Il culto della Madonna dell’Arco: tra fede, miracoli e fujenti

Storia e tradizione in Campania

Nel cuore della Campania, a pochi chilometri da Napoli, si trova uno dei luoghi di culto più amati e frequentati del Sud Italia: il Santuario della Madonna dell’Arco, situato nel comune di Sant’Anastasia. Questo luogo non è soltanto una meta religiosa, ma rappresenta il fulcro di una tradizione popolare che intreccia fede, miracolo e folklore.

Il culto della Madonna dell’Arco affonda le sue radici nel XV secolo, quando un evento ritenuto miracoloso legò per sempre la popolazione locale a un’immagine mariana dipinta sotto un arco diroccato. Da allora, la devozione è cresciuta al punto da attrarre ogni anno decine di migliaia di pellegrini, soprattutto in occasione del Lunedì in Albis, giorno in cui si tiene il celebre pellegrinaggio dei fujenti.

Pubblicità

I fujenti, letteralmente «quelli che corrono», sono i protagonisti assoluti di questo straordinario rito collettivo. Provenienti da tutta la Campania, e spesso anche da fuori regione o dall’estero, questi devoti affrontano un lungo cammino a piedi – talvolta scalzi – per giungere al Santuario e offrire il proprio voto alla Madonna dell’Arco. Indossano divise bianche con fasce colorate, portano con sé stendardi, immagini sacre, e percorrono le strade cantando, piangendo, pregando. È uno spettacolo di intensa spiritualità popolare, che unisce il dolore e la speranza, il ringraziamento e la penitenza, in un’esperienza che trascende la religiosità ordinaria.

Origini e miracoli del culto della Madonna dell’Arco

Il quadro della Madonna dell'Arco (ph. Santuario Madonna dell'Arco)
Il quadro della Madonna dell’Arco (ph. Santuario Madonna dell’Arco)

La devozione alla Madonna dell’Arco ha origine da un episodio risalente al 1450, nel giorno di Pasquetta. Secondo la tradizione, un giovane giocatore di pallamaglio, furioso per aver perso una partita, colpì con una palla l’effigie della Vergine dipinta sotto un antico arco romano. Inaspettatamente, dalla guancia della Madonna cominciò a sgorgare sangue: il prodigio si diffuse rapidamente tra la popolazione, suscitando sgomento e reverenza. Il colpevole fu giustiziato, ma da quel momento l’edicola divenne meta di pellegrinaggi, e nacque il culto della Madonna dell’Arco.

Pubblicità Federproprietà Napoli

Col passare degli anni, altri episodi ritenuti miracolosi rafforzarono questa devozione. Il più celebre è quello di Aurelia Del Prete, una donna che nel 1589 bestemmiò la Madonna mentre impastava il pane e, nel tentativo di colpirla con un mattarello, fu immediatamente colpita dalla paralisi delle gambe. Implorò perdono e promise di camminare in ginocchio fino all’edicola ogni anno, ma l’anno successivo non mantenne il voto. Poco dopo, fu trovata senza i piedi: un miracolo «punitivo» che consolidò ulteriormente la fama sovrannaturale della Vergine dell’Arco.

Nel 1593 si decise di edificare un vero e proprio santuario, che divenne ben presto punto di riferimento per l’intera area vesuviana e oltre. Ancora oggi, il Santuario della Madonna dell’Arco conserva migliaia di ex-voto, tavolette e oggetti lasciati dai fedeli per ringraziare di una grazia ricevuta. Questi ex-voto sono una testimonianza visiva della forza del culto: guarigioni inspiegabili, salvezze da incidenti, grazie familiari. Ogni immagine, ogni oggetto, ogni parola incisa racconta una storia di fede.

Questo humus miracoloso è ciò che ha dato origine, nei secoli, anche alla figura dei fujenti, che incarnano fisicamente e simbolicamente l’impegno devozionale verso la Madonna dell’Arco, rendendo il pellegrinaggio un’esperienza rituale che si rinnova da generazioni.

I fujenti: il pellegrinaggio tra fede e penitenza

I fujenti sono il cuore pulsante del culto della Madonna dell’Arco. Il loro nome deriva dal verbo napoletano «fujé» (fuggire, correre), che richiama la loro corsa rituale verso il Santuario come gesto simbolico di liberazione, devozione e penitenza. Ogni anno, nel Lunedì in Albis, migliaia di uomini, donne e bambini si mettono in cammino, spesso a piedi nudi, dai paesi del napoletano, dell’agro nolano e dell’area vesuviana per raggiungere il Santuario della Madonna.

