Filippo Turetta in fuga per 1000 chilometri: fermato su di una corsia d’emergenza

Il ragazzo arrestato sabato sera, è già comparso davanti al giudice

Una fuga di mille chilometri finita su un’autostrada tedesca a pochi chilometri da Bad Durremberg, cittadina vicino Lipsia dove sabato sera la polizia lo ha bloccato. Ventiquattrore dopo il ritrovamento del corpo di Giulia Cecchettin, arriva l’arresto di Filippo Turetta, l’ex fidanzato accusato di averla uccisa.

Lo shock della famiglia di Giulia Cecchettin

La notizia è arrivata in Italia domenica mattina attorno alle 10, ma il ragazzo era già in stato di fermo dalle 22 della sera precedente. Una notizia che ha rinnovato lo shock per la famiglia della giovane di Vigonovo, con il papà Gino che proprio poco prima aveva postato un messaggio sui social: «l’amore vero non umilia, non delude non calpesta, L’amore vero non urla, non picchia, non uccide».

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Sconvolti anche i genitori di Filippo, che solo a sera sono riusciti ad affrontare i giornalisti. «Siamo ancora sotto shock da ciò che ha combinato. Non capiamo come possa essere successa una cosa del genere e non riusciamo a capire come possa aver fatto una cosa così un ragazzo a cui abbiamo dato tutto. Non è concepibile, ci deve essere qualcosa che è entrata in lui» ha detto Nicola Turetta che poi si è rivolto alla famiglia della ragazza. «Porgiamo le nostre massime condoglianze e gli siamo vicini, volevamo bene a Giulia e nessuno la riporterà più indietro».

La fuga finita sabato

La fuga di 7 giorni del 22enne non si sarebbe forse neppure interrotta se la sua Fiat Punto nera – ricercata in tutta Europa – non si fosse fermata sulla corsia di emergenza dell’autostrada 9, senza luci. L’auto era senza benzina, e lui non aveva più soldi per fare rifornimento. Sembrava quasi rassegnato. La vettura procedeva sulla A9 in direzione sud e per questo si sta appurando se Turetta non si fosse spinto fino nel nord del Paese, nella zona di Berlino.

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In questo inseguimento infinito, le forze dell’ordine si sono avvalse in modo massiccio della tecnologia: cellule telefoniche, telecamere di videosorveglianza, varchi elettronici, targasystem, partendo da Vigonovo, in Veneto, passando per il Friuli e il lago di Barcis, tornando in Veneto a Cortina – dove Filippo ha pagato la benzina ad un distributore automatico con una banconota da 20 euro insanguinata – e poi Lienz e la Carinzia in Austria e, infine, la Germania. Su di lui pendeva un mandato d’arresto internazionale per omicidio emesso dalla Procura di Venezia.

La polizia di Halle an der Saale, in Sassonia Anhalt, ha fatto sapere che Turetta è già comparso davanti al giudice per l’udienza di convalida dell’arresto. Poi da lì sarà trasferito in carcere a Lipsia e probabilmente già da oggi il tribunale regionale comincerà ad esaminare la richiesta di estrazione.

I tempi della consegna all’Italia

I tempi, ha osservato il ministro della Giustizia Carlo Nordio, «in questi casi sono rapidi. Tutto dipende dalla magistratura di Venezia, ma generalmente i tempi sono molto rapidi».

Il titolare della Farnesina, Antonio Tajani, ha sottolineato che con l’arresto europeo, avvenuto grazie «al coordinamento tra le nostre forze dell’ordine e quelle tedesche», il ragazzo «potrà essere affidato in pochi giorni alle forze dell’ordine e alla giustizia italiana per subire un giusto processo». I tempi tecnici previsti dalle procedure per l’estradizione in genere sono di qualche settimana. L’Italia ha già completato la traduzione in tedesco del mandato di cattura internazionale e l’ha inviata alle autorità tedesche.

Se dunque Turetta acconsentirà alla consegna il via libera potrebbe arrivare entro 10 giorni. Probabilmente anche prima. A quel punto un team della polizia giudiziaria italiana andrà in Germania a prenderà in consegna il 22enne per trasferirlo in Italia e metterlo a disposizione dell’autorità giudiziaria. Magistrati che hanno diverse domande da porre al giovane, per definire i dettagli che ancora mancano e soprattutto valutare se c’è stata o meno premeditazione.

Le indagini

Analizzando la cronologia del suo computer gli investigatori hanno infatti scoperto numerose ricerche su kit per la sopravvivenza in alta quota, inoltre il corpo di Giulia è stato trovato avvolto in alcuni sacchi neri e nel luogo dell’aggressione, a Fossò, è stato trovato un coltello con la lama spezzata che ora verrà esaminato per capire se si tratti dell’arma del delitto.

Al momento, il medico legale che ha esaminato il corpo della ragazza ha già appurato che era morta quando è stata portata da Filippo nella scarpata vicino a Barcis. L’autopsia, che potrebbe essere eseguita già nelle prossime ore, chiarirà definitivamente le cause del decesso e l’arco temporale del crimine. Poi la salma sarà restituita alla famiglia per l’ultimo saluto a Giulia.

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