L’ufficio del Massimario critica «metodo» e «merito»
Decretazione d’urgenza, norme eterogenee, rischio di sanzioni «non proporzionate». Il decreto sicurezza finisce sotto la lente dell’ufficio del Massimario della Cassazione che in una relazione di 129 pagine rileva criticità di «metodo» e di «merito». Per la Suprema Corte il decreto «riproduce quasi alla lettera» il contenuto del disegno di legge che la Camera dei deputati, «dopo un’ampia discussione in Assemblea, aveva approvato in prima lettura il 18 settembre 2024» e poi trasmesso al Senato. Mancherebbero, dunque, i requisiti di «necessità e urgenza».
Nella relazione viene ricordato che la Corte Costituzionale ha più volte ribadito che il ricorso al decreto-legge non può fondarsi su una «apodittica enunciazione dell’esistenza delle ragioni di necessità e di urgenza». A ciò si aggiunge «l’estrema disomogeneità dei contenuti» del testo. Quanto alle disposizioni che «determinano il trattamento sanzionatorio», destinate a incidere sulla libertà personale, «devono ritenersi suscettibili di controllo» da parte della Corte per «gli eventuali vizi di manifesta irragionevolezza o di violazione del principio di proporzionalità, dovendosi scongiurare il rischio di irrogazione di ‘una sanzione non proporzionata all’effettiva gravità del fatto’».
Nel merito vengono riportati diversi profili, secondo la Corte, problematici come nel caso delle aggravanti di luogo per i reati commessi nelle immediate adiacenze delle stazioni ferroviarie e delle metropolitane o all’interno di convogli adibiti al trasporto di passeggeri e per il nuovo reato di blocco stradale. Dubbi anche sulle disposizioni che interessano detenute madri e canapa.
Nordio chiede una relazione
E la relazione ha sollevato diverse reazioni a partire dal ministro della Giustizia Carlo Nordio che si dichiara «incredulo». «Ho dato mandato all’Ufficio di Gabinetto del ministero di acquisire la relazione dell’ufficio del Massimario e di conoscerne l’ordinario regime di divulgazione» aggiunge.
Critico anche il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri che ritiene si tratti di una «invasione di campo». «Mentre si fa la riforma della giustizia, la Cassazione ci dà una motivazione in più per andare nella direzione di un cambiamento di regole» tuona Gasparri aggiungendo che la Corte «dovrebbe aiutare il popolo italiano ad essere più tutelato e più sicuro. Non dovrebbe invece seminare dubbi. Hanno prodotto 130 pagine inutili che rispondono più a una pulsione politica del mondo togato che non a una interpretazione del diritto. Questa invasione di campo della Cassazione è l’ennesima provocazione».
Sulla stessa scia il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia: «L’Ufficio del Massimario esprime le sue legittime critiche sul decreto sicurezza, bene, sia chiaro che non ha nulla a che spartire con la Corte Costituzionale. Nella lettura delle novità normative – dice Rampelli – sottopone il dl sicurezza a giudizi che esulano dalla sua funzione, confondendo volutamente la presunta illegittimità costituzionale con i pareri di autorevoli giuristi, condannando quindi senza averne il potere una legge voluta dal Parlamento e promulgata dal capo dello Stato».
Esultano invece dall’opposizione
Per Angelo Bonelli, deputato di Avs e co-portavoce nazionale di Europa Verde è «l’ennesima conferma di come questa destra stia trasformando la legge penale in uno strumento di propaganda, colpendo la marginalità, la povertà e persino la libertà di dissenso».
Simona Bonafè, capogruppo del Pd in Commissione Affari Costituzionali della Camera, parla di sonora bocciatura per il Governo mentre il presidente dei senatori Pd Francesco Boccia considera «rilievi gravi» quelli della destra e la invita a fermarsi. Secondo i rappresentanti dei 5 Stelle nelle commissioni Affari costituzionali si tratta di «un atto d’accusa durissimo contro il decreto Sicurezza».