L’intervista | Michele Schiano (FdI): «Campania impreparata alla seconda ondata e ne paghiamo il prezzo»

di Mauro Della Corte

La seconda ondata della pandemia Covid-19 ha colpito pesantemente anche la Campania che da quattro giorni è stata trasferita in ‘zona rossa’. Alla base della decisione restrittiva l’elevato numero di casi e le difficoltà che sta incontrando il comparto sanitario. Ma cosa si poteva fare per evitare che anche la nostra regione finisse nella morsa del virus?

Per il capogruppo consiliare regionale di Fratelli d’Italia, Michele Schiano Di Visconti, bisognava innanzitutto anticipare gli eventi. Mentre le altre regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sono stati colti di sorpresa durante la prima ondata, la Campania ha avuto modo per prepararsi all’arrivo dei picchi di contagio.

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«C’era tutto il tempo per organizzare bene la lotta al virus – afferma il neo Segretario della Commissione regionale Sanità – e per fare un tracciamento di tutti i Covid positivi, sintomatici e non. Si sarebbero potuto creare postazioni delle Asl in ogni comune e fare un tracciamento di tutti i pazienti, come è stato fatto nel Veneto. Si potevano recuperare Covid hotel per l’isolamento, andando così a garantire le famiglie. Ma anche i medici che lavorano negli ospedali, dove molto spesso si sono infettati, potevano usufruire di questi hotel per evitare di farli tornare a casa. Quindi si otteneva il doppio risultato: far lavorare a prezzi calmierati questi hotel e ottenere un isolamento protettivo per tutta la popolazione».

Altro punto dolente e focolaio di contagio sono i trasporti. «Si potevano contattare gli operatori privati, che in Campania sono circa 3/4000, e metterli a supporto delle linee pubbliche. Bisognava intervenire con gli Ncc, con i taxi privati. Si sarebbe potuto ottenere un trasporto migliore tutelando la salute delle persone».

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Ma non solo, secondo Schiano «si sarebbe dovuto individuare da subito ospedali Covid e ospedali non-covid. Bisognava evitare a tutti i costi quello che sta capitando adesso con molti reparti, se non addirittura interi ospedali, trasformati in covid con il rischio di non tutelare la salute dei malati oncologici, dei cardiopatici. Oggi se non si muore di Covid-19 si muore di malattie pregresse o di altro. Tutte queste cose non sono state fatte. Ci troviamo con una regione al collasso e che si era illusa di aver superato l’emergenza senza conseguenze, mentre si sta verificando ciò che noi di Fratelli d’Italia avevamo sempre temuto: le conseguenze ci sono e le stiamo pagando a caro prezzo».

Il problema più impellente, secondo De Luca, è la carenza di medici. Per il consigliere di Fratelli d’Italia c’è bisogno di rivedere il sistema universitario. «Si sapeva da anni che i medici cominciavano a mancare, c’era, quindi, e c’è bisogno di ristrutturare gli accessi all’università. Va rivisto sicuramente il sistema d’ingresso, chi entra in medicina e non è in grado, al primo e secondo anno, di superare gli esami si elimina da solo. Una sorta di selezione naturale».

«Inoltre – aggiunge – da subito bisognava fare un bando nazionale e recuperare tutti i medici disponibili ad entrare in servizio. Invece si procede con procedure obsolete e non si sono fatti i concorsi che si potevano fare da tempo e su questo la Regione Campania è in ritardo spaventoso. A questo bisogna aggiungere che abbiamo ospedali non riconvertiti, le Usca che non funzionano, un sistema territoriale non supportato. Tutto questo fa sì che la Sanità collassi».

Senza contare che nella comunicazione «c’è un ritardo enorme, la piattaforma messa in campo non funziona, ci sono persone che vanno agli “arresti domiciliari”. Molti dopo essere risultati positivi al primo tampone rimangono chiusi in casa per 30/40 giorni prima di poter fare il secondo tampone e poter essere liberati. Questa è una cosa gravissima, ma ancora più grave è che se tu ti trovi ad avere un positivo in casa, in abitazioni magari piccolissime, molte volte non vengono a fare il test agli altri conviventi con il rischio che poi anche questi si infettino. Non c’è un controllo del flusso dei tamponi. C’è un sistema di tracciamento davvero drammatico, non all’altezza di un paese moderno. Probabilmente il lanciafiamme di De Luca avrà perso il suo effetto».

Un’emergenza che comunque ha permesso al governatore di vincere le elezioni con una maggioranza bulgara. «Prima della pandemia De Luca non avrebbe vinto o quantomeno non avrebbe vinto con questo risultato. Lui ha saputo utilizzare bene l’emergenza, lo sapeva bene cosa sarebbe successo e per questo voleva accelerare le elezioni. Oggi aldilà di tutto abbiamo realisticamente una sanità e un’organizzazione sanitaria che non funzionano. Fino a pochi giorni fa dicevamo che i medici erano eroi mentre oggi, per colpa di chi governa la sanità in Regione Campania, stanno cominciando a diventare vittime di chi ha bisogno delle loro cure».

Da poco si è insediato il nuovo Consiglio Regionale e «Fratelli d’Italia farà un’opposizione seria, dura ma propositiva per tutelare la salute dei nostri concittadini. Ma bisogna anche intervenire da un punto di vista economico, per evitare che i residenti in Campania si salvino dal covid, ma rischino di morire di fame» afferma l’esponente del partito di Giorgia Meloni.

Martedì mattina è stato approvato all’unanimità un ordine del giorno per garantire maggiore sicurezza alle famiglie le cui donne si avvicinano al parto in questo delicato momento. «Abbiamo chiesto – dice Schiano – alla Giunta Regionale della Campania di rendere obbligatorio dalla 34esima settimana di attesa il tampone ogni sette giorni per tutte le famiglie che sono in un percorso prenatale. Tanto più che si sta arrivando anche all’assurdo che molte donne incinte non sanno dove andare a partorire e gli stessi medici temono di portarle in ospedale».

In conclusione per il consigliere «bisognava – e bisogna – organizzare meglio la medicina territoriale, rinforzare con presidi sanitari i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta, organizzare meglio le Usca, dare un supporto territoriale forte affinchè tutti i pazienti alla chiamata si sentissero tutelati. Facendo così solo i pazienti effettivamente più gravi sarebbero stati portati in ospedale, mentre quelli non gravi avrebbero potuto curarsi a casa. Quando ti trovi in un sistema non ben organizzato e la gente non è seguita da un punto di vista territoriale dalle Asl, gli ospedali finiscono per intasarsi perché sono in tanti, troppi, a ricorrervi».

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