Manovra, il governo prova ad accelerare: l’obiettivo è chiudere entro Natale

Polemiche per gli stipendi dei ministri non parlamentari

Gli stipendi di ministri, vice e sottosegretari non eletti verranno equiparati a quelli dei loro colleghi approdati in Parlamento tramite le elezioni. La modifica normativa, disposta con un emendamento dei relatori alla manovra depositato in Commissione Bilancio, apre lo scontro politico, con le opposizioni che incalzano la maggioranza.

Tra le altre modifiche proposte dai relatori, in attesa del testo del governo sull’Ires premiale, l’aumento nel 2025 dei pedaggi autostradali dell’1,8%, il via libera all’assunzione di 200 magistrati ordinari pescando da graduatorie di concorsi già svolti, e l’esclusione dei costi per il personale dalla spending review per la Rai, ristretta alle sole consulenze esterne rispetto alla formulazione originaria. E poi 20 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2025 al 2029 per ridurre la vulnerabilità sismica dell’edilizia privata nell’area dei Campi Flegrei.

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Altra fonte di polemica il divieto per ministri e parlamentari di svolgere incarichi retribuiti affidati da Stati e società extra Ue. Per chi lo ignorasse è prevista la restituzione delle somme percepite o una sanzione pari a quanto guadagnato. «Un emendamento proposto contro Matteo Renzi, dal vago sapore sovietico», il commento di fonti di Italia Viva, vista l’attività di conferenziere internazionale dell’ex premier.

Per finanziare la modifica sull’indennità dei ministri non eletti serviranno 1,3 milioni di euro a partire dal 2025. Quanto basta per innescare la contesa, soprattutto nell’ambito di una manovra che richiede tagli alla spesa pubblica, visti anche i nuovi vincoli di bilancio imposti dal nuovo patto di stabilità con l’impegno ad avere un rapporto deficit/Pil sotto il 3% dal 2026.

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Le proteste dell’opposizione

«Governo e maggioranza bocciano i nostri emendamenti per alzare le pensioni minime, introdurre il salario minimo e ripristinare il Reddito di cittadinanza e poi ne presentano uno per aumentare gli stipendi di ministri, viceministri e sottosegretari. Una sola parola: vergogna!», commenta il capogruppo del M5S alla Camera Francesco Silvestri. «Gli italiani faticano ad arrivare a fine del mese, il governo propone di aumentare lo stipendio ai ministri. È una vergogna», aggiunge Enrico Borghi di Iv.

Gli altri provvedimenti

Altra modifica proposta. Dal 1° aprile 2025 l’addizionale comunale sui diritti d’imbarco di passeggeri degli aerei viene incrementata di 0,50 centesimi di euro per chi vola verso destinazioni extra-Ue con partenza dagli scali aeroportuali che hanno realizzato volumi di traffico pari o superiori a 10 milioni di passeggeri annui.

Ci sarà anche «un prelievo sulle scommesse, non so ancora dire se finalizzato o meno, ma ci sarà», riferisce il sottosegretario al Mef Federico Freni. Le somme raccolte potrebbero servire per finanziare gli stadi e le infrastrutture sportive. Mentre la garanzia del fondo mutui per l’acquisto della prima casa verrà concessa «esclusivamente» e non più «prioritariamente» alle giovani coppie, ai nuclei familiari monogenitoriali con figli minori, ai residenti nelle case popolari e ai giovani sotto i 36 anni.

«Sono semplificate le procedure di calcolo dei consumi energetici; è prevista la possibilità di cumulo con altri incentivi nazionali ed europei; è inclusa una maggiorazione per i pannelli fotovoltaici realizzati in Europa ed è definita un’aliquota unica per investimenti fino a 10 milioni», le modifiche a transizione 5.0 concordate con la Ue e riferite dal ministro delle Imprese Adolfo Urso.

La Commissione prosegue i suoi lavori, l’obiettivo della maggioranza è quello di chiudere con il mandato al relatore nel weekend, questa notte, o al massimo lunedì sera, per poter licenziare il testo alla Camera la prossima settimana e in Senato prima di Natale. Resta l’attesa per l’emendamento del governo sull’introduzione dell’Ires premiale, misura richiesta più volte da Confindustria.

Il concordato preventivo biennale

Nel frattempo giovedì si è conclusa la seconda tranche del concordato preventivo biennale: se la misura avesse raccolto 2,5 miliardi di euro gli introiti sarebbero stati usati per la riduzione del secondo scaglione Irpef dal 35 al 33%. Ma la cifra appare lontana. I Commercialisti parlano di «adesione compresa tra il 14% e il 18% della platea per un totale non superiore a 750.000 soggetti economici», un risultato, evidenziano, «lontano dagli obiettivi prefissati».

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