La fine dei Borbone: la caduta del Regno delle Due Sicilie e la nascita dell’Italia unita

Una combinazione di azione militare, calunnie e manovre politiche

La caduta dei Borbone nel Sud d’Italia è uno dei momenti simbolici del Risorgimento: in pochi mesi, tra il 1860 e il 1861, il Regno delle Due Sicilie, l’ultimo grande dominio borbonico sulla penisola, venne sconfitto da una combinazione di azione militare, calunnie, rivolta popolare, menzogne e manovre politiche che portarono all’unità d’Italia. Questo articolo ricostruisce i passaggi essenziali della fine del regno borbonico, spiegandone cause, tappe decisive e conseguenze immediate.

Lo sbarco dei Mille: tattica, tappe e fattori della vittoria

La Spedizione dei Mille (maggio–agosto 1860) fu l’azione decisiva che innescò la caduta del potere borbonico in Sicilia e poi nel Meridione. Un miscuglio di audacia militare, consenso locale e debolezza istituzionale rese possibile che poche centinaia di volontari, guidati da Giuseppe Garibaldi e sbarcati nella prima fase a Marsala, rovesciassero il controllo dell’isola.

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Le fonti principali collocano la partenza da Quarto nella notte tra il 5 e il 6 maggio 1860 e lo sbarco iniziale a Marsala (11 maggio secondo alcuni resoconti cronologici), seguito dalle battaglie di Calatafimi (15 maggio) e dalla presa di Palermo (fine maggio — varie cronologie indicano 27 maggio o fine maggio), fino al controllo progressivo dell’isola.

Perché la spedizione ebbe successo? I fattori concatenati furono:

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  • Sostegno popolare e insurrezioni locali: in molte città siciliane e nei contadi si svilupparono moti che facilitarono l’avanzata garibaldina; non si trattò solo di “eroismo” ma di un quadro sociale già predisposto alla rivolta.

  • Defezioni e incertezza nelle élite borboniche: funzionari, ufficiali e notabili locali talvolta scelsero la neutralità o cambiarono schieramento, lasciando vuoti di potere.

  • Strategia politica di Piemonte e ambiguità internazionale: mentre Garibaldi agiva sul campo, il governo del Regno di Sardegna (Cavour) manovrava diplomaticamente per capitalizzare i successi e legittimare l’annessione successiva. Questo doppio binario militare-politico fu determinante.

Tappe chiave e numeri: oltre alle date sopracitate, la spedizione attraversò rapidamente la Sicilia (battaglie di Calatafimi, Palermo, Milazzo) e quindi attraversò lo Stretto (passaggio di Messina verso la fine di agosto 1860), muovendo poi sulla Calabria e la Campania. Questo impulso innescò la fase decisiva che avrebbe avuto il suo culmine con l’ingresso a Napoli

L’ingresso a Napoli: politica urbana, reazioni e crisi dinastica

L’ingresso di Garibaldi a Napoli il 7 settembre 1860 fu allo stesso tempo un trionfo popolare e la manifestazione plastica della crisi del potere borbonico. Dopo la rapida avanzata dalla Sicilia e attraverso la Calabria, la marcia su Napoli trovò una capitale segnata da tensioni sociali, proteste e incertezza politica. Garibaldi venne accolto da grandi folle in città; la presenza del leader e la fuga progressiva di funzionari e militari ridussero la capacità di re Francesco II di rispondere efficacemente.

Aspetti politici e diplomatici della caduta:

  • Il ruolo della dinastia: Francesco II, ultimo sovrano borbonico regnante a Napoli, apparve sempre più isolato. Malgrado alcune resistenze militari e tentativi di riconquista, il nucleo del potere centrale risultò indebolito, e la corte percepì l’evento come una frattura irreversibile della legittimità.

  • Gestione dell’ordine pubblico e atti simbolici: l’ingresso in Napoli non fu privo di episodi violenti, saccheggi locali e tensioni. Garibaldi cercò una gestione spettacolare e propagandistica degli eventi per consolidare consenso e mostrare il carattere “liberatorio” dell’impresa; ciò favorì la rapida adesione di molte amministrazioni locali alle nuove autorità.

  • La combinazione con le operazioni piemontesi: mentre Garibaldi procedeva, il governo piemontese preparava la messa a punto istituzionale per l’annessione — una scelta che rese la conquista di Napoli non solo una vittoria militare ma anche l’inizio di una transizione istituzionale verso l’unificazione sotto la corona di Vittorio Emanuele II.

Nel complesso, l’ingresso a Napoli segnò il momento in cui il Regno delle Due Sicilie perse definitivamente il controllo della sua capitale, trasformando una serie di vittorie sul terreno in un fatto politico irreversibile.

L’assedio di Gaeta e l’epilogo militare: date, dinamiche e ultime resistenze

Dopo la conquista di gran parte del regno, il nucleo della resistenza borbonica si raccolse attorno a due roccaforti: Gaeta, dove si rifugiò Francesco II con l’esercito regolare e la famiglia reale, e Civitella del Tronto, ultima piazzaforte a cedere. L’assedio di Gaeta è comunemente datato dall’autunno/inverno 1860 fino alla resa: le cronologie più accreditate collocano l’inizio del blocco-navigazione e delle operazioni a novembre 1860 e la resa definitiva il 13 febbraio 1861 dopo oltre due mesi di assedio a forte intensità (alcune fonti indicano attività belliche già dal 3–5 novembre 1860). La capitolazione di Gaeta segnò la fine della resistenza organizzata dell’esercito borbonico.

Dettagli tattici e fattori della capitolazione:

  • Superiore pressione militare piemontese: le forze sabaude, con superiorità artigliera e il controllo navale, incisero progressivamente sulle difese della fortezza. Le batterie e il blocco marittimo ridussero le possibilità di rifornimento e soccorso.

  • Scomparsa del supporto internazionale: inizialmente alcuni elementi della corte borbonica sperarono in un intervento esterno (in particolare francese), ma il sostegno diplomatico e militare si affievolì, lasciando Francesco II in una condizione d’isolamento.

  • Resistenze locali e l’ultimo presidio: mentre Gaeta capitolava il 13 febbraio 1861, altre piazzeforti caddero nelle settimane successive; l’ultimo presidio significativo fu quello di Civitella del Tronto, la cui resa è datata 20 marzo 1861, evento che chiuse simbolicamente la fase della resistenza borbonica sul territorio peninsulare.

Con la resa di Gaeta e poi di Civitella, il Regno delle Due Sicilie cessò di esistere come entità politico-militare autonoma; il 17 marzo 1861 verrà proclamato ufficialmente il Regno d’Italia, che raccolse molti dei territori precedenti sotto la corona sabauda.

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