Agente di Polizia Penitenziaria si toglie la vita, aveva 57anni

I sindacati: servono azioni concrete

Un uomo, appartenente al Corpo di Polizia Penitenziaria in servizio nel carcere di Cosenza, si è tolto la vita mentre era libero dal servizio. A dare notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe, per voce del segretario generale aggiunto Giovanni Battista Durante e del segretario regionale della Calabria Francesco Ciccone: «È una notizia che sconvolge tutti noi. L’uomo, un Assistente capo coordinatore del Corpo di polizia penitenziaria, M.P.

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di 57 anni, padre di due figli, lavorava nel servizio a turno ed era stato anche aggredito 4/5 anni fa. Si disconoscono le motivazioni del gesto estremo al momento e sono ovviamente in corso i doverosi accertamenti», dichiarano, scossi e amareggiati, i due sindacalisti.

Il Sappe

Molto affranto anche Donato Capece, segretario generale del Sappe, che ricorda come quello dei poliziotti penitenziari suicidi è un dramma che va avanti da troppo tempo senza segnali concreti di attenzione da parte del Ministero della Giustizia e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.

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Il leader del Sappe, premesso che allo stato sono in corso accertamenti sulle ragioni del tragico gesto, rileva che «i poliziotti penitenziari sono lasciati abbandonati a loro stessi, mentre invece avrebbe bisogno evidentemente di uno strumento di aiuto e di sostegno. Servono soluzioni concrete per il contrasto del disagio lavorativo del Personale di Polizia Penitenziaria. Come anche hanno evidenziato autorevoli esperti del settore, è necessario strutturare quanto prima un’apposita direzione medica della Polizia Penitenziaria, composta da medici e da psicologi impegnati a tutelare e promuovere la salute di tutti i dipendenti dell’Amministrazione Penitenziaria», conclude Capece. «Qui servono azioni concrete sui temi dello stress psico-fisico degli appartenenti al Corpo!».

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