Camorra nel Nolano, case, terreni e voti: così la politica sarebbe stata condizionata dai clan

Gratteri: «Aggiornati i metodi di estorsione»

Compravendite immobiliari, estorsioni attraverso uno studio di ingegneria, scommesse, e voto di scambio: non c’era attività imprenditoriale, economica e politica, o quasi, nel nolano, che non fosse in mano alla camorra. Al clan Russo in particolare che aveva al suo fianco – ed è una novità che darà da lavorare agli investigatori – una delle famiglie mafiose napoletane più potenti, quella dei Licciardi, componente di spicco dell’Alleanza di Secondigliano.

È il quadro che emerge dall’inchiesta dei carabinieri, coordinata dal pm della Dda Woodcock e che, come ha sottolineato il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, fornisce uno spaccato importante sulle dinamiche criminali e sul livello qualitativo raggiunto dalle mafie. In manette sono finite 44 persone, dieci delle quali ai domiciliari e il resto in carcere: tra gli indagati anche politici che a Cicciano, per le elezioni del maggio 2023, e a Casamarciano, per quelle del giugno 2022, si sarebbero avvalsi dell’appoggio del clan.

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A Cicciano sono cinque le persone a cui viene contestato il voto di scambio politico-mafioso (tre presunti appartenenti al clan, un loro intermediario e il sindaco eletto), come a Casamarciano, tra cui il candidato sindaco (non eletto). I beneficiari delle preferenze, secondo i pm, avrebbero promesso 18.500 euro la disponibilità a soddisfare gli interessi della camorra. Il blitz ha portato anche ai domiciliari un candidato alle prossime amministrative di Monteforte Irpino (Avellino) che si sarebbe adoperato nel settore delle scommesse per conto del clan Russo.

Minacce anche alla Curia

Stessa misura cautelare per un consigliere comunale di Nola il quale, per avvantaggiare la camorra, avrebbe rivolto parole minacciose all’ingegnera che ricopriva il ruolo di direttore dell’ufficio tecnico. Ciò che spicca però è l’upgrade nelle estorsioni, diventate 2.0, grazie a un rampollo dei Russo (finito in carcere) e laureato in ingegneria: grazie allo studio dove lavorava si imponeva nelle consulenze, nei progetti, nelle pratiche edilizie.

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«Qualcosa di più sofisticato rispetto ai soliti metodi, che aggiorna il metodo di estorsione», ha commentato Gratteri. E tra le vittime delle pressioni c’è anche l’istituto diocesano-sostentamento al Clero di Nola. A subire le minacce della camorra sarebbero stati alcuni tecnici, tra cui anche uno della Curia, in relazione alla vendita di un terreno di quasi 13mila metri quadrati che avrebbe dovuto favorire uno degli indagati, in rapporti con il clan.

Accanto ai metodi ‘moderni’, c’erano quelli tradizionali, fatti di minacce e violenze. Il clan Russo aveva due anime: quella classica e quella tecnologica, come dimostrano le modalità con le quali gestiva il gioco d’azzardo, business di particolare interesse per i Licciardi che intascava una cospicua parte dei proventi. Le scommesse venivano raccolte nei vari centri nel Napoletano e soprattutto attraverso dei siti web non autorizzati dai monopoli e dislocati dal clan all’estero.

I coinvolti

Tra i capi e i promotori di quest’attività, secondo gli inquirenti, figurano Gennaro e Antonio Licciardi, di 35 e 30 anni, nipoti del capoclan deceduto Gennaro Licciardi, detto «la scimmia», per i quali il gip Iaselli ha disposto il carcere come per l’ingegnere Michele Russo, 44 anni. Arresto in carcere anche per la moglie del capoclan della famiglia Russo, Antonio Russo, 46 anni: era lei a tenere i contatti tra il marito e gli affiliati.

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