Pesa l’indagine sul Dem Matteo Ricci
Si ingarbuglia la partita delle Regionali per il campo largo. A pesare è l’inchiesta marchigiana, ma non solo. È ancora stallo sulla Puglia con Antonio Decaro che non scioglie la riserva mentre in Campania, nonostante il nome di Roberto Fico sia sul tavolo da mesi, il governatore uscente continua a far valere il proprio peso con dichiarazioni ‘alla De Luca maniera’. Meno complessa la questione della Toscana dove manca, di fatto, solo l’ufficializzazione della corsa per il bis di Eugenio Giani. Insomma, restano ancora diverse le questioni aperte così come, d’altra parte, avviene specularmente nel campo avversario.
L’inchiesta marchigiana
Intanto, dopo la notizia dell’indagine nei suoi confronti, il Pd fa quadrato su Ricci. A chiudere la questione è il responsabile dell’organizzazione Dem, Igor Taruffi, che in una nota sottolinea: «Siamo fiduciosi che andrà avanti come candidato presidente nelle Marche e il Pd è pronto a fare al suo fianco la campagna elettorale».
Un sostegno che sembra fosse atteso dall’europarlamentare che, anche a smentire voci di un suo ritiro che si sono rincorse, chiarisce: «Se pensano che potranno utilizzare questa vicenda per avere un vantaggio elettorale non hanno capito che succederà l’esatto contrario: noi vinceremo e loro avranno da questa vicenda un boomerang che se lo ricorderanno per tutta la vita».
A Ricci anche il sostegno di +Europa e Avs mentre dai 5 stelle si è di nuovo insistito su un chiarimento: dopo le parole di Giuseppe Conte subito dopo la notizia dell’inchiesta, è il coordinatore regionale del movimento, Giorgio Fede, a ribadire che per i pentastellati la «stella polare» sono i valori e «ci riserviamo di fare una valutazione attenta per comprendere se c’è compatibilità rispetto al nostro sistema valoriale in vista di una serena prosecuzione della campagna elettorale». Dalle parti di Campo Marzio non filtrano nuovi umori e si rimanda alla «composta attesa», indicata nella nota del leader, per fare valutazioni. In sostanza una situazione al momento congelata come testimonia lo stop ad alcune iniziative di campagna elettorale sul territorio. Le scelte nelle Marche in ogni caso non potranno non avere ricaschi a livello nazionale.
Scintille in Campania
Qualche scintilla si registra, intanto, in Campania, dove continua a far valere il proprio peso il governatore uscente. «Non so – De Luca dice ai campani – cosa accade ora in Campania. Avrete brave persone e quindi se avrete brave persone siete fottuti». Non esattamente una carezza nei confronti del candidato in pectore Roberto Fico. «De Luca la tocca piano sugli M5s», ironizza il coordinatore della Lega in Campania Gianpiero Zinzi, al quale non è passata inosservata l’uscita.
In Puglia Decaro nicchia
Resta poi aperta la questione pugliese con Decaro che per ora prende tempo ed Emiliano che continua a ribadire la volontà di correre per il consiglio insieme a Nichi Vendola. Visto lo stallo sarebbero addirittura stati sondati altri possibili candidati (nei rumors, ad esempio, il presidente dei senatori Francesco Boccia). In più fa discutere, con il centrodestra che va all’attacco, la vicenda dell’«autonomina» del governatore uscente nel Consiglio d’indirizzo della Fondazione Lirico-Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari.
«Sogno o realtà?», ironizza Saverio Congedo di FdI. «In casa Pd – attacca – c’è un po’ di caos, tra l’avviso di garanzia a Ricci candidato nelle Marche, l’inchiesta Urbanistica a Milano che travolge Sala, l’inchiesta Rear a Torino che coinvolge il parlamentare Laus. Se quindi il segretario Schlein uscisse dal letargo del Nazareno, battesse un colpo e si esprimesse sui suoi, ne saremmo felici».
Ma anche in casa del centrodestra le acque sulla Puglia non sono proprio distese. «La Lega ha individuato due profili forti e empatici per vincere le regionali in Puglia», fa sapere il segretario regionale Roberto Marti invitando a evitare le «bandierine di partito». Se la Lega dovesse esprimere il candidato per il Veneto, è la replica a stretto giro in una nota dei parlamentari azzurri pugliesi rilanciando il nome di Mauro D’Attis «noi non parleremmo di bandierine».