I fujenti (ph. Santuario Madonna dell'Arco)
I fujenti (ph. Santuario Madonna dell’Arco)

La divisa dei fujenti è inconfondibile: una tunica bianca, simbolo di purezza, con una fascia rossa o blu legata in vita o al petto, che rappresenta il sangue versato da Cristo e la protezione della Vergine. Molti portano immagini sacre, statue votive, stendardi cuciti a mano, croci decorate con fiori, fotografie di familiari da proteggere. Le paranze – i gruppi organizzati di fujenti – preparano il pellegrinaggio per mesi, con prove, canti, preghiere e una ritualità condivisa che rafforza il senso di comunità.

Una volta giunti nei pressi del Santuario, i fujenti compiono una corsa finale verso l’altare maggiore. Questo gesto culmina nella «caduta»: i devoti si lasciano cadere faccia a terra, restando immobili in segno di completa sottomissione spirituale. È un momento fortemente emotivo: si odono urla, pianti, invocazioni, canti tradizionali. Alcuni cadono in stato di trance, manifestando una partecipazione mistica che ha profondi legami con antichi rituali mediterranei.

Il pellegrinaggio non è solo una prova fisica, ma una vera e propria offerta del corpo e dell’anima alla Madonna dell’Arco, spesso in segno di gratitudine per una grazia ricevuta o per sciogliere un voto. In questo contesto, i fujenti diventano interpreti di una fede vissuta nel dolore e nella speranza, portatori di un’eredità spirituale che si tramanda di generazione in generazione.

Fede popolare e folklore: arte, stendardi e devozione

Il culto della Madonna dell’Arco non è solo preghiera e pellegrinaggio: è anche un’esplosione di colori, suoni, simboli e manifestazioni artistiche che incarnano la profonda religiosità del popolo campano. Intorno a questa devozione è nata nei secoli una vera e propria cultura popolare, ricchissima di forme espressive.

Uno degli elementi più caratteristici del folklore legato ai fujenti sono gli stendardi votivi. Questi grandi drappi ricamati a mano raffigurano la Madonna dell’Arco, insieme a immagini di santi, angeli, cuori sacri e scene di miracoli. Gli stendardi vengono portati in processione da ciascuna paranza come segno di identità e appartenenza, e sono spesso tramandati all’interno delle famiglie o delle confraternite. Alcuni sono autentici capolavori d’arte popolare.

A questa dimensione visiva si aggiungono i canti devozionali, i suoni delle tammorre (tamburi a cornice tipici della Campania), le fronne (canti improvvisati a voce sola) e le danze rituali. La musica accompagna il cammino dei fujenti, li sostiene nella fatica e li guida nel loro viaggio spirituale. La celebre invocazione “Chi è devoto ’e sta Maronna ’e ll’Arco!” apre e chiude ogni tappa del pellegrinaggio.

Molto significativa è anche la sala degli ex-voto del Santuario della Madonna dell’Arco: migliaia di tavolette dipinte, fotografie, oggetti, cuori in argento, stampelle, protesi, testimonianze tangibili della devozione popolare. Ogni ex-voto racconta una storia: una malattia superata, un figlio salvato, una protezione ricevuta. È un museo vivente della fede popolare, costruito nel tempo da mani umili e cuori colmi di riconoscenza.

Il culto della Madonna dell’Arco riesce così a unire il sacro e il profano, il rito e la festa, la tragedia e la salvezza. I fujenti, con la loro intensità emotiva e fisica, sono i mediatori viventi di questo patrimonio, testimoni di una religiosità che è carne, sudore, lacrime, ma anche musica, arte e poesia.

Setaro

Altri servizi

Brucia per anni faldoni e documenti segreti ma si ammala di leucemia: Palazzo Chigi condannato

La patologia riconosciuta come malattia professionale Bustoni di plastica neri pieni di carte top secret degli 007, fascicoli riservati dei servizi segreti italiani bruciati per...

Torre del Greco, grave scontro tra due scooter: 40enne deceduto

Un ragazzo di 15 anni è ricoverato in gravi condizioni Un uomo di 40 anni è morto e un ragazzo di 15 anni è ricoverato...

Ultime notizie

Anche gli eurogiudici fanno da spalla alle toghe rosse, contro la riforma della giustizia

La sinistra esulta e non sente la puzza di regime giudiziario che emana questa scelta Ancora un puntello magico alla lotta delle toghe rosse italiote,...

La mente fragile di Napoli: il significato del proverbio «A capa è na sfoglia ‘e cipolla»

Il proverbio napoletano «‘A capa è na sfoglia ‘e cipolla» è molto più di un semplice modo di dire: rappresenta un vero e proprio...

Regionali, Guarino (Noi Moderati): «Sarracino imbarazzato? Campania non può permettersi caos e veleni»

L'avvocato: «Da settimane assistiamo a un vergognoso spettacolo» «Il deputato e membro della segreteria nazionale del Pd Marco Sarracino, secondo quanto riportato da Repubblica, si...