Scontro tra clan a Pomigliano d’Arco: stese e agguati ripresi dalle telecamere | Video

Sequestrata una trentina di armi, tra fucili e pistole

La disponibilità di armi di vario calibro e droga, momenti preparatori a attentati dinamitardi e stese, nei video registrati durante le indagini dei carabinieri che hanno portato a 27 misure cautelari contro persone ritenute legate ai clan Ferretti e Cipolletta a Pomigliano d’Arco. Nelle immagini diffuse, alcuni frame mostrano l’arrivo in scooter alla soglia di un cortile con due persone a bordo che indossano il casco integrale.

Una scende, tirando fuori una pistola e corre dentro sparando diversi colpi, nella notte, poi torna allo scooter per fuggire via. Altre riprese registrano quattro persone con il volto coperto, tuta nera, cappuccio e copriscarpe, uscire da uno stabile con un ordigno e mettersi a bordo di un SUV. Ma ci sono anche i cellulari sequestrati utilizzati da detenuti, compresi i capoclan, per comunicare all’esterno del carcere.

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Una questione per la quale, sottolinea il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, è necessario fornire le carceri di jammer: «Se chi dirige il DAP non si decide a comprarne e a metterli quanto meno nelle carceri dove c’è l’alta sicurezza, le mafie continueranno a comandare dal carcere».

Cellulari e droga in carcere con i droni

Agli indagati sono contestati a vario titolo una lunga serie di reati, tra cui incendio, tentato omicidio, detenzione a fine di spaccio di droga, uso dei cellulari in carcere per dare ordini agli affiliati, usura e sequestro di persona. Delitti in parte commessi nell’ambito della contrapposizione armata finalizzata al controllo del territorio e della droga. I Cipolletta, grazie ai droni, gestivano l’introduzione di stupefacenti e cellulari nel carcere di Carinola.

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Documentate 14 estorsioni, a imprenditori e commercianti, 11 rapine violente, quasi tutte compiute dai minorenni e una serie di stese. Sequestrata una trentina di armi, tra fucili e pistole, e circa 90mila euro in contanti grazie ai quali, ha detto Gratteri, «ci siamo pagati le intercettazioni». Intercettazioni, è stato sottolineato, risultate anche stavolta decisive e rivelatrici, ad esempio, della facilità e disinvoltura con cui gli indagati disponevano e maneggiavano ogni tipo di arma. Al punto, in un caso, di scarrellare la pistola in casa, perfino davanti a un bambino di 6 anni.

 

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