Le polemiche sulla presunta «vacanza dell’Aula»
Una bagarre dai toni accesi ha animato la Camera dei Deputati al termine dell’approvazione della proposta di legge per l’istituzione della Giornata della Ristorazione. Ad accendere la miccia è stata la polemica, portata avanti da PD, M5S e AVS, sulla presunta «vacanza dell’Aula», accusata di aver svolto, in una settimana teoricamente piena, solo quattro ore effettive di votazioni. Ma la maggioranza di Fratelli d’Italia ha respinto le critiche con fermezza, bollando la protesta come sterile, strumentale e profondamente incoerente.
Deidda: «Solo video per i social, distacco dalla realtà»
Tra gli interventi più duri, quello di Salvatore Deidda (FdI), che ha criticato l’atteggiamento “teatrale” dell’opposizione: «Può far conquistare cinque “mi piace” nei social network – ha detto – ma molti interventi servono solo a fare la video comparsata nei social network». Per Deidda, il vero lavoro parlamentare non si misura dai minuti d’Aula, ma dalla qualità dei contenuti, spesso costruiti in Commissione e sul territorio. «Chi fa polemiche strumentali sul calendario dei lavori – ha aggiunto – dimostra solo di voler usare quest’Aula come palcoscenico propagandistico».
Rampelli chiarisce: «Il calendario lo approvano tutti i gruppi»
Le opposizioni hanno attaccato duramente la maggioranza, accusandola di ridurre il ruolo del Parlamento a una ratifica passiva delle decisioni del Governo. Ma a spegnere la polemica ci ha pensato il vicepresidente Fabio Rampelli, che ha ricordato in Aula una verità spesso ignorata:
«Il calendario viene approvato dalla Conferenza dei capigruppo e, quindi, non è oggetto di discussione e, soprattutto, di decisione da parte dell’Aula. Ogni gruppo parlamentare è rappresentato all’interno della Conferenza e può far valere le proprie ragioni in quella sede». Una precisazione netta che smaschera la strumentalità del dibattito sollevato in Aula, considerato che le stesse forze politiche che oggi si lamentano siedono e votano nella Conferenza dei capigruppo.
FdI e Lega: «Chi ha permesso i DPCM ora parla di centralità del Parlamento?»
Ma a rendere la polemica ancora più contraddittoria è il fatto che molti dei parlamentari oggi indignati appartengono agli stessi partiti che, durante l’emergenza pandemica, hanno permesso al Governo Conte di legiferare per mesi a colpi di DPCM, esautorando di fatto proprio quell’Aula che oggi rivendicano come centrale.
Rossano Sasso (Lega) ha preso la parola per respingere al mittente le accuse, sostenendo che la maggioranza stava esercitando con correttezza il proprio ruolo e accusando i colleghi del PD e del M5S di voler trasformare l’aula in un’arena, affermando «Purtroppo, mio malgrado, ho subito l’onta, da parlamentare della Repubblica, nella passata legislatura, di vedere quest’Aula sistematicamente scavalcata dai DPCM di Giuseppe Conte che, anziché venire in Aula, faceva le conferenze stampa e proponeva, sulla testa degli italiani senza mai passare dal Parlamento italiano, decisioni che hanno negato la libertà individuale di ogni cittadino», concludendo il proprio intervento fra gli applausi della maggioranza «apprezzando l’evoluzione della specie politica di un MoVimento che, da antiparlamentare, si ritrova ad essere assolutamente difensore di quest’Aula. Peccato che all’epoca dei DPCM di Giuseppe Conte facevano finta di non essere parlamentari»
Fratelli d’Italia anche non dimentica il periodo in cui Conte governava a suon di DPCM: «Non accettiamo lezioni da chi ha taciuto quando l’intero Parlamento veniva bypassato. Oggi quelle stesse forze si svegliano paladine della democrazia parlamentare?», è il commento raccolto nei corridoi della maggioranza.
Una protesta che svela il vuoto
La scena lascia una fotografia chiara: un’Aula divisa, in cui da un lato c’è chi lavora concretamente, anche lontano dai riflettori, e dall’altro chi usa il Parlamento come contenitore di contenuti da diffondere in pillole su Instagram e TikTok.