazie alla retromarcia di Conte sulla governance del Recovery Plan. Nella bozza che il premier punta a portare in Consiglio dei ministri entro il 30 dicembre è sparito il passaggio alla struttura dei supermanager e dei consulenti. Segno che Matteo Renzi ha portato a casa un risultato.

Lunedì incontro Conte e capidelegazione sul Recovery Plan

Lunedì è previsto un incontro con i capidelegazione della maggioranza e in quell’occasione si discuterà della varie bozze presentate. Insomma si va avanti secondo quella collegialità che proprio Renzi, e non solo, aveva richiesto.

Conte cancella la governance e tratta con i partiti

Il clima rimane comunque teso visto che Italia Viva continua ad insistere sul Mes: «Abbiamo posto una domanda: se nel nuovo documento continuano ad esserci solo 9 miliardi per la sanità, perché non si riflette sulla possibilità di utilizzare quei 37 miliardi, che hanno anche minori condizionalità rispetto al Recovery? È un quesito al quale pensiamo di dover avere una risposta». In effetti è possibile che si tratti di tattica per tenere sia Conte e la maggioranza sulla corda.

In fin dei conti soltanto dopo il CdM che avrà ufficializzato la governance si potrà guardare più avanti. Bozza che poi dovrà essere sottoposta all’esame del Parlamento, in tempo per la presentazione dei piani all’Ue che dovrebbe arrivare per metà febbraio.

Questo il timing stabilito da Conte, sempre che non sorgano ostacoli ma al momento non se ne vedono all’orizzonte. La crisi non è rientrata ma certamente il passo indietro del presidente del Consiglio ha tolto motivazioni a chi voleva far cadere il governo. Sempre che ci sia stato davvero qualcuno intenzionato a farlo.

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