Scontro con Anm sulle parole di Parodi
Sia apre una nuova fase sul caso Almasri, con una resa dei conti tra le forze politiche in Parlamento. Il Tribunale dei ministri ha inviato alla Camera la richiesta di autorizzazione a procedere per il sottosegretario Alfredo Mantovano, il ministro Matteo Piantedosi e il guardasigilli Carlo Nordio sul caso del generale libico scarcerato e rimpatriato con un volo dei Servizi. Ora dovrà pronunciarsi la Camera con un voto, entro 60 giorni, che deciderà se avviare o meno (ma il no sembra scontato) un processo penale nei confronti dei vertici di governo indagati.
Sulle accuse mosse alle autorità di governo ci sono dei distinguo: per tutti e tre si ipotizza il favoreggiamento per la mancata consegna alla Corte penale internazionale del presunto torturatore libico, su Piantedosi e Mantovano pende anche il reato di peculato per l’utilizzo dell’aereo di Stato usato dal governo per il rimpatrio di Almasri, mentre Nordio è invece accusato di omissione di atti di ufficio in quanto -secondo e indagini – non chiese tempestivamente la custodia cautelare del generale presunto torturatore, come richiesto dalla Corte penale internazionale. L’opposizione attacca. La segretaria Pd Elly Schlein se l’è presa con Giorgia Meloni: «impensabile che i suoi ministri abbiano deciso senza che lei condividesse questa scelta». Duro anche Renzi: «Il governo ha mentito».
La polemica con Anm
Intanto il Guardasigilli è anche stato al centro di un nuovo duello con l’Anm intorno al nome di Giusi Bartolozzi, capo gabinetto dello stesso ministro. Il caso è nato dopo una risposta data dal presidente dell’Anm, Cesare Parodi, a una domanda sulle conseguenze per il governo nell’ipotesi in cui Bartolozzi venisse indagata e processata per la liberazione di Almasri: «Un processo dove vengono accertati in via definiva certi fatti ha ricadute politiche». Nordio ha replicato duramente: «sono sconcertato, un’inaccettabile invasione di prerogative istituzionali». Parodi ha poi chiarito: «Mai fatto nomi, ho parlato in generale». Ma lo scontro era ornai avvenuto.
Meloni: «Ogni scelta è concordata»
Il Presidente Del Consiglio Giorgia Meloni ha dichiarato: «A differenza di qualche mio predecessore, che ha preso le distanze da un suo ministro in situazioni similari, rivendico che questo Governo agisce in modo coeso sotto la mia guida: ogni scelta, soprattutto così importante, è concordata. È quindi assurdo chiedere che vadano a giudizio Piantedosi, Nordio e Mantovano, e non anche io, prima di loro».
Prosegue nel merito ribadendo: «la correttezza dell’operato dell’intero Esecutivo, che ha avuto come sola bussola la tutela della sicurezza degli italiani. e lo ribadirò in Parlamento, sedendomi accanto a Piantedosi, Nordio e Mantovano al momento del voto sull’autorizzazione a procedere».