Doveva essere la giornata del Recovery Fund, della proposta della Commissione europea su quello strumento da migliaia di miliardi di euro che dovrebbe rispondere alla crisi economica prodotta dall’epidemia di Covid-19. Invece passerà per l’approvazione del Mes, quello che il commissario europeo Gentiloni giura «non avrà condizioni» e che per Maria Elena Boschi sarebbe «un errore imperdonabile non usare».
Sembra quasi di leggere un libro già letto, di vedere un film già visto. L’Italia all’inizio di questa storia si era presentata battagliera dicendo che il Mes non l’avrebbe mai accettato, che avrebbe fatto da sola (copyright Conte) e che l’unico strumento utile erano gli eurobond.
Giorno dopo giorno, settimana dopo settimana abbiamo assistito al progressivo arretramento dell’Italia su posizioni più morbide, ma soprattutto più in linea con le volontà dell’Europa. E quindi ci si è limitati a difendersi in uno spazio angusto, quale sarà il Recovery Fund di cui finora non si ha traccia e non si sa come sarà finanziato, e costretti ad accettare l’unica via d’uscita dalla crisi: il Mes.
E fanno anche un po’ di sensazione le parole di Gentiloni riguardo il Recovery Fund spiegando che nella riunione dell’Eurogruppo di oggi si è parlato in modo generale del Recovery Fund: «Una discussione generale. Io ho informato i ministri delle nostre previsioni di primavera» su cui c’è l’«importante convergenza sull’analisi sulle nostre previsioni economiche da parte di Christine Lagarde e della Bce», ha aggiunto. «La discussione sul fondo avverrà naturalmente sulla base delle proposte della Commissione. Oggi lo si è affrontato piuttosto lateralmente», ha aggiunto il commissario.
Ecco lateralmente, questo sembra il ruolo che andrà ad occupare il Recovery Fund il che significa finanziato con i fondi del nuovo bilancio pluriennale e che quindi se ne riparlerà all’anno nuovo. Rimane in piedi soltanto il Mes su cui le opposizioni continuano ad esprimere tutte le loro perplessità e preoccupazioni.
Meloni: «Mes non è un programma, è un trattato internazionale»
Giorgia Meloni ribatte sul punto che «il MES è un trattato internazionale, non un programma della UE, e che quindi non basta una lettera di Gentiloni o un vago impegno politico per cambiarlo. Quando e se il trattato verrà cambiato valuteremo il nuovo trattato». E così rimangono in vigore «condizioni molto rigide per chi accede al fondo salva stati. Condizioni come la sorveglianza rafforzata che infatti ci saranno, come si evince chiaramente dalle parole del commissario europeo Gentiloni e non solo. La trappola per topi si sta facendo piu’ raffinata, ma temo rimanga una trappola per topi».
Anche Matteo Salvini continua ad essere contrario perché «il Mes non è un regalo, sono soldi dati in prestito, da restituire a precise condizioni scelte a Bruxelles e non in Italia. La Lega, insieme a tanti economisti italiani, continua a ritenere quella del Mes una strada pericolosa e priva di certezze, mentre l’emissione straordinaria di Buoni del Tesoro “Orgoglio Italiano”, garantiti come dovuto dalla BCE, per un importo anche maggiore non avrebbe per l’Italia nessun rischio né condizione».
Ma anche nella maggioranza rimangono le diffidenze tutte targate Cinquestelle come spiega la capodelegazione a Bruxelles Tiziana Beghin: «Il sostegno acritico allo strumento del Mes rischia di trasmettere un’immagine di debolezza del nostro Paese. Come ribadito più volte dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte il futuro dell’Europa si gioca con il Recovery Fund che ha tutt’altra potenza di fuoco. Su quello concentreremo i nostri sforzi, guardando sempre all’interesse del nostro Paese».
E non a caso il presidente del Consiglio in questa giornata punta a rilanciare il Recovery Fund perché «la sfida cruciale è ora quella di tradurre in realtà il segnale politico sul ‘Recovery Fund’, prima che sia troppo tardi per le economie e per la società del nostro continente. L’impatto economico della crisi da Covid-19 è gigantesco e drammatico, come le previsioni economiche europee ed internazionali confermano». Parole accolte con sollievo dal M5S che con una nota ribadisce l’inadeguatezza del Mes.
Diverso l’atteggiamento del Pd e di Italia Viva che spingono per accettare il Mes sulla base della non condizionalità. E’ proprio il ministro dell’Economia Gualtieri a chiarire: «L’Eurogruppo conferma che il Mes potrà offrire finanziamenti per il 2 per cento del Pil a tasso quasi zero per spese sanitarie e di prevenzione dirette e indirette legate al COVID19. La Commissione verificherà solo questo requisito. Non potranno essere introdotte condizioni aggiuntive».
E poi aggiunge: «Siamo al lavoro per attivare dal primo giugno anche Sure per finanziare la cassa integrazione e il Fondo paneuropeo di garanzia della Bei per le imprese e per avere operativo già in estate il Recovery Fund che dovrà avere dimensioni adeguate alla crisi».
Questa la giornata in Europa, in Italia invece a tenere banco è la definizione delle misure per il dl Maggio, adesso rinominato in dl Rilancio. Sembra quasi certo che il Consiglio dei ministri che avrebbe dovuto varare il provvedimento non sarà nel week end, ma probabilmente lunedì. Sul tavolo rimangono ancora molti nodi, a cominciare dalle regolarizzazioni dei lavoratori irregolari, con M5s che fa ancora muro e dice no a qualsiasi sanatoria.
C’è poi la questione degli aiuti alle imprese, tema molto delicato dopo l’attacco a testa bassa di Bonomi giovedì sera a Piazza Pulita. Nel provvedimento dovrebbe rientrare lo stop di cinque mesi ai licenziamenti, un tetto sul costo delle mascherine e il via libera allo smart working per i dipendenti che hanno figli con meno di 14 anni. Infine, si prevede anche un bonus baby sitter a 1.200 euro.
Non si esclude che il decreto legge possa essere spacchettato in più provvedimenti, tra cui quello sul piano infrastrutturale che nell’incontro con Conte Italia Viva aveva sostenuto con forza, considerandolo essenziale per il futuro del governo stesso. Come detto se ne riparlerà ad inizio della prossima settimana, lasciando che sia il week end a dirimere le questioni aperte.