Francesco, un eroe in incognito: salvò 50 ebrei. Il nipote Tirelli: «Città natale gli intitoli strada»

Emigrato da Reggio Emilia a Budapest aiutò le persone a sfuggire alla furia omicida nazista

Ci sono eroi che non indossano mantelli, non volano tra i palazzi e non appaiono sui libri di storia e nemmeno ricevono titoli di giornali. Eroi di ogni giorno, ma che in silenzio riescono a fare la differenza. Una bellissima storia è quella di Francesco Tirelli, parente dell’avvocato Alexandro Maria Tirelli (presidente delle Camere penali del diritto europeo e internazionale e direttore dell’Osservatorio di politica estera di Cpi, nonché leader del partito «Libertà, Giustizia, Repubblica»). Francesco era una persona qualunque, buona, che con la sua azione riuscì a salvare almeno 50 vite senza ricevere alcun premio, niente in cambio.

La storia

La sua storia inizia a Campagnola Emilia, in provincia di Reggio Emilia, dove da piccolo frequentava la gelateria dello zio Carlo. Francesco, grazie all’esempio del familiare, inizia ad appassionarsi al mondo del gelato. Negli anni Trenta, decide di espatriare a Budapest dove impianta una sua attività dolciaria, tra cui anche gelati. Riscuote molto successo, ed è amato da grandi e piccini.

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Qualche anno dopo, però, sullo scenario mondiale fa capolino la guerra e i suoi errori. All’orizzonte si staglia la grande tragedia della shoah, la persecuzione degli ebrei da parte dei nazisti. Francesco però decide di non rimanere indifferente e, come racconta Luce del giornale «la Nazione», inizia a pensare, a scervellarsi su come aiutare quelle persone, perseguitate dai tedeschi, fin quando non arriva l’illuminazione e trasforma il magazzino della sua attività in un nascondiglio, una casa rifugio, per molte famiglie ungheresi.

Alexandro Maria Tirelli

Ogni giorno porta agli ebrei rifugiati nei suoi magazzini (molti, prima della guerra, erano anche suoi clienti) da mangiare e da bere. Gli dà sostentamento, procura passaporti falsi che gli consentono di fuggire dall’Ungheria e dalle grinfie dei nazisti. Salva tante vite senza chiedere nulla in cambio. A oltre cinquant’anni dalla sua morte in Svizzera, però, lo stato d’Israele ha deciso di insignirlo, nel 2008, del titolo ‘Giusto tra le Nazioni’, massima onorificenza ebraica per chi, pur non essendo ebreo, ha agito in modo eroico a rischio della propria vita e senza interesse personale per salvare anche un solo ebreo dalla Shoah. Riconoscimento attribuito anche a Oskar Schindler.

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Il libro «Il gelataio Tirelli»

La vicenda è emersa solo recentemente. Le sue gesta sono state portate alla luce da Tamar Meir, una studiosa specializzata in Talmud e filosofia ebraica, nonché nuora di Peter Meir, un giovane ebreo che fu salvato da Tirelli. Nel 2018, Tamar Meir ha scritto «Il gelataio Tirelli» (pubblicato da Gallucci Editore), un libro illustrato destinato a bambini e non solo. Per questo volume l’autrice ha ricevuto due prestigiosi riconoscimenti: il premio Yad Vashem e il premio Devorah Omer.

Il cantautore Giulio Wilson ha raccontato la sua storia anche attraverso il video musicale della canzone «Budapest, La Vera Storia di Francesco Tirelli», nell’album «Storie Vere tra Alberi e Gatti» (pubblicato dall’etichetta discografica Maninalto), con illustrazioni video realizzate a Tel Aviv da Yael Albert, basate proprio sul libro di Meir. Un gesto importante per preservare la memoria di eroi silenziosi e senza mantello, ma che hanno fatto tanto per l’umanità. Anche con piccoli gesti.

Una strada per Francesco Tirelli

«Sarebbe una bella iniziativa se il sindaco Alessandro Santachiara intitolasse una strada di Campagnola Emilia a mio zio Francesco», afferma l’avvocato Alexandro Maria Tirelli. «Un uomo che nella sua semplicità ha salvato tante vite. Riuscendo persino a eludere i controlli, procurando cibo o documenti falsi che hanno permesso agli ebrei di fuggire dalle torture dei nazisti. L’intitolazione di una strada a Francesco Tirelli sarebbe un segnale forte affinché gli orrori della Shoah non si ripetano e un riconoscimento per un uomo “Giusto tra le nazioni”».

Setaro

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