Confronto sul futuro dei governatori. Meloni ascolta le posizioni
Sale la sfida interna alla maggioranza sul terzo mandato. Antonio Tajani evoca Hitler e Mussolini, «anche loro avevano vinto le elezioni». E la reazione della Lega oscilla fra l’ira e l’offesa. Soprattutto fra i governatori del partito di Matteo Salvini (che, invece, cerca di smorzare le tensioni), che si sono fatti sentire nel Consiglio federale convocato dal leader, premendo affinché al più presto sia convocato un vertice di maggioranza per discutere una proposta.
In mezzo c’è Giorgia Meloni che, al di là dell’apertura al confronto annunciata da FdI nei giorni scorsi, secondo più fonti di governo, non sarebbe affatto intenzionata ad accelerare su questo dossier. All’indomani del vertice dei leader di centrodestra a Palazzo Chigi, in cui non è stato volutamente messo sul tavolo il tema, FI ha ribadito con forza di non condividere l’ipotesi di modifica che consentirebbe ai presidenti di regione più di due mandati.
«Non è una questione di volontà popolare… Anche Mussolini ha vinto le elezioni, anche Hitler aveva vinto le elezioni», la linea di Tajani, secondo cui un governatore «troppo tempo seduto su una poltrona rischia di far sì che ci siano rischi di autoritarismo, di incrostazioni di potere».
Lega: avanti con decisione
«Parole grevi, offensive, fuori luogo», come sono state definite in vari degli interventi dei leghisti durante le quasi due ore del ‘Federale’, il primo per Roberto Vannacci da vicesegretario, utile anche a confermare la kermesse di Pontida il 21 settembre. I più sconcertati, raccontano, sono stati i governatori (dell’organismo fanno parte Luca Zaia, Attilio Fontana e Massimiliano Fedriga). L’input dei leghisti è andare avanti sul terzo mandato «con decisione e senza incertezze».
«La posizione della Lega sul terzo mandato è chiara da anni, non devo ribadire quello che diciamo da anni», ha chiarito Salvini, che non vuole polemizzare con gli alleati, assicurano i suoi. Nei prossimi giorni si studierà la strategia, anche con il sospetto che sia necessario «andare a vedere le carte», nella convinzione che dietro le bordate di FI ci sia l’intenzione di ottenere contropartite pesanti.
Noi Moderati contro il terzo mandato
Anche Noi moderati, ribadisce Maurizio Lupi, è contrario: «Se si affronta la questione per i governatori, va fatto anche per sindaci e Province, per cui chiediamo l’elezione diretta». Di certo, i tempi sono stretti, considerando l’appuntamento delle Regionali in Autunno, anche in Veneto, dove Zaia al momento non può ricandidarsi.
Le soluzioni
Chi spinge per il terzo mandato studia le soluzioni, non semplici visto che al momento non ci sono decreti legge su materie attinenti all’esame del Parlamento, su cui poter intervenire con emendamento.
Né appare facile intervenire su un disegno di legge (perché ha tempi più lenti) come quello in Senato sull’adeguamento del numero di consiglieri e assessori regionali, il cui termine per gli emendamenti è fissato al 17 giugno. Su un tema simile, inoltre, andrebbero consultate anche le opposizioni. Un decreto legge, poi, si ragiona nella maggioranza, rischierebbe di andare incontro a rilievi da parte del Quirinale.
«Vedremo se la riflessione che stiamo facendo rientrerà per questa tornata delle regionali o sarà per le prossime, è una discussione di sistema, non sulla singola regione», spiega Francesco Filini, di FdI. E secondo fonti di governo del suo partito, per «il capo», ossia Meloni, «sul terzo mandato non si va da nessuna parte».
Freme il centrosinistra
Il dibattito sul terzo mandato non lascia tranquilli nemmeno il centrosinistra con la segretaria Elly Schlein che, in caso passasse la linea della Lega, dovrà fare i conti con il ritorno della candidatura del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Attualmente il governatore è stato bloccato dalla Consulta ma in caso di un successo leghista potrà tornare ad affilare le armi e a rompere le uova nel paniere della Schlein che sembra già decisa a offrire la candidatura alla presidenza campana a un esponento del M5S, con l’ex presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico, in pole position.