La via giudiziaria per il dopo Conte

di Dario Caselli

Chi non ha mai visto un film thriller? La classica scena del delitto. Il ritrovamento del cadavere. La ricerca dell’arma del delitto. Il movente. E poi le indagini con le congetture sui vari responsabili e il cerchio che si stringe sui vari indiziati, tutti potenzialmente colpevoli. Fino ad arrivare alla soluzione del caso perché come insegna il maestro del brivido, Alfred Hitchcock, il delitto perfetto non esiste.

Ecco la politica spesso segue lo stesso copione, anche se fortunatamente oggi nella stragrande maggioranza dei casi il tutto avviene senza alcuna violenza. Ma come detto abbiamo una scena, una vittima, un’arma, un movente, degli indiziati e un colpevole.

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Perché questa digressione? A quale omicidio, politico s’intende, potremmo assistere a breve? A quello del governo Conte. E’ fuori di dubbio che da qualche settimana la clessidra del tempo di questo Esecutivo sia stata girata e probabilmente il tempo che resta a questo governo sia minore rispetto a quello vissuto finora.

Che ci sia chi all’interno della sua stessa maggioranza abbia iniziato a fare congetture su una crisi di governo e ad immaginare scenari futuri, è fuor di dubbio. Certamente bisognerà vedere se poi questi scenari potranno concretizzarsi ma la tentazione a far saltare il banco c’è.

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Oggi Conte ascoltato dai pm di Bergamo

Il premier Conte a Bergamo con il sindaco Gori

Ma andiamo con ordine e iniziamo con la scena del delitto: un’aula di tribunale. Proprio oggi il premier Giuseppe Conte sarà ascoltato a Roma come persona informata sui fatti dai pm di Bergamo sulla mancata costituzione della zona rossa ad Alzano e Nembro. Una vicenda brutta-brutta, dove ci sono tantissime vittime e un rimpallo di decisioni tra il governo e la Regione Lombardia. Insomma, la domanda è a chi competeva mettere i due Comuni in quarantena forzata come accaduto a Codogno? E perché non fu fatto con tempestività?

La Regione Lombardia punta il dito contro il governo. Quest’ultimo lo rigira verso la Giunta di Centrodestra che avrebbe avuto tutta l’autorità per farlo. Fatto sta che tutto era pronto, così raccontano le cronache e i primi testi ascoltati tra cui Brusaferro, il presidente dell’Istituto Superiore di Sanita, e i vertici lombardi Attilio Fontana e Giulio Gallera, rispettivamente presidente e assessore in Regione Lombardia.

Carabinieri, esercito, poliziotti e finanzieri erano già in loco e attendevano un ordine che mai è giunto. Era il 3 marzo. Ma soltanto il 7 marzo sarà decisa di fare di tutta la Lombardia e altre 14 province zona rossa. Ecco i magistrati vogliono fare chiarezza su quei giorni e se il non aver isolato i due Comuni della Lombardia sia stata una delle cause che abbia diffuso in maniera incontrollata in quelle zone l’epidemia. E poi nel resto dell’Italia, e specie nel Nord.

Il premier Conte rischia avviso di garanzia

Questa quindi la scena. Ora l’arma del delitto: un avviso di garanzia. E’ possibile che queste indagini si concludano con un’iscrizione nel registro degli indagati per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Infatti, a fine maggio il pm di Bergamo Maria Cristina Rota ai microfoni della Rai ha ammesso che l’’istituzione della zona rossa nella Bergamasca avrebbe dovuto essere “una decisione governativa” e non quindi della Regione Lombardia. Il che significa che il governo poteva ed aveva l’autorità per intervenire. Ma non lo fece.

Alcuni sussurrano che il reato potrebbe essere quello di epidemia colposa. Ma il tema è il possibile arrivo dell’avviso di garanzia. Che chiaramente non potrebbe lasciare indifferente la sua maggioranza. Ma continuiamo ad andare con ordine.

I colpevoli. I magistrati? Troppo semplice, un po’ come dire che è stata la servitù. Certo l’avviso di garanzia sarà emesso dai magistrati ma i veri responsabili di una possibile caduta del governo sono altri. E cioè tra coloro che vorrebbero la fine di questo governo. E allora la risposta sarebbe: tanti.

