Dazi, trattativa a oltranza: a Bruxelles confronto serrato con Washington

Si tratta sui dossier più delicati: dall’auto all’agroalimentare

I due giorni evocati da Donald Trump per recapitare all’Europa la lettera sui dazi sembrano già dilatarsi in una lunga maratona negoziale. Il confronto tra le sponde dell’Atlantico si consuma a ritmo serrato, sospeso tra i tentativi di Bruxelles di evitare lo scontro frontale e la linea dura di Washington, che non arretra sulla tariffa generalizzata del 10% e lascia intravedere margini per sconti sui dossier sensibili di auto, acciaio, alluminio, agroalimentare, alcolici e farmaceutica.

Fermezza e apertura al dialogo restano la bussola di Ursula von der Leyen che, davanti all’Europarlamento, ha richiamato i «contatti proficui» con l’inquilino della Casa Bianca, tornando comunque ad assicurare che l’Ue è pronta «a qualsiasi scenario».

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Giorgetti: trattativa giorno e notte fino al primo agosto

A testimoniare la complessità della partita sono arrivate anche le parole di Giancarlo Giorgetti, convinto che la trattativa proseguirà «giorno e notte», fino al gong del primo agosto. Lo spettro di un dazio del 17% sull’agroalimentare «porta male» all’Italia, ha osservato il ministro con una punta di scaramanzia alla vigilia del summit sulla ricostruzione dell’Ucraina a Roma, che offrirà ai leader una cornice utile anche per scambi informali sul fronte commerciale.

Scommesse sull’assenza della lettera Usa: ora tutto dipende dalla volontà politica

A Bruxelles si scommette che la temuta missiva Usa con nuove stangate – arrivata nelle ultime ore anche a Filippine, Algeria, Brunei, Iraq, Libia e Moldavia con dazi tra il 20 e il 30% – non arriverà. Tutto ormai si gioca sulla «volontà» politica di giungere all’accordo. «Abbiamo dimostrato di essere disponibili a un’intesa di principio», ha ribadito un portavoce dell’esecutivo von der Leyen, rispedendo la palla nel campo di Washington. Le distanze, tuttavia, restano significative sui punti nevralgici del commercio continentale come l’automotive (e le ammiraglie tedesche) colpito da tariffe del 25%, e l’acciaio e l’alluminio gravati da tasse del 50%.

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Compromesso al ribasso: Berlino e Parigi divise sulla strategia

Qualche spiraglio si intravede soltanto per aerei e alcolici ma – nell’analisi del Financial Times – il compromesso al 10% che l’Europa si prepara a siglare sarà ben meno vantaggioso rispetto a quello strappato da Londra, nonostante le aperture europee ad aumentare l’acquisto di gnl e armi statunitensi. Il principio di reciprocità, evocato a più riprese, resta dunque vago e – soprattutto – divisivo per i Ventisette, con Berlino in pressing per un compromesso pragmatico e rapido e Parigi che invece rifiuta accordi «a ogni costo».

Dialogo tecnico costante, ma squilibrio ancora forte

I contatti tra il commissario Ue al Commercio, Maros Sefcovic, e i negoziatori Usa, Howard Lutnick e Jamieson Greer, sono costanti. E, ha rivendicato lo slovacco – sono serviti a «evitare» altre supertasse. Dal febbraio scorso, tuttavia, il 70% del commercio Ue è già vittima dell’asimmetria di tariffe «senza precedenti», ha evidenziato von der Leyen, rilanciando la volontà di definire una cornice chiara e stabile «su cui costruire». Un’espressione ormai ricorrente nel lessico della Commissione europea, a rimarcare come l’intesa di principio sarebbe soltanto il primo tassello di un accordo da blindare.

Il Parlamento Ue chiede clausole contro le mosse unilaterali Usa

Tanto che il Parlamento europeo – per bocca del suo capo della commissione per il Mercato interno, il socialista tedesco Bernd Lange – chiede una clausola automatica di salvaguardia per neutralizzare eventuali – e imprevedibili – colpi di mano unilaterali di Washington nel limbo tra il via libera politico e la firma definitiva.

Contromisure pronte ma la priorità resta l’accordo

La pressione politica è alta anche sul fronte delle contromisure. La rappresaglia, nella visione dei socialisti Ue, dovrebbe scattare comunque, anche in caso di accordo, per compensare lo squilibrio strutturale dei dazi Usa già in vigore. Il primo pacchetto di controdazi al 10 e al 25% – per recuperare circa 21 miliardi di euro – varato ad aprile è tecnicamente pronto a essere attivato il 14 luglio. Ma a Palazzo Berlaymont prevale la cautela: la priorità, stando a quanto trapela, resta un’intesa prima di quella data. Per scongiurare che l’escalation travolga settimane di diplomazia.

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