Trump apre a una sua visita a Mosca
Colloqui utili, costruttivi, caratterizzati da grande rispetto. E anche nuove intese e affari da raggiungere e far ripartire. Ma di una pace in arrivo tra la Russia e l’Ucraina ancora nessuna traccia. È questo il bilancio che gli stessi Donald Trump e Vladimir Putin, nelle dichiarazioni congiunte post-summit, fanno delle 3 ore di colloqui avvenuti ad Anchorage, in Alaska. «Non c’è accordo finché non c’è un accordo», ha scandito Donald Trump davanti ai giornalisti.
Un modo indiretto per ammettere che quella pace tanto desiderata non è stata raggiunta. Nessun cessate il fuoco. Nulla di tangibile da segnalare, sebbene durante il volo da Washington ad Anchorage, in Alaska, il presidente degli Stati Uniti aveva dichiarato che la fine della guerra era il suo obiettivo dal summit con Putin e che se non l’avesse ottenuto «non sarebbe stato felice».
E il risultato di ieri sera, dopo le dichiarazioni, non può effettivamente renderlo contento e soddisfatto. «Stanco, deluso, ma anche deludente», così a caldo lo hanno descritto i media americani, che invece riconoscono in Putin il vero vincitore dell’incontro, a cui Trump ha concesso sin dalla mattinata tappeto rosso, aerei da combattimento e tanta gentilezza.
Minacce ben più ampie
Il leader del Cremlino, che dopo sette anni è tornato a dichiarare alla stampa accanto a un presidente americano, ha preso la parola per primo e ha parlato per quasi nove minuti, oltre il doppio di quanto ha parlato il suo omologo statunitense.
«C’è stata un’atmosfera costruttiva», così ha esordito Putin, annunciando la costruzione di un nuovo dialogo con gli Stati Uniti. Washington che per Mosca è da sempre un alleato fondamentale, un «vicino stretto», con cui sono stati sconfitti in passato «nemici comuni», e che – sempre secondo il leader russo – con Trump torneranno a essere buoni.
Trump che con la sua presenza «non avrebbe mai fatto scoppiare la guerra», ha aggiunto Putin. Conflitto che tuttavia ancora non vedrà lo stop, perché di un accordo per la fine delle ostilità con Kiev, «nazione sorella con le stesse radici», secondo le parole del presidente russo, non è ancora il tempo. «Come ho detto – ha sottolineato Putin – la situazione in Ucraina riguarda minacce ben più ampie alla nostra sicurezza».
Trump e l’invito a Mosca
E quando la palla è passata a Trump, quest’ultimo ha espresso praticamente gli stessi identici concetti, aggiungendo che avrebbe parlato immediatamente con «la Nato e con Zelensky», ma senza mai accennare a un cessate il fuoco.
«Rimangono davvero pochissimi punti, di cui uno importante», ha aggiunto. E dopo appena tre minuti e mezzo, Trump ha terminato il suo discorso, non prima di aver ringraziato ed espresso il desiderio di un nuovo incontro con Putin, da cui è arrivato immediatamente l’invito di svolgerlo a Mosca. «Oh, è interessante. Sarò un po’ criticato per questo, ma immagino che possa succedere», ha risposto Trump. Fatto questo, che qualora dovesse verificarsi, comporterebbe la quasi scontata assenza del presidente ucraino Volodmyr Zelensky.
Un’ultima stretta di mano tra i due leader davanti alle telecamere, ha chiuso il sipario, lasciando sorpresi i pochi giornalisti presenti in sala, abituati alle sue lunghe interviste, ma che non hanno ricevuto alcuna risposta dal solito loquace presidente. Del vertice per ora resta l’ultima immagine di entrambi che lasciano il palco, con alle spalle lo sfondo contrassegnato dalla scritta: «Perseguire la pace». Ma di piani per quella pace, dal tanto atteso vertice dell’Alaska, per ora non c’è ombra.