Equilibri immutati: 13 presidenti di centrodestra, 6 di centrosinistra
Finisce senza sorprese e con un pareggio il mid term politico delle regionali d’autunno. Trionfano Alberto Stefani in Veneto, Roberto Fico in Campania e Antonio Decaro in Puglia. Tre regioni al centrodestra (con le precedenti vittorie di Roberto Occhiuto in Calabria e di Francesco Acquaroli nelle Marche) e tre regioni al centrosinistra (con il bis di Eugenio Giani in Toscana). Tre a tre. O «quattro a tre con la Val d’Aosta, che fa partita a sè», dice il leader Fi Antonio Tajani. Il dato nazionale è dunque di 12 presidenti di Regione del centrodestra, 6 del centrosinistra e 1 autonomista.
Stefani, Fico e Decaro perdono però la scommessa della partecipazione al voto. Altissimo il dato dell’astensionismo: 14 punti percentuali in meno alle precedenti regionali, al voto meno della metà dei 13 milioni di elettori chiamati alle urne.
La vittoria di Stefani
In Veneto è netta la vittoria di Alberto Stefani – 65 per cento – anche grazie al traino di Luca Zaia, tre volte governatore e capolista ovunque. Il giovane erede naturale di Matteo Salvini, fortemente autonomista, fa vincere alla Lega anche il derby con Fdi, che il Carroccio doppia, riaprendo la partita del governo della Lombardia nel 2027. Fermo sotto il 30 per cento il contendente del centrosinistra Giovanni Manildo. «Risultato oltre ogni previsione, mi davano per morto», mette il sigillo sulla vittoria Salvini, uno dei vincitori della giornata. La premier Meloni elogia ecumenicamente «una vittoria frutto del lavoro, della credibilità e della serietà della nostra coalizione». In Veneto l’altra sorpresa è poi l’underdog medico no vax Riccardo Szumsky, che supera la soglia di sbarramento con il 6 per cento.
La photo opportunity a Napoli
In Campania gli elettori di centrosinistra seguono ubbidienti le indicazioni ‘testardamente unitarie’ della leader Pd Elly Schlein e danno al pentastellato Roberto Fico oltre il 60 per cento con l’avversario del centrodestra Edmondo Cirielli che si ferma intorno al 35. A Napoli arrivano Schlein e il leader M5s Giuseppe Conte. Il campo largo si ritrova per la photo opportunity della vittoria. Ma è sempre Donzelli a commentare caustico: «Non so cosa abbiano da festeggiare, hanno perso 20 punti, sommando i voti di Vincenzo De Luca a quelli del M5s erano quasi all’80 per cento». Fico però vola alto: «Grazie ai campani per la scelta netta che ci riempie di responsabilità. Sarò il presidente di tutti».
De Caro stacca di 30 punti Lobuono
Netta anche la vittoria di Antonio De Caro – 64,41 per cento – che stacca di 30 punti circa il candidato del centrodestra Luigi Lobuono. Paga la campagna elettorale solitaria del mister preferenze alle Europee (500 mila voti), trionfante a dispetto del sofferto iniziale endorsment della Schlein, che oggi esulta da lontano così come Conte, Nicky Vendola e Michele Emiliano (nel 2020 al 46,8% ma senza l’11% del M5s). «Grazie a Elly che ha insistito per convincermi a candidarmi. Ho sentito tutti i leader della coalizione. Io non voglio essere un duro, non voglio fare politica su un ring, rivendico le mie fragilità. Con il governo voglio collaborare», sono le parole del victory speech di De Decaro.
I voti di lista
Ma se tra le coalizioni le cose vanno secondo le previsioni, le sorprese arrivano negli schieramenti, dal voto di lista. Nessun sorpasso di Fdi in Veneto sulla Lega: il Carroccio anzi doppia il partito della Meloni, ma va peggio rispetto a quando Zaia era il candidato governatore. In Campania invece è Fdi che supera di poco Fi, in un quadro di generale sofferenza del centrodestra al sud. Alla luce dei risultati Elly Schlein si rafforza all’interno del Pd con la segretaria che omaggia Pino Daniele: «l’aria s’adda cagnà». Il M5s invece soffre nonostante la vittoria di un suo candidato. «Il nostro Roberto Fico è il nuovo presidente, è un segnale politico importante, non saltellano più», commenta Conte. Ma al momento lo scettro di chi contenderà a Meloni la premiership resta in mano alla Schlein