A cominciare dal Pd che dall’inizio della Fase2 ha iniziato a guardare con sospetto il premier Conte, ormai sempre più a suo agio tra dirette Facebook, appelli alla Nazione e soprattutto la bulimia di Dpcm. Non è un caso che l’affondo più pesante contro questi poteri arrivò proprio dal Partito democratico alla Camera, attraverso un emendamento affinchè questa modalità di decisione e intervento venisse messa da parte per ridare centralità al Parlamento.

Senza dimenticare che finora di tutti gli annunci e le promesse di risorse e fondi si è visto ben poco. Da largo del Nazareno da settimane ripetono che «bisogna svoltare», «cambiare passo», perché i cittadini e le imprese non possono più attendere.

Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso l’annuncio degli Stati Generali dell’Economia. Non concordati con nessuno e visti come l’ennesima vetrina per il presidente Conte per prendersi tutta la scena.

Silvia Romano tra il premier Conte e il ministro Di Maio

Non solo il Pd, naturalmente, tra quelli interessati alla fine del governo Conte. Anche l’ex vicepremier e ora ministro degli Esteri, Luigi Di Maio che vede nell’avvocato del popolo un pericoloso rivale politico. Basterebbe tornare alle immagini di quando i due si ‘pestarono i piedi’ a vicenda all’aeroporto di Ciampino pur di farsi immortalare con Silvia Aisha Romano.

Da tempo le cronache di Palazzo raccontano che i rapporti tra i due non siano più come quelli di un tempo, di quando fu proprio Di Maio a proporre l’ex professore a Firenze a premier.

E poi c’è Matteo Renzi, terzo ma non ultimo interessato ad assistere alla fine della parabola politica di Giuseppe Conte. Anche l’ex rottamatore vede in Conte un pericoloso avversario in quell’area liberal, centrista e moderata che Renzi spera di costituire prima della conclusione della Legislatura magari anche con l’aiuto di una parte di Forza Italia.

Partito di Conte al 15 per cento. ‘Ruberebbe’ voti a Pd e M5S

E veniamo al movente. Un sondaggio che sta circolando e che accredita a un ipotetico partito personale di Conte una percentuale di consensi del 15 per cento. E a destare sorpresa sono i dati di Pd e M5S che perderebbero oltre 5 punti percentuali, scendendo il primo al 15 e il secondo al 10 per cento. A conferma che il partito di Conte drenerebbe consensi proprio ai suoi alleati di governi.

Una proiezione che ha fatto scattare l’allarme rosso nel quartier generale Dem, che temono che tutta la gestione dell’epidemia di Covid-19 e adesso la Fase3 con annessi Stati Generali e Recovery Plan siano tutti giocati per rafforzare i propri consensi personali in attesa del varo della sua nuova creatura politica.

Fantapolitica? Possibile, ma non sarebbe la prima volta che la magistratura interviene per rimescolare le carte sul tavolo da gioco della politica e definirne gli scenari. Lo fece nel ’92 con lo scoppio di Tangentopoli e nel ’94 con l’inchiesta per corruzione su Berlusconi e poi ancora nell’epoca del quarto governo Berlusconi, quando le inchieste giudiziarie su Ruby contribuirono a sporcare l’immagine pubblica del Cavaliere indebolendola.

E naturalmente l’avviso di garanzia a Conte non avrebbe lo stesso effetto? Come un’arma del delitto Pd, M5S non lo utilizzerebbero proprio per mettere da parte questo esponente diventato scomodo? In fin dei conti come potrebbe il M5S accettare che il proprio premier inquisito rimanga al suo posto. Per molto meno hanno chiesto la testa di ministri e parlamentari.

E anche il Pd rimarrebbe zitto? Figuratevi. Prenderebbe la palla al balzo, suggerendo che ragioni di opportunità dovrebbero spingere il premier a difendersi nel processo e non dal processo.

E infine Renzi che, se da un lato farebbe un po’ di scena assecondando il suo corso garantista e antigiustizialista, dall’altro lascerebbe che Conte faccia il gesto nobile e di grande sensibilità istituzionale.

Ecco servito il delitto perfetto. Perfetto nel risultato ma non nelle modalità perché le impronte dei responsabili sono ben visibili. Ma questo poco importa perché in politica molto spesso a contare è il risultato finale e come questo viene raccontato agli italiani. E c’è da scommettere che il circo mediatico saprà come farlo. Del resto non sarebbe la prima volta.

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