Un disegno di legge per riformare abuso d’ufficio e traffico di influenze

Il Governo annuncia interventi radicali

Basta con la paura della firma da parte dei sindaci che finisce con il rallentare l’economia. Il Governo è deciso a portare a casa la riforma dell’abuso dell’ufficio e del traffico di influenze illecite promessa dalla premier Giorgia Meloni all’assemblea dell’Anci di novembre. Sarà lo stesso esecutivo a presentare un disegno di legge di riforma e intende procedere con «interventi radicali», per recepire le richieste avanzate da tempo dagli amministratori locali paralizzati dalla «paura della firma». E’ questo l’esito del primo vertice della maggioranza in materia di giustizia.

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La sede è proprio il ministero di via Arenula, dove si ufficializza l’apertura di un tavolo di discussione, che porterà a termine il suo lavoro in «tempi brevissimi». Il primo appuntamento sarà probabilmente già la settimana prossima.

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La riunione del ministro Carlo Nordio, con il viceministro forzista Francesco Paolo Sisto e i sottosegretari Andrea Delmastro delle Vedove (Fratelli d’Italia) e Andrea Ostellari (Lega) serve soprattutto a concordare il metodo con cui si interverrà: «un disegno di legge governativo, che miri a superare la paura della firma degli amministratori pubblici, sconfiggendo la burocrazia difensiva, dando così forte impulso all’economia», come recita il comunicato diffuso al termine dell’incontro. E si interverrà «nel modo più idoneo a raccogliere le istanze ripetutamente formulate dall’Anci anche in occasione degli ultimi incontri».

L’abuso d’ufficio

Se sulla riforma del traffico di influenze non ci dovrebbero essere problemi, potrebbe essere più complicato l’intervento sull’abuso d’ufficio visto che le posizioni sono diverse nella maggioranza. Nordio, che tra i suoi primi atti ha ricevuto i sindaci in via Arenula, si è espresso pubblicamente per l’abrogazione di un reato che ritiene «evanescente» ma in grado di paralizzare i sindaci «non per paura della condanna ma della fine della carriera politica».

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Anche Forza Italia spinge per la cancellazione dal codice penale di questo reato. In Parlamento ha presentato due proposte, una per l’abrogazione e l’altra per un radicale ridimensionamento. Tra i firmatari c’è Roberto Pella, vicepresidente dell’Anci, che sostiene l’urgenza dell’abrogazione dell’abuso d’ufficio: «solo il 3% dei procedimenti diventano condanne. Ma la nostra condanna di amministratori comincia da subito, con la sola notizia dell’indagine. Ora che bisogna attuare il Pnrr, si rischierebbe la paralisi».

La Lega invece frena. «Non credo che sia auspicabile l’abrogazione avverte la responsabile Giustizia del partito di Salvini Giulia Bongiorno, che è anche presidente della Commissione Giustizia del Senato. «Da un lato – spiega – resterebbero scoperte ipotesi di strumentalizzazione a danno della P.A, dall’altro si determinerebbe il paradosso di una riespansione di reati puniti più gravemente. Cioè, per colpire reati d’abuso si rischierebbe di dover far ricorso a fattispecie più gravi come la ‘Turbata libertà degli incanti’ o il ‘peculato per distrazione’»

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