Manovra, il governo studia misure per aiutare i salari più poveri. Ipotesi Dta per le banche

Dal taglio dell’Irpef ai buoni pasto, fino alla detassazione dei premi

Ridurre l’Irpef al ceto medio, detassare i premi di risultato e le tredicesime, alzare la soglia esentasse dei buoni pasto, Irpef zero per i neoassunti. C’è il tema dei salari bassi, con la necessità di attenuare il peso delle tasse, al centro di molte delle proposte recapitate al Ministero dell’economia in vista della prossima legge di bilancio.

Alcune sono ipotesi di lavoro altri meri desiderata politici, il cui destino verrà deciso quando sarà più chiaro il quadro delle risorse a disposizione. Una volta definito il quadro delle priorità si procederà anche a decidere sull’eventuale contributo dalle banche. Su cui iniziano a spuntare varie indiscrezioni su opzioni valutate nei tavoli tecnici.

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Secondo l’agenzia Bloomberg il governo punta a raccogliere ulteriori 1,5 miliardi dalle banche, posticipando di un altro anno la sospensione della deduzione delle imposte differite attive (Dta). Ma il Mef chiarisce: «È solo una delle possibili opzioni prese in considerazione e al momento non ci sono quantificazioni numeriche. Dobbiamo ancora sederci con le banche e discutere la questione». E il ministro Giancarlo Giorgetti, interpellato in merito, replica: «Lo apprendo solo adesso».

Si farà comunque una «valutazione politica», aveva già chiarito il titolare del Mef. La Lega è favorevole, con Salvini pronto ad incontrare gli a.d. Ma gli alleati rumoreggiano. FI non arretra: «no a nuove tasse, nessuna ipotesi di tassare gli extraprofitti, le banche italiane sono già le più tassate d’Europa». Mentre Fratelli d’Italia è cauta: «bisogna studiare delle misure che siano eque».

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L’andamento dei conti pubblici

Qualche indicazione sull’andamento dei conti pubblici arriva intanto dai dati della Banca d’Italia che certifica il calo a luglio del debito pubblico, diminuito di 14,5 miliardi a 3.056,3 miliardi. Aumentano invece le entrate tributarie, che nello stesso mese toccano i 68,3 miliardi (+13% rispetto al 2024) grazie anche agli «effetti di una disomogeneità temporale in alcune scadenze di versamento». Nei primi sette mesi le entrate segnano un +5,3% a quota 325,6 miliardi. Al Tesoro si attende anche il quadro dei conti economici nazionali che l’Istat diffonderà lunedì 22.

Numeri che serviranno per definire le stime del Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp), la vecchia Nadef. Che quest’anno dovrebbe contenere anche un primo assaggio dell’articolazione delle misure della manovra. Il taglio della seconda aliquota Irpef per dare un po’ di ossigeno al ceto medio è in cima agli intenti del governo.

Le misure allo studio per i salari

Mentre si studia anche l’innalzamento della soglia esentasse dei buoni pasto da 8 a 10 euro, la strada sembra già tracciata per un’altra misura in chiave salari: la detassazione dei premi di produttività. Più in salita la detassazione delle tredicesime, che richiederebbe uno stanziamento superiore al miliardo e che il leader azzurro Tajani non esclude di spalmare anche «in 2-3 anni».

Per «garantire stipendi più alti» soprattutto per i giovani il presidente di Noi Moderati Lupi punta invece a portare in manovra l’azzeramento dell’Irpef per 5 anni ai neoassunti. Intanto venerdì parte con Fitch la stagione della revisione dei rating sul debito sovrano. Giorgetti resta fiducioso e scherza con i giornalisti che gli chiedono se l’Italia meriti un giudizio migliore della Francia, declassata ad A+: «Anche i giornalisti italiani sono migliori di quelli francesi».

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