Suicida dopo esser stato licenziato per 280 euro: la famiglia fa causa all’azienda

Si sentiva umiliato dalle accuse

Ai familiari non aveva neppure detto di essere stato licenziato, era frustrato, dopo una vita in azienda, e si sentiva umiliato dalle accuse. Per questo aveva deciso di farla finita, a 55 anni, dopo 30 anni alle dipendenze della ‘Metro’ di Marghera, e per un ipotetico danno all’azienda di 280 euro. Lo racconta la Cgil che facendosi carico della vicenda ha dato mandato ad un legale di fiducia, Leonello Azzariti, di intentare causa all’azienda. Udienza in Tribunale il 6 giugno prossimo davanti al giudice del lavoro di Venezia.

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La contestazione da parte della ‘Metro’ e il licenziamento risalgono al giugno 2024. L’uomo era stato accusato di un ammanco, distribuito in 14 episodi, di 280 euro. L’uomo avrebbe suggerito ai clienti di inserire nelle commesse alcune confezioni di gamberi rossi per raggiungere la soglia di 250 euro di spesa, superata la quale non si pagavano i 20 euro per la consegna.

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La causa alla Metro

«Assurdo – dice Mirco Ferrarese dell’ufficio legale della Cgil di Venezia -, in realtà faceva un favore all’impresa vendendo di più, specie in un momento in cui l’azienda di grande distribuzione usciva da una crisi e da un sostanziale ridimensionamento». La sua famiglia ha fatto causa alla Metro, non credendo alla contestazione della piccola perdita economica a lui ascritta, ma sospettando «dinamiche interne poco chiare». Tra esse, un «dissapore con un dirigente». Ma la questione non si ferma quì, secondo il sindacato.

«Prima abbiamo impugnato il licenziamento – spiega Ferrarese -, poi è accaduto il peggio. Il lavoratore era stimato sul posto di lavoro, riteneva la Metro la sua casa, era attivo nel sociale. Una persona integerrima che di fronte a questa macchia, se macchia c’era, ha scelto la via più dura». «In questo mondo del lavoro sempre più spersonalizzato – prosegue – è difficile sopportare di essere trattati senza alcun rispetto della persona».

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«L’azione voluta dalla famiglia – sottolinea il sindacato – non è dettata dalla richiesta di denaro, 24 mensilità di stipendio, ma dal desiderio di un risarcimento morale per il quale si appellerà al Giudice con il nostro sostegno. Dopo mesi per istruire la pratica finalmente – conclude Ferrarese – cercheremo di ridare rispetto a questa persona, trattata come un ladro».

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