L’ex villa Cesarano torna sotto il controllo di Palazzo Criscuolo
La vicenda dell’Albergo Libera Gioventù di Torre Annunziata riporta al centro del dibattito una delle contraddizioni più profonde nella gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata: strutture pensate per restituire valore sociale al territorio che, in alcuni casi, finiscono per trasformarsi in luoghi segnati da irregolarità, inadempienze e funzioni ben diverse da quelle originarie.
È quanto accaduto all’ex Villa Cesarano, storica proprietà sottratta alla camorra e affidata alla cooperativa Metanova con l’obiettivo di realizzare un polo di accoglienza e animazione culturale destinato soprattutto ai giovani. Un progetto che almeno nelle intenzioni avrebbe dovuto rappresentare un modello virtuoso di riutilizzo sociale. Ma la realtà emersa dai sopralluoghi e dagli atti amministrativi racconta un’altra storia.
Secondo il documento redatto dall’ingegnere comunale Valentino Ferrara, la cooperativa avrebbe effettuato una serie di interventi edilizi privi di autorizzazione, alterando in modo sostanziale la struttura originaria. L’accusa non è di poco conto: operare modifiche non consentite su un bene confiscato significa tradire non solo un vincolo tecnico, ma anche il valore simbolico e civile del bene stesso.
L’uso difforme
A ciò si aggiunge una contestata destinazione d’uso difforme: la struttura, anziché essere dedicata ad attività giovanili e interculturali, sarebbe stata convertita in una sorta di struttura ricettiva aperta a un pubblico generalista, in aperto contrasto con le finalità previste dalla convenzione. Nonostante l’immobile abbia ospitato in passato iniziative, incontri e manifestazioni, tali attività non sono state ritenute sufficienti a compensare agli occhi dell’Amministrazione le presunte violazioni riscontrate. Il sopralluogo dello scorso maggio, in particolare, avrebbe evidenziato ampliamenti e modifiche giudicati fuori norma e mai autorizzati.
Dopo mesi di corrispondenza, richieste di chiarimento e contestazioni formali, il Comune di Torre Annunziata ha dunque scelto di dichiarare la decadenza dell’affidamento alla cooperativa Metanova, imponendo l’interruzione immediata di ogni attività e concedendo sessanta giorni per lasciare l’area, prevedendo inoltre un’ordinanza di sgombero qualora l’occupazione dovesse proseguire. Una decisione che segna un punto di svolta ma che apre, al contempo, interrogativi ancora più ampi.
La gestione dei beni confiscati
La vicenda solleva infatti dubbi sulle modalità con cui gli enti locali monitorano la gestione dei beni confiscati, sulla frequenza e l’efficacia dei controlli, e sulla capacità della pubblica amministrazione di garantire che patrimoni così delicati vengano realmente valorizzati a beneficio della collettività. La domanda di fondo resta la stessa: come assicurare che ciò che è stato sottratto alla criminalità possa davvero diventare un’occasione di riscatto e sviluppo per il territorio?
Intanto, il futuro dell’ex Villa Cesarano torna nelle mani del Comune, chiamato ora a decidere se pubblicare un nuovo bando, rivedere il modello di gestione o pensare a un utilizzo alternativo. Un passaggio cruciale per evitare che l’ennesimo bene confiscato finisca nel limbo dell’abbandono o della controversia amministrativa, tradendo nuovamente le aspettative della comunità.




