Prima premier donna della storia d’Italia, a un passo da Renzi
Il governo Meloni vira la boa dei 1.000 giorni di governo, conquistando così il quinto posto tra i governi più longevi della storia della Repubblica italiana. In verità, non si tratta di un record stellare. Tuttavia, se si considera che il più duraturo di tutti è stato il «Berlusconi II», rimasto in carica per ben 1412 giorni, dall’11 giugno 2001 al 23 aprile 2005, seguito dal «Berlusconi IV» a Palazzo Chigi per 1287 giorni, dall’8 maggio 2008 al 16 novembre 2011, il dato acquista comunque rilievo.
A chiudere il podio c’è l’esecutivo «Craxi I», insediato il 4 agosto 1983 e terminato il 1° agosto 1986, per un totale di 1093 giorni. Al quarto posto, invece, troviamo il governo Renzi con i suoi 1024 giorni, dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016. Se ne ricava che i mille giorni dell’esecutivo guidato dalla leader di FdI, Giorgia Meloni, in carica dal 22 ottobre 2022, rappresentano un traguardo decisamente significativo. Tanto più che mancano appena 22 giorni per raggiungere il risultato di Renzi, ex rottamatore purtroppo per lui finito rottamato.
La fiducia degli italiani
Senza contare che, alla luce dei sondaggi che confermano come la fiducia degli italiani nei suoi confronti continui a crescere, tale distacco sembra destinato ad essere colmato già il 9 agosto prossimo. Non sarà forse per questo che, mentre la premier – apprezzata dal 34% degli italiani – è al top della classifica dei leader nazionali, il bullo fiorentino sprizza continuamente veleno nei suoi confronti?
L’ultimo sondaggio Dire-Tecnè, effettuato tra il 9 e il 10 luglio e pubblicato venerdì, mostra infatti ancora un avanzamento per Fratelli d’Italia, che continua a guidare la classifica dei partiti italiani con il 30,2% (+0,1% rispetto a una settimana fa e +0,2% rispetto a un mese fa). Al secondo posto si piazza il PD di Schlein, in lieve aumento al 21,7% (+0,1% rispetto a una settimana fa e +0,1% rispetto a un mese fa). Al terzo posto troviamo il M5S di Conte, all’11,9%, in lieve calo rispetto a sette giorni fa, ma in ripresa se paragonato a un mese fa (+0,3%).
Ma quali sono stati i punti di forza di una squadra di governo, per la prima volta nella storia d’Italia guidata da una donna, e quali invece quelli di debolezza, che certamente non sono mancati? Per scoprirlo è opportuno analizzare lo spread, il debito pubblico, il PIL, l’inflazione e il tasso di occupazione. Alcuni di questi indicatori sono da record, altri invece andrebbero un attimino rivisitati.
Non si può sottacere che in questi mille giorni di governo la compattezza del centrodestra abbia consentito a Meloni e all’esecutivo di recuperare margini di credibilità e di centralità internazionale, perduti in decenni di governi traballanti e costantemente a rischio. Eppure, 1001 giorni fa, a sentire le opposizioni, con lei l’Italia avrebbe avuto un destino segnato e si sarebbe ritrovata velocemente – e tristemente – isolata. Purtroppo, ogni tanto anche la «sfera di cristallo» del centrosinistra sbaglia.
L’impatto del Governo Meloni su debito, PIL e spread
Il 22 ottobre 2022, quando è entrato in carica, il debito pubblico era pari a 2.771 miliardi di euro. Oggi ha superato i 3.063 miliardi, con un incremento di oltre 290 miliardi, una cifra più consistente di quella del PNRR. Il PIL, purtroppo, non sta crescendo come dovrebbe: si è passati dal +2,4% annuo di due anni fa al +0,7% dell’anno scorso, registrando un rallentamento. Di conseguenza, il rapporto debito/PIL resta ancora debole, anche se il deficit è sceso dall’8,5% al 3,4%. L’obiettivo del governo Meloni rimane quello di portare il saldo tra entrate e uscite al 3,3% nel 2025 e al 2,8% nel 2026.
Ciò nonostante, l’esecutivo è stato promosso dall’Economist per lo spread costantemente in calo. Il differenziale è sceso sotto i 110 punti e quello tra i rendimenti decennali italiani e tedeschi si è ridotto a 90 punti base. Anche il successo in Borsa è un punto a favore di questo governo: l’indice Ftse Mib, che misura la performance di 40 titoli italiani, è cresciuto di quasi l’80%, muovendosi attorno ai 39 mila punti, consentendo così alla Borsa italiana di riportarsi ai livelli del 2007. Non a caso Moody’s e le altre agenzie di rating hanno promosso l’Italia da BBB a BBB+ con outlook stabile.
Anche sul fronte occupazionale il governo Meloni riesce a chiudere i bilanci in positivo. Con una crescita del tasso di occupazione dal 60,5% al 62,8% (+1 milione di posti di lavoro, ovvero 1000 al giorno) e una disoccupazione in calo dell’1,4%, l’Italia registra uno dei miglioramenti più significativi tra le economie avanzate. L’indicatore – secondo i dati Istat – è migliorato sia in valore assoluto che in dinamica relativa, con il tasso di inattività in calo e la partecipazione femminile in leggera risalita.