Palestre e società sportive: nuova gestione per gli spazi scolastici

Riconosciuto il valore dello sport nella formazione dei giovani

La recente legge approvata dal Governo Meloni in materia di concessione delle palestre scolastiche alle società sportive rappresenta, senza alcun dubbio, una svolta epocale per il sistema sportivo italiano. Non si tratta solo di un provvedimento tecnico o di semplificazione amministrativa: è un atto politico, culturale e sociale che riconosce finalmente il valore centrale dello sport nella formazione dei giovani, nella coesione sociale e nella promozione della salute pubblica.

Per troppo tempo il potenziale delle palestre scolastiche è rimasto inutilizzato nelle ore pomeridiane e serali, bloccato da una burocrazia pesante e da una cultura della chiusura che ha penalizzato soprattutto i territori più fragili, come il Mezzogiorno.

Pubblicità

In questo senso, la legge va oltre la semplice semplificazione amministrativa: essa scardina un meccanismo che, negli anni, ha visto ostacoli non solo nelle carte, negli uffici e nelle email senza risposta, ma anche – e va detto con coraggio – in alcuni dirigenti scolastici.

Troppo spesso, questi ultimi, investiti da una normativa che ha attribuito loro un potere quasi assoluto sulla gestione degli edifici scolastici, hanno finito per interpretare il ruolo in maniera difensiva, quando non addirittura autoritaria, dimenticando che la scuola è un bene pubblico, non un feudo personale. A farne le spese sono sempre stati i ragazzi: costretti a spostarsi chilometri per allenarsi, a rinunciare a discipline sportive per mancanza di spazi, o peggio, a cedere alla sedentarietà e all’abbandono.

Pubblicità Federproprietà Napoli

Lo sport è un diritto e lo Stato deve garantirne l’accesso

La legge del governo Meloni alleggerisce e razionalizza tutto questo: prevede regole più snelle per la concessione delle strutture scolastiche alle associazioni sportive, promuove la collaborazione tra enti locali e scuole, e soprattutto afferma un principio fondamentale – lo sport è un diritto, e lo Stato deve garantirne l’accesso.

Nel 2025, a Napoli, il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia avanzò una proposta ambiziosa al sindaco Manfredi, nella sua duplice veste di primo cittadino e di sindaco della Città Metropolitana: tenere aperte le scuole fino a tarda sera, restituendole pienamente ai quartieri e ai cittadini. Non solo palestre, ma anche laboratori, aule multimediali, strumenti musicali, teatri: trasformare le scuole in vere e proprie Agorà moderne, luoghi di crescita, confronto e sviluppo. Un progetto che, purtroppo, si è arenato, soffocato da inerzie e resistenze, ma che oggi può e deve essere riproposto.

Anzi, la Campania potrebbe diventare regione pilota per una riforma culturale e strutturale del concetto di scuola pubblica. Perché il contesto del Sud – con la carenza cronica di impianti sportivi, la disoccupazione giovanile, la dispersione scolastica – è radicalmente diverso da quello del Nord Italia o del resto d’Europa. Serve una legge regionale, disegnata su misura, che dia finalmente concretezza allo spirito della riforma nazionale. Una legge che riconosca che le scuole non sono solo luoghi di apprendimento mattutino, ma veri e propri cuori pulsanti della comunità, centri civici, culturali e sportivi.

Una sfida da raccogliere

Certo, questo significa anche avere il coraggio di sfidare alcune resistenze, a cominciare da una parte del mondo dirigente scolastico. Ma è una sfida che va raccolta. I dirigenti devono comprendere che la scuola non è di loro proprietà, che i locali sono finanziati con risorse pubbliche, e che la funzione educativa non si esaurisce con il suono della campanella. Serve un tavolo permanente, con tutti gli attori in campo: Regione, Comune, Città Metropolitana, MIUR, CONI, federazioni, associazioni sportive e famiglie. Solo così si potrà trasformare un’opportunità normativa in una vera rivoluzione culturale.

E guardando ai prossimi trent’anni, è tempo di cambiare radicalmente il paradigma. Dobbiamo iniziare a pensare alla scuola non più come edificio ma come ecosistema, un ambiente aperto, multifunzionale, in dialogo continuo con il territorio. Una scuola che non chiude mai davvero, perché sempre abitata da chi la vive, la nutre, la fa crescere. Una scuola che non forma solo studenti, ma cittadini completi. Una scuola dove l’educazione passa anche attraverso lo sport, l’arte, la musica, il teatro, la cooperazione e la solidarietà.

Questa è la visione: la scuola come infrastruttura pubblica dell’anima civile del Paese. E se lo Stato, con la legge Meloni, ha compiuto il primo passo, ora tocca ai territori fare il secondo.

Setaro

Altri servizi

Ilaria Salis e l’offesa alle istituzioni: fino a che punto può spingersi chi rappresenta il popolo?

Le parole sulla strage dei 3 carabinieri sono uno schiaffo al Paese Le parole di Ilaria Salis sulla strage dei tre carabinieri di Castel d’Azzano...

FdI riorganizza Napoli in vista delle regionali: Rastrelli e Schifone nuovi commissari

Il senatore responsabile della città, la deputata del provinciale Fratelli d’Italia si prepara ad affrontare le prossime elezioni regionali. In campo, oltre all’ex ministro Gennaro...

Ultime notizie

Stadio al Caramanico, il progetto stenta a partire: la Zes sospende la Conferenza dei servizi

Il piano di De Laurentiis resta fermo in attesa della nuova data Il progetto del nuovo stadio al Caramanico stenta a decollare. La tanto attesa...

Dalle origini angioine al museo moderno: la meraviglia della Certosa di San Martino

Sette secoli di arte e fede in uno dei simboli più maestosi di Napoli Fondata nel 1325 per volontà di Carlo d’Angiò, la Certosa di...

Real Albergo dei Poveri Napoli: il progetto sociale visionario dei Borbone

Il Real Albergo dei Poveri: il sogno sociale dei Borbone Nel cuore del Settecento napoletano, in un’epoca di fervore intellettuale e tensioni sociali, sorse un...