Urso e Pichetto incontrano Snam e i tecnici per la decarbonizzazione
Nel pieno delle polemiche e degli appelli accorati da parte di associazioni, ambientalisti e opposizione, il governo Meloni, attraverso l’azione determinata del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, sta affrontando cuna delle sfide industriali più delicate del Paese: il futuro dello stabilimento ex Ilva di Taranto.
Mentre da alcune realtà civiche pugliesi giunge un appello radicale al presidente della Regione, Michele Emiliano, affinché pretenda «la chiusura della fabbrica» e rifiuti ogni dialogo con il governo, Urso lavora con pragmatismo per costruire una soluzione condivisa, in grado di coniugare tutela ambientale, continuità produttiva e salvaguardia occupazionale.
Il ministro non si è sottratto al confronto, attivando interlocuzioni con tutte le Regioni coinvolte, come dimostrano i recenti colloqui con i presidenti di Piemonte e Liguria, Alberto Cirio e Marco Bucci, e con la sindaca di Genova Silvia Salis. È in questo contesto che va inquadrata la riunione «ad oltranza», per l’ex Ilva, convocata al Mimit per l’8 luglio, a cui parteciperanno tutte le istituzioni locali pugliesi.
Urso: «Mai visto un pessimista raggiungere un obiettivo»
«Non ho mai visto un pessimista raggiungere un obiettivo», ha dichiarato Urso, ribadendo la volontà di chiudere positivamente il negoziato per l’ex Ilva con piena condivisione delle responsabilità. Le esperienze pregresse dimostrano l’efficacia di questa strategia: a Terni il polo è stato rilanciato su basi green, a Piombino due colossi industriali internazionali stanno per riportare al lavoro centinaia di lavoratori in cassa integrazione da oltre un decennio. Taranto non può essere un’eccezione.
Contrariamente a quanto sostenuto dai deputati pugliesi del Partito Democratico, che accusano Urso di voler «sabotare» il confronto parlamentare, è stato lo stesso presidente della Commissione Attività produttive della Camera, Alberto Gusmeroli, a chiarire la questione: la decisione di svolgere le audizioni al Senato, nell’ambito dell’esame del decreto-legge 92/2025, è stata presa per coerenza istituzionale, non per volontà politica. L’accusa al ministro è dunque priva di fondamento, come confermato dagli atti ufficiali.
Ex Ilva, una transizione ecologica senza slogan
Parallelamente, Legambiente rilancia la proposta di un’alternativa basata su biometano e idrogeno verde, che, pur legittima nel dibattito scientifico, non tiene conto della tempistica e della scala industriale richiesta per sostenere una transizione reale e non ideologica. Urso, infatti, non rifiuta il percorso green, ma lo struttura su basi concrete, come già dimostrato con i piani di rilancio sostenibile attuati a Terni e Piombino.
Il vertice tecnico
Proprio in quest’ottica, si è svolto questa mattina, 4 luglio, un importante vertice tecnico a Palazzo Piacentini tra il ministro Urso e il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, insieme all’amministratore delegato di Snam, Agostino Scornajenchi, e ai tecnici del Mimit, del Mase e della stessa Snam. Al centro del confronto, l’approvvigionamento energetico necessario a sostenere il piano di decarbonizzazione degli stabilimenti ex Ilva, con particolare riferimento alla realizzazione dei nuovi forni elettrici e degli impianti DRI (Direct Reduced Iron), infrastrutture cruciali per garantire l’autonomia strategica nazionale.
Il futuro di Taranto tra investimenti e coesione
L’incontro ha avuto una valenza fondamentale in vista dell’elaborazione del nuovo Piano siderurgico nazionale e ha confermato la piena coesione tra governo, enti regolatori e operatori energetici per affrontare con metodo e visione un percorso di transizione che non può ridursi a slogan ideologici.
Il progetto di un rigassificatore a Taranto, ritenuto strategico per accompagnare la decarbonizzazione e attrarre investimenti esteri, rimane centrale nelle riflessioni del governo. Parallelamente, Acciaierie d’Italia in Amministrazione Straordinaria prosegue il dialogo con potenziali partner industriali internazionali – dalla Baku Steel Company alla Jindal Steel International fino a Bedrock Industries – per garantire un rilancio stabile, sostenibile e di lungo periodo dell’ex Ilva.
L’obiettivo del governo Meloni è chiaro: trasformare una crisi storica in un’opportunità per realizzare la più importante riconversione industriale green d’Europa, mantenendo saldo il principio della coesione sociale e della difesa del lavoro. Di fronte a chi grida allo scandalo o propone la desertificazione produttiva in nome dell’ideologia, Urso e il governo rispondono con una visione: costruire, non distruggere. Innovare, non abbandonare. E soprattutto, garantire futuro a Taranto e all’Italia.