Trovare casa è sempre più difficile, colpa dell’overtourism

Napoli è sempre più al centro delle rotte turistiche mondiali. La città affascina per la sua storia, il cibo, il mare e il carattere vibrante dei suoi quartieri. Ma dietro questa facciata vitale e fotogenica si cela un cambiamento profondo e silenzioso: vivere in città sta diventando una sfida. Sempre più persone, soprattutto giovani e famiglie, faticano a trovare casa a prezzi sostenibili. Il motivo? L’aumento incontrollato degli affitti brevi e delle case vacanza.

Negli ultimi anni, l’equilibrio tra vita residenziale e accoglienza turistica si è incrinato. Il centro storico, un tempo cuore pulsante di relazioni e comunità, oggi si svuota lentamente dei suoi abitanti. Al loro posto, appartamenti trasformati in alloggi temporanei, spesso gestiti da società immobiliari e non da privati. Il fenomeno ha un nome preciso: overtourism. Non si tratta solo di turisti numerosi, ma di un impatto strutturale sul tessuto urbano, che cambia radicalmente il modo in cui una città può essere abitata.

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Il centro si svuota: prezzi raddoppiati e affitti impossibili

Negli ultimi dieci anni, le case disponibili per affitti brevi a Napoli sono aumentate a ritmi impressionanti. Secondo i dati di InsideAirbnb, oggi ci sono quasi 10.000 annunci attivi solo sulla piattaforma più famosa, la maggior parte dei quali nel centro storico. Il boom degli alloggi turistici ha avuto un effetto diretto sull’aumento dei prezzi per i contratti a lungo termine, rendendo sempre più difficile trovare casa per chi vive e lavora in città.

Un tempo bastavano 500–600 euro per affittare un appartamento in zone come Montesanto, la Sanità o i Decumani. Oggi, un bilocale costa mediamente oltre 1.200 euro, mentre anche un piccolo monolocale in zone non centrali può arrivare a 800 o 900 euro. Molti proprietari preferiscono il guadagno più rapido degli affitti giornalieri, lasciando fuori dal mercato le famiglie, gli studenti e le giovani coppie in cerca di una sistemazione stabile.

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Il risultato è sotto gli occhi di tutti: meno residenti, meno botteghe, meno servizi di prossimità. Interi palazzi vengono ristrutturati con l’unico scopo di ospitare turisti, mentre le agenzie immobiliari segnalano una drastica riduzione delle case disponibili per l’affitto annuale. Il diritto all’abitare rischia di diventare un privilegio riservato a chi può permettersi cifre sempre più alte o a chi si allontana dai quartieri centrali, spesso sradicandosi dalla propria rete sociale.

Famiglie, giovani e studenti: chi paga il prezzo più alto

Il problema non riguarda solo la sfera abitativa, ma incide sulla tenuta sociale dell’intera città. I soggetti più penalizzati sono le famiglie con redditi medio-bassi, gli studenti fuori sede e i giovani lavoratori. In un mercato immobiliare che si orienta sempre più verso il turismo, trovare casa con un contratto regolare e a un prezzo accessibile sta diventando un’impresa.

Per uno studente universitario, affittare una stanza a Napoli significa spesso dover affrontare cifre insostenibili: in centro, una stanza singola può costare oltre 500 euro al mese. Le famiglie con figli piccoli faticano a restare nei quartieri dove sono cresciute, mentre molte coppie in cerca di una prima casa si ritrovano costrette a ripiegare su comuni della provincia, affrontando ore di spostamenti quotidiani per lavoro o studio.

La pressione degli affitti brevi altera profondamente l’equilibrio tra domanda e offerta. I proprietari sono incentivati a destinare gli immobili al turismo, anche perché le normative restano deboli o facilmente aggirabili. Così, chi vive a Napoli da sempre si ritrova ad avere meno opzioni, meno diritti e meno spazio. Il rischio è che la città perda proprio quella vitalità quotidiana che rende così affascinante l’esperienza turistica.

Un’altra città è possibile? Tra regolamenti e iniziative dal basso

Di fronte a questo scenario, alcune città europee hanno introdotto limiti rigorosi agli affitti brevi per tutelare il diritto all’abitare. Anche Napoli comincia a interrogarsi sul futuro del proprio sviluppo urbano. Il Comune ha avviato studi e consultazioni per valutare l’introduzione di un regolamento che possa riequilibrare l’uso delle abitazioni, limitando il numero di giorni in cui un appartamento può essere affittato a fini turistici. La giunta Manfredi, con un’apposita delibera, ha avviato la revisione del Piano Regolatore con l’obiettivo di fermare l’overtourism prima che svuoti del tutto l’anima dei quartieri storici.

Nel frattempo, si moltiplicano le iniziative dal basso. Reti di comitati di quartiere, collettivi di studenti e associazioni civiche chiedono maggiore trasparenza nei dati, incentivi per gli affitti stabili e un piano casa che non penalizzi i residenti. Alcuni proprietari scelgono consapevolmente di mantenere gli affitti lunghi, rinunciando ai guadagni del breve periodo per favorire una città più abitabile.

L’overtourism, in fondo, non è un destino inevitabile, ma un modello economico che può essere rivisto. Napoli può immaginare un futuro in cui l’accoglienza non vada a scapito della residenza, in cui chi arriva trovi bellezza e autenticità, ma chi vive non debba più lottare ogni giorno per trovare casa e restare.

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