La premier ha svolto le comunicazioni in Parlamento»
Alla vigilia del Consiglio europeo del 18 e 19 dicembre, Giorgia Meloni si presenta all’Europa con una postura chiara, solida, inequivocabile: quella di una leader che non rincorre compromessi al ribasso, ma rivendica scelte, visione e responsabilità. Le comunicazioni alla Camera restituiscono l’immagine di un presidente del Consiglio che parla da statista, consapevole del peso dell’Italia in tutti i consessi e determinata a incidere sulle grandi partite continentali.
Il dossier migratorio e il Piano Mattei
Il dossier migratorio è il terreno su cui questa leadership emerge con maggiore nettezza. Il Piano Mattei, nato come iniziativa italiana, è oggi riconosciuto come strategia europea, integrata con il Global Gateway e il Patto per il Mediterraneo. Oltre un miliardo e duecento milioni di euro per uno sviluppo reale dell’Africa, non assistenzialismo, ma cooperazione strutturale. È il cambio di paradigma che l’Italia ha imposto al dibattito europeo: affrontare le cause profonde delle migrazioni, non subirne gli effetti.
Il modello Albania e la linea della fermezza
Su questa linea si colloca anche la difesa del modello Albania, indicato da Meloni come strumento di deterrenza e come risposta concreta alla tratta di esseri umani. Nessun arretramento di fronte alle resistenze ideologiche o a una certa magistratura politicizzata: il governo interviene direttamente sul piano europeo per rendere più solido il quadro giuridico e garantire l’efficacia delle politiche di contrasto all’immigrazione illegale di massa. Una scelta di fermezza che molti Paesi osservano con interesse crescente.
Oltre il Mediterraneo: Europa, Stati Uniti e declino
Ma la visione della presidente del Consiglio va oltre i confini del Mediterraneo. Sul piano geopolitico ed economico, Meloni rifiuta la narrazione di un’Europa timorosa e ripiegata su se stessa. Gli Stati Uniti non sono il nemico, avverte, il vero avversario è l’incapacità europea di decidere, l’ideologia del declino che ha paralizzato l’Unione negli ultimi anni. Un continente iper-regolato, demograficamente in inverno, dipendente militarmente e tecnologicamente, è un continente che rischia di arrendersi. Eppure, il declino non è un destino, ma una scelta. E scegliere di reagire è possibile.
Transizione ecologica e neutralità tecnologica
Questa stessa impostazione si riflette sulla transizione ecologica. Meloni rivendica di aver aperto una breccia nel dogmatismo green, imponendo il principio della neutralità tecnologica e superando l’approccio del “tutto elettrico” imposto dall’alto. Più flessibilità, più realismo, più attenzione a imprese e lavoratori: anche qui l’Italia non subisce, ma orienta.
Politica estera e tutela degli interessi nazionali
Sul fronte internazionale, dall’accordo Ue-Mercosur al Medio Oriente, la linea resta la stessa: dialogo sì, ma senza sacrificare gli interessi nazionali e strategici. L’Italia chiede garanzie per i propri agricoltori, controlli seri, tempi adeguati. E nel contesto mediorientale, si propone come attore credibile, rispettato da Israele, dagli Stati Uniti e dall’Autorità palestinese, chiamata a un ruolo attivo nei passaggi decisivi verso la pace.
Un’Italia protagonista in Europa
In vista del Consiglio europeo, Giorgia Meloni porta dunque un messaggio preciso: l’Italia non è spettatrice, ma protagonista. Non accetta scorciatoie ideologiche, non si piega a compromessi che indeboliscono l’Europa. Rivendica decisione, visione, identità. È la postura di una leader che parla da pari ai grandi del continente, con la consapevolezza che solo un’Europa capace di scegliere può tornare a essere forte.




