Migliaia alla manifestazione dopo la sentenza Cedu
Un fiume di persone ha attraversato sabato 10 maggio le vie di Acerra. In migliaia sono tornati in strada per far sentire la propria voce e chiedere l’attuazione della storica sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ha condannato l’Italia per non aver adottato misure efficaci contro l’inquinamento causato dalla gestione illegale dei rifiuti. Lo Stato italiano che ha scelto di non presentare ricorso, accettando di fatto la condanna, e nominando il generale Giuseppe Vadalà come commissario straordinario.
I cittadini, i comitati e le associazioni hanno chiesto a gran voce bonifiche reali, dopo decenni di promesse rimaste tali e oggi finalmente legittimate dalla sentenza europea. Tra i promotori: il Comitato Unitario No 4ª Linea Inceneritore, i Volontari Antiroghi Acerra, Le Mamme di Miriam, i Medici per l’Ambiente ISDE Campania, il IV Circolo Didattico di Acerra e numerose realtà provenienti da tutta la Campania e oltre. «Una manifestazione senza colore politico» hanno ribadito più volte gli organizzatori, che però non hanno mancato in più occasioni, di sottolineare l’assenza di parte delle istituzioni: «È una battaglia di tutti».
Il corteo è partito da piazza Duomo, preceduto dalla lettura di una lettera inviata dal Vescovo di Acerra, monsignor Antonio Di Donna: «Riguardo soprattutto alle bonifiche mi sono fatto personalmente portavoce con il generale Vadalà», afferma. E conclude: «Continuiamo a camminare insieme, affinché non si spengano i riflettori sul dramma ambientale. Lo facciamo nel nome dei nostri cari che non ci sono più e per assicurare un futuro migliore alla nostra città e ai nostri figli».
Il riscatto del territorio
Numerosi gli interventi al microfono durante la marcia. Tra i più toccanti, quello di Angela Santacroce, insegnante, che ha ricordato i suoi studenti scomparsi per malattie legate all’inquinamento: «Oggi siamo qui anche per voi che non potete esserci». «Abbiamo bisogno di tutti voi» ha gridato Antonietta Moccia, presidente de ‘Le Mamme di Miriam’. Poi l’invito diretto ai presenti: «Guardatevi attorno, vedete le mancanze, e quando vi verranno a chiedere il voto dite no. Perché dobbiamo dire sì alla vita!».
Dal corteo è emersa chiaramente la voglia di riscatto del territorio. «Vogliamo le bonifiche e le vogliamo subito», ha affermato un giovane studente. «Stop biocidio,nasce dappertutto – pagherete caro, pagherete tutto», è stato uno degli slogan più ripetuti dalla folla.
«Ci saranno tanti 10 maggio» ha detto un manifestante al megafono. «Non vi aspettate che ci arrenderemo. Dovete sapere che la Terra dei Fuochi esiste, resiste e organizza la sua lotta». E aggiunge: «Vi guarderemo negli occhi per capire cosa farete. Il 14 maggio leggeremo il report del commissario Vadalà. Avete due anni per agire. Noi, intanto, continueremo a lottare, perché in questa terra, nella vostra indifferenza, si continua a morire».
«Acerra è la capitale della resistenza» ha rivendicato un altro partecipante, ricordando che firmatari e avvocati del ricorso alla CEDU sono acerrani. «La sentenza dice che avevamo ragione, ma ci dà anche una speranza: obbliga lo Stato ad agire sotto il controllo popolare. E noi non abbasseremo la guardia».
Forte anche l’intervento di Enzo Petrella, vicepresidente dei Volontari Antiroghi: «Ci dicono che non ci sono soldi per bonificare la Terra dei Fuochi, e poi trovano miliardi per fare la guerra. Nessuno ci aveva mai dato ragione, è dovuta intervenire una Corte europea. E ora vogliamo salvaguardare il nostro futuro».
Il minuto di silenzio
Il corteo si è concluso nella zona della Tensostruttura di Acerra con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime dell’inquinamento. Un momento intenso, seguito da un lungo applauso. Poi ha preso la parola l’avvocata Valentina Centonze, tra i legali che hanno portato il caso davanti alla Corte Europea: «La sentenza è definitiva. Non parla solo di bonifiche, ma di cambiare mentalità, sistema, visione. Abbiamo gli strumenti, ora dobbiamo pretendere che vengano usati nel modo giusto. Non uno in meno».
Un piano in dieci punti
In chiusura è stato letto un comunicato del Comitato Unitario per la Tutela Ambientale, che propone un piano in dieci punti: fermare il potenziamento dell’inceneritore e pianificarne la dismissione; dichiarare Acerra territorio saturo per nuovi impianti insalubri; censire e monitorare le emissioni degli impianti esistenti; avviare biomonitoraggi indipendenti; istituire un’Unità di Intelligenza Ambientale operativa ad Acerra; ottenere il riconoscimento di zona protetta con fondi straordinari; avviare bonifiche a partire da Calabricito come area pilota; aumentare i ristori ambientali vincolandone l’uso a interventi concreti; attivare un protocollo sanitario per diagnosi e cure oncologiche locali; e infine, creare sportelli di supporto psicologico ed economico per le famiglie colpite.
Costringere la politica ad agire davvero
«A chi vive ogni giorno sulla propria pelle l’abbandono, vogliamo dire che è arrivato il momento di farsi sentire, di spingere e, se necessario, costringere la politica ad agire davvero, senza più alibi», ha dichiarato ancora Enzo Petrella. «Servono fatti. Servono bonifiche vere. Serve restituire dignità a questa terra. È un’urgenza morale, prima ancora che ambientale».
Il 14 maggio sarà scritta una nuova pagina con la relazione del commissario Vadalà. La speranza di tutti, a questo punto, è che qualcosa cominci finalmente a cambiare davvero. In una terra dove, troppo spesso, il confine tra vivere e sopravvivenza è ancora troppo sottile, dove non c’è più tempo per le promesse: è il momento dei fatti. La dignità di chi resiste ogni giorno merita giustizia, non altre attese.