Governance per coordinare incentivi, infrastrutture e capitale umano
La nascita del Dipartimento Sud è stata salutata come un passo istituzionale necessario per affrontare, in modo sistemico, le diseguaglianze territoriali che ancora dividono l’Italia. La sua costituzione e l’ulteriore sviluppo della ZES Unica due lati della stessa medaglia, possono finalmente dare al Mezzogiorno un percorso di sviluppo duraturo con un beneficio per l’intero Paese.
L’introduzione della ZES Unica per il Mezzogiorno, entrata in vigore nel 2024, ha sostituito le otto Zone Economiche Speciali istituite negli anni precedenti, troppo frammentate e incapaci di generare un impatto significativo.
L’idea di partenza è di rendere l’intero Mezzogiorno un’unica grande area agevolata e capace di attrarre investimenti con:
- crediti d’imposta per le imprese che investono in beni strumentali, immobiliari e nuovi progetti;
- semplificazioni amministrative tramite lo sportello unico digitale;
- procedure accelerate e tempi certi per autorizzazioni urbanistiche, edilizie, ambientali e concessioni con possibilità di sostituire gli enti locali in caso di inerzia.
Le misure hanno creato un ambiente competitivo grazie all’eccellente lavoro della squadra guidata dall’Avv. Giosy Romano che, in meno di 2 anni, ha autorizzato circa 800 domande, con un impatto economico, compreso l’indotto, di circa 37/mld e con una stima di occupazione di 35.000 posti di lavoro generati (diretti + indotto).
Il ruolo strategico del Dipartimento Sud
La ZES da sola, però, non basta: con una governance forte, occorre coordinare incentivi fiscali, infrastrutture e capitale umano. E qui entra in gioco il Dipartimento Sud. Guidato dal Sottosegretario Luigi Sbarra, nasce con l’obiettivo di garantire che alla ZES Unica si affianchi una politica infrastrutturale (alta velocità ferroviaria, digitalizzazione, logistica portuale, aree industriali) e politiche sociali (formazione, ricerca, inclusione) rendendola non solo una struttura di missione temporanea ma un’agenzia permanente con autonomia gestionale, personale tecnico dedicato e con compiti di coordinamento tra Stato-Regioni-Imprese che monitora i risultati, aggiorna le regole e indirizza i fondi.
Dal modo in cui verranno gestiti i fondi in questione dipenderà non solo il futuro del Mezzogiorno, ma la stessa capacità dell’Italia di ridurre i divari interni e giocare un ruolo competitivo nello scenario europeo.
Un motore reale di sviluppo
La ZES Unica, in tal modo, potrà trasformarsi in un motore reale di sviluppo con l’auspicio che il credito di imposta diventi pluriennale, con plafond certo, in modo tale da consentire alle imprese investimenti sul medio/lungo termine su basi di certezza. La stessa, inoltre, rappresenta un punto nodale per attrarre gli investitori internazionali anche con aliquote differenziate e progressive e con inventivi più alti per le PMI e imprese che investono in settori green, digitale e di manifattura avanzata.
Agevolazioni fiscali per lavoratori qualificati che si spostano nelle aree ZES e fondi strutturali vincolati per università e poli di ricerca per allineare le competenze alle nuove filiere. Quanto fin qui segnalato per dare corpo ad un insieme di misure e di strutture realmente capaci di incidere sullo sviluppo delle aree del Sud e, con esse, dell’intero Paese.