Dalla crisi in Medio Oriente al conflitto in Ucraina
In un panorama internazionale segnato da conflitti aperti e tensioni crescenti – dall’Ucraina al Medio Oriente – l’Italia, sotto la guida di Giorgia Meloni, ha riconquistato una centralità che da tempo sembrava appannata. Con uno stile pragmatico e deciso, la premier ha saputo inserirsi nel complesso gioco delle diplomazie, evitando le derive ideologiche e puntando su una politica estera fondata su interessi nazionali e dialogo costruttivo.
Anche in queste ore difficili con le preoccupanti notizie che giungono dal conflitto tra Iran e Israele, uno dei focolai più delicati del Medio Oriente, Giorgia ha saputo assumere la posizione più giusta nel solo interesse dell’Italia e degli italiani. Di fronte ad un crescente rischio di escalation dove ogni attacco, ogni uccisione mirata, ogni sabotaggio può innescare una reazione a catena, la Meloni alla Camera ha rassicurato sul fatto che «nessun aereo americano è partito da basi italiane» per l’operazione portata a termine dagli Stati Uniti sul suolo iraniano.
La presidente del Consiglio ha anche auspicato che «in questa fase così delicata è importante il dialogo tra governo e Parlamento, tra governo e opposizione» assicurando che sono in corso le evacuazioni di cittadini italiani da Israele e Teheran, e che il governo sta valutando se spostare «temporaneamente» l’ambasciata italiana in Iran. Non è mancata poi un passaggio chiaro con una posizione netta riguardo alla Striscia di Gaza, dichiarando che «la legittima reazione di Israele a un terribile e insensato attacco terroristico sta assumendo forme drammatiche e inaccettabili, che chiediamo a Israele di fermare immediatamente».
Il doppio binario sull’Ucraina: sostegno e diplomazia
Passando all’Ucraina, la presidente del Consiglio ha confermato poi la doppia strategia di «sostegno all’Ucraina e pressione sulla Russia», spiegando che «l’obiettivo immediato è un cessate il fuoco che fermi i combattimenti e lasci il campo alla diplomazia».
Nella strategia messa in atto in tema di politica internazionale, la Meloni ha scelto, quindi, di mantenere saldo l’ancoraggio euro-atlantico dell’Italia, rafforzando i rapporti con gli Stati Uniti e i partner europei, ma allo stesso tempo ha valorizzato il ruolo del Mediterraneo come area strategica, ponendo l’Italia come ponte tra Europa e Africa. Non a caso, il Piano Mattei per l’Africa, fortemente voluto dal suo governo, è diventato un elemento qualificante della politica estera italiana, suscitando interesse e consensi anche tra interlocutori storicamente distanti.
Un’opposizione divisa e poco credibile sulla scena internazionale
Da parte delle opposizioni c’è ancora confusione e sembrano reagire solo in funzione antigovernativa. Sul conflitto in Ucraina, ad esempio, il PD sostiene ufficialmente il sostegno a Kiev, ma al suo interno convivono anime pacifiste e posizioni ambigue. Il M5S di Conte si dichiara contrario all’invio di armi ma, quando era al governo, li approvava. Più defilata la posizione di +Europa, europeista convinta ma poco influente. E la sinistra radicale resta ancorata a un antiatlantismo ideologico, spesso incline a giustificare le aggressioni di regimi autoritari.
La gestione oculata delle crisi, la presenza puntuale ai tavoli decisionali e la capacità di mediazione mostrata anche nei contesti più delicati, come il G7 e i vertici NATO, stanno delineando una nuova stagione per la diplomazia italiana: più assertiva, più coerente, più protagonista. E in tempi di instabilità, avere una guida chiara può fare la differenza. Non ci resta che dire: Meno male che Giorgia c’è!