Il capo del M5S detta la linea al Pd: da Elly Schlein solo silenzio
Quando Giuseppe Conte parla, lo fa con l’aria di chi finge di offrire collaborazione, ma in realtà consegna ordini già scritti. Nessuna mediazione, nessuna apertura reale: il copione è lo stesso di sempre, e il Partito Democratico continua a recitarlo in silenzio. In scena ci sono le elezioni regionali di Marche e Campania, ma dietro il sipario si gioca molto di più: il controllo delle alleanze, dei nomi, delle poltrone. E il capo dei 5 Stelle vuole decidere tutto, da Nord a Sud.
Il caso Ricci: o si spiega o è fuori
Nelle Marche, il nome indicato dal Pd è quello di Matteo Ricci. Ma per il Movimento 5 Stelle, un avviso di garanzia basta a mettere tutto in discussione. Conte lo dice con finta compostezza: «Non c’è nessuna arroganza. Noi non siamo giudici di nessuno: c’è un candidato con un avviso di garanzia, per il M5s si tratta di valutare bene che cosa c’è sul tavolo. C’è l’interrogatorio di garanzia del candidato Ricci. Vedremo l’atteggiamento».
In realtà, la linea è chiara: se Ricci non dirà esattamente ciò che i grillini si aspettano, se non adotterà il tono e le parole approvate dal Movimento, allora l’appoggio salterà. «Ho chiesto a tutti i gruppi delle Marche di riunirsi, di valutare la vicenda senza nessuno spirito sanguinario», aggiunge Conte. Ma il verdetto è già scritto: o si spiega, o è fuori.
Un diktat in piena regola, spacciato per riflessione etica. E qui si comincia a intravedere la vera contraddizione: mentre il M5S pretende libertà assoluta su chi candidare in Campania, impone condizioni precise sulle scelte del Pd nelle Marche. Una coerenza a senso unico, cucita su misura per i propri interessi.
La Campania è cosa nostra
Il nome sul quale i 5 Stelle non vogliono discutere è uno solo: Roberto Fico. Deve essere lui il candidato alla presidenza della Campania. Non è una proposta, è un ordine. E se qualcuno nel Pd prova a mettere in dubbio la scelta, Conte reagisce con stizza: «Mai ho accettato e mai accetterò un do ut des su un territorio rispetto a un altro, con me non succederà mai. È una corbelleria che ho letto sui giornali».
Peccato che, mentre rifiuta ogni “baratto” tra regioni, il leader pentastellato imponga un baratto implicito: Fico non si tocca, e se il Pd ha da ridire, può scordarsi il sostegno anche altrove. Nelle Marche si pongono condizioni, in Campania si vieta di porne. Alla faccia della simmetria. Alla faccia della coerenza.
Con De Luca, una tregua a «convenienza»
Giuseppe Conte ha raccontato di essersi incontrato due volte con Vincenzo De Luca. E gli ha spiattellato la verità in faccia: «Caro presidente, se oggi lei avesse avuto il terzo mandato l’avremmo contrastata in tutti i modi e saremmo rimasti all’opposizione». Ma poiché non è più candidabile, il Movimento ora è disposto a “sopportarlo”. È lo stesso Conte a confermarlo: «Adesso non tocca più a lei e stiamo costruendo un progetto politico nuovo».
Una tolleranza a «convenienza», utile finché serve a garantire al Movimento la guida della Regione. Nessun entusiasmo, nessuna alleanza sincera: solo l’ennesimo calcolo, mentre il Pd resta fermo a guardare.
Un Pd smarrito e un M5S che predica bene ma impone peggio
In tutto questo, il Partito Democratico si muove come sempre: con silenzio e sottomissione. Né Elly Schlein né altri hanno reagito alle continue condizioni imposte dai 5 Stelle. Il Movimento pretende liste pulite ma non tollera scelte altrui. Si dice radicale ma gioca al compromesso strategico. Rivendica trasparenza ma agisce con logiche da vertice chiuso.
«Non stiamo dando lezioni a nessuno. L’onestà è il requisito primo per investire qualcuno di un incarico pubblico», sostiene Conte. E aggiunge: «Siamo più radicali di prima, ma abbiamo lavorato tanto al nostro interno e rafforzato il nostro principio democratico».
Parole che si scontrano con i fatti. Il M5S dice di non accettare scambi politici, ma li pratica. Dice di rifiutare imposizioni, ma ne fa su scala nazionale. Nelle Marche pretende obbedienza, in Campania respinge qualsiasi obiezione. E il Pd, muto, si adatta. Sempre più gregario. Sempre meno partito.