Il blocco progressista perde oltre il 36% dei voti
Le elezioni regionali in Campania consegnano un quadro politico che appare profondamente diverso rispetto a quelle del 2020. All’epoca si presentarono, come candidati presidente, Vincenzo De Luca, per il Pd, e Valeria Ciarambino, per il Movimento 5 Stelle. Complessivamente raccolsero 2.022.992 voti. Oggi, presentandosi unita nel cosiddetto «campo largo», quella stessa area politica si ferma a 1.286.188 voti, perdendo 736.804 consensi, un’emorragia che supera perfino il calo dell’affluenza, che è stato di 580.264 elettori.
Significa che non solo l’astensionismo ha colpito in modo trasversale, ma che una quota rilevante di elettori del centrosinistra – circa 150.000 persone – ha scelto esplicitamente di non confermare la propria fiducia alla coalizione guidata da PD e M5S. In termini percentuali, il blocco progressista perde oltre il 36% dei voti raccolti cinque anni fa: un arretramento che non può essere derubricato a semplice flessione fisiologica.
Speculare è il percorso del centrodestra, che nel 2020 aveva totalizzato 464.921 voti. Nel 2025, la stessa coalizione raggiunge quota 757.836, con una crescita di 292.915 voti, pari a un incremento del 63% rispetto alla precedente tornata. All’interno di questo risultato generale spicca la performance di Fratelli d’Italia, che passa dai 140.916 voti del 2020 ai 239.733 del 2025, conquistando 98.817 voti in più, pari a una crescita percentuale di circa il 70%. È il partito che registra il progresso più significativo in tutta la coalizione. Anche Forza Italia cresce con forza, passando da 121.694 a 215.419 voti, mentre la Lega segna una lieve flessione, scendendo da 133.159 a 110.735 voti, pur mantenendo una presenza consistente.
Il nuovo Consiglio Regionale
Il nuovo Consiglio Regionale riflette questi movimenti: al centrosinistra vanno 32 seggi, al centrodestra 17. Roberto Fico, candidato della coalizione progressista, conquista la presidenza, mentre Edmondo Cirielli, sconfitto, entrerà comunque in aula come previsto dalla legge. La distribuzione interna dei voti racconta però una realtà più sfaccettata. Nel campo progressista emergono figure come Giorgio Zinno, che con 39.457 preferenze risulta il più votato in assoluto, seguito da Salvatore Madonna con 38.890 voti e da Massimiliano Manfredi con 30.595. Il Partito Democratico ottiene complessivamente 10 seggi, confermandosi primo partito regionale, seppur con numeri più bassi rispetto al passato.
Anche le altre liste del centrosinistra offrono una fotografia varia: Casa Riformista ottiene 3 seggi; il Movimento 5 Stelle registra il miglior risultato con Luca Trapanese, che conquista 12.773 voti, guidando una pattuglia di 5 consiglieri; la lista De Luca porta in aula 4 fedelissimi del governatore uscente; Avs conquista 2 seggi, con Carlo Ceparano che ottiene quasi 10mila preferenze; Avanti Campania Psi arriva a 3 eletti, trainata dai 22.107 voti di Giovanni Mensorio. Non mancano sorprese, come l’elezione di Pellegrino Mastella, che con 13.841 voti entra in Consiglio nella circoscrizione di Benevento.
Sul fronte del centrodestra, Fratelli d’Italia porta in aula una squadra competitiva: il risultato migliore è quello di Ira Fele, che con 14.788 voti si impone come la più votata del partito, mentre Gennaro Sangiuliano, capolista, entra con 9.902 voti, superando per poche centinaia di preferenze il primo dei non eletti. Insieme a loro vengono eletti Pisacane, Fabricatore e Santangelo. Forza Italia ottiene 6 seggi, trainata dagli oltre 31.000 voti di Giovanni Zannini, mentre la Lega elegge tre rappresentanti e la lista Cirielli ne porta in Consiglio altri due.
Un quadro chiaro
Questi numeri compongono un quadro chiaro. La Campania rimane governata dal centrosinistra, ma la dinamica del consenso segnala un netto mutamento della geografia politica. Il «campo largo» perde oltre un terzo dei voti in cinque anni, mentre il centrodestra cresce del 63%, con Fratelli d’Italia che compie un balzo del 70%. Non si tratta solo di cifre: è un segnale politico forte, che racconta l’esaurimento di un modello di governo e, al tempo stesso, la crescita culturale e territoriale di una coalizione alternativa.
La Campania, nonostante il risultato formale, non è più la roccaforte impenetrabile del centrosinistra. È oggi una regione contendibile, dove la spinta del centrodestra – più organizzata, più radicata e più riconoscibile – ha dimostrato di poter parlare a fasce sempre più ampie di elettori. La distanza in seggi non riesce a nascondere ciò che i voti hanno già detto con chiarezza: la fiducia nel centrosinistra è in caduta libera, mentre il centrodestra a guida Fratelli d’Italia è l’unico blocco politico in crescita continua.




