Antonio Maimone: non ha dato a mio figlio la possibilità di vivere
«Per me le sue non sono scuse sincere»: così Antonio Maimone papà di Francesco Pio Maimone, il pizzaiolo 18enne ucciso sul lungomare di Napoli il 20 marzo 2023 al culmine di una lite a cui era del tutto estraneo, scoppiata per un paio di scarpe sporcate, ha replicato a Francesco Pio Valda, il giovane accusato di avere sparato, che ieri, nell’aula 318 del Nuovo Palazzo di Giustizia partenopeo ha rilasciato delle dichiarazioni con le quali ha voluto chiedere perdono alla famiglia Maimone.
Quando Valda ha preso la parola, Maimone è uscito dall’aula. Successivamente il legale del principale imputato di questo processo d’appello per omicidio volontario aggravato, l’avvocato Antonio Iavarone, ha tenuto la sua arringa ricordando che il ragazzo si era scusato per le sue azioni. «Dopo 32 mesi sono ancora arrabbiato – ha detto Antonio Maimone, parlando con i giornalisti dopo la conclusione dell’udienza – perché Valda non ha dato a mio figlio la possibilità di poter vivere la sua vita e di realizzare il sogno di aprire una pizzeria tutta sua».
«Oggi ci chiede scusa, quando è in corso il processo di appello. Finora ci ha minacciati, ha pubblicato sui social messaggi negativi come ‘sei forte come un leone’. Poi, quando arriva la fine del processo e capisce a cosa sta andando incontro, si pente per quello che ha fatto. Mi chiede scusa? Non deve chiedere scusa a me ma alla città di Napoli. Io chiedo una pena esemplare che serva a far capire ai giovani cos’è sbagliato e che esiste una magistratura. Per me le sue non sono scuse sincere: quel giorno si è presentato con una pistola sul lungomare di Mergellina, a 19 anni già capoclan comandava a Barra con la sua banda»
Antonio Maimone parla per il figlio ucciso: «Io non ho mai ceduto a lusinghe malavita»
«Ciao Francesco Pio Valda. Anch’io sono vissuto in un quartiere di periferia come il tuo. La mia famiglia è povera e come te amavo le cose belle. Avevo due possibilità: cedere alle lusinghe della malavita o andare a lavorare… ho scelto di andare a lavorare e mio sogno nel cassetto era di diventare pizzaiolo e ora avrò 18 anni per sempre». Se fosse ancora vivo sarebbero queste le parole che Francesco Pio Maimone rivolgerebbe a colui che l’ ha ucciso mentre con un gruppo di cari amici mangiava noccioline davanti a uno dei tanti chalet del lungomare di Napoli. Ad immaginarle e condividerle è suo padre, Antonio Maimone a cui ieri Francesco Pio Valda, in videocollegamento dal carcere dove è detenuto, ha chiesto scusa per quello che ha fatto, per la sua reazione, per i colpi di pistola esplosi solo per un paio di scarpe sporcate.
«Anche oggi (ieri, ndr.) ho ascoltato con dolore le parole di Valda, – dice Antonio Maimone – un dolore che cresce così tanto da diventare insostenibile. Anche oggi Valda ha ripetuto le sue scuse e anche oggi ripeto alcune considerazioni che mi portano a ritenere Francesco Pio Valda non credibile». «Oggi, – continua Maimone, presente in aula oggi (ieri, ndr.) con la figlia – mentre ascoltavo il discorso di Valda, avrei tanto desiderato udire la voce di mio figlio che in un confronto con Valda potesse esprimere pensieri, fatti ed emozioni: ecco perché voglio dare voce a Pio.
Il sogno
«Amavo la Vita, amavo la mia Famiglia, amavo i miei amici – dice Antonio Maimone parlando per il figlio – come te amavo le cose belle: le scarpe nuove e firmate, il motorino, i divertimenti ho scelto di andare a lavorare: all’età di undici anni lavavo i bidoni della spazzatura per racimolare 20 euro; poi ho fatto altri mestieri: il muratore, il fruttivendolo, l’idraulico, il fabbro, ho imparato addirittura ad aggiustare le lavatrici; infine ho fatti il rider mentre con mia sorella ho conseguito l’attestato di pizzaiolo con cui avrei aperto la pizzeria con le mie sorelle grazie al Progetto ‘Io Resto al Sud’» .
«Anche la mia vita non è stata semplice, ma io ho scelto l’impegno e l’onestà – dice ancora Antonio Maimone parlando per Francesco Pio – le nostre scelte sono state diverse, purtroppo. Le tue scelte sono state causa della mia morte: proprio io che amavo tanto la Vita». «Ho sempre odiato le armi perché ho sempre saputo che il rispetto non si compra con un’arma. Le ultime mie parole sono rispetto e amore per la vita», concludono Antonio e Francesco Pio Maimone.




