Centrosinistra in guerra… sulle manifestazioni per la pace a Gaza

Pd, M5s e Avs in piazza il 7 giugno, Azione e Iv lanciano contropiazza

Il minuto di silenzio alla Camera e poi al Senato «per le vittime palestinesi e israeliane» sono stati gli unici spazi di unità politica del centrosinistra sul Medio Oriente. A parte quei 120 secondi di comunione, il resto della giornata è stato un continuo dirsene e – metaforicamente – darsene. Fra maggioranza e opposizione clima teso durante le informative del ministro degli Esteri Antonio Tajani su Gaza. Nel centrosinistra rottura plateale in tema di manifestazioni. Pd, M5s e Avs saranno a Roma il 7 giugno, in un corteo che si concluderà a piazza San Giovanni. Azione e Italia viva saranno invece a Milano il 6 giugno, per una un’iniziativa, o controiniziativa.

Se gli scontri in Parlamento fra centrosinistra e governo erano in programma, la spaccatura del campo largo non era attesa, visto che la vittoria unitaria a Genova è ancora calda. Cioè, che centristi e progressisti non fossero allineati sulle ragioni della manifestazione del 7 giugno era chiaro, commenti e polemiche non erano mancate, ma sotto sotto stava procedendo un lavorio diplomatico di cucitura. Che però si è interrotto all’improvviso.

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Il nodo della piattaforma

Il nodo sta nella piattaforma della manifestazione, cioè nelle motivazioni che ne sono alla base: Pd, M5s e Avs hanno riproposto quelle della mozione presentata insieme in Parlamento, che tra l’altro chiede il riconoscimento dello Stato di Palestina e la condanna dei crimini di guerra di Israele. Ma Azione e Iv non erano convinte, vedendo il rischio di lasciare sponde alle derive antisemite.

Che la trattiva si fosse interrotta, che il fronte si fosse rotto, è stato chiaro quando i leader di Pd Elly Schlein, M5s Giuseppe Conte, e Avs Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli hanno convocato un punto stampa volante alla Camera, per un appello alla partecipazione al corteo del 7 giugno ma, soprattutto, per ribadire che la piattaforma non sarebbe cambiata: «Le manifestazioni si convocano così – ha chiarito Fratoianni – Chi non vuole la piattaforma fa le sue valutazioni».

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La contro-piazza di Calenda e Renzi

Azione e Iv le hanno fatte al volo e pochi minuti dopo hanno fatto uscire la notizia dei contatti diretti tra i due per nulla amici Carlo Calenda e Matteo Renzi, che hanno lanciato una contro-piazza «di condanna all’azione del governo israeliano e di sensibilizzazione sul pericolo dell’antisemitismo e contro chi professa la distruzione dello Stato di Israele».

La distanza si misurerà quindi nei chilometri che e dividono Roma e Milano. «Io vado a quella del 6 e non a quella del 7 – ha spiegato Renzi – Non è che sono due cose una contro l’altra», anche perché «una sarà una grande manifestazione di piazza, l’altra ragionevolmente in un teatro».

Tajani, la linea del governo e le accuse

Eppure, la giornata era iniziata coi due schieramenti uniti – centrodestra e centrosinistra – e contrapposti. In Aula, il ministro Tajani aveva illustrato la posizione su Gaza: «La legittima reazione del governo israeliano a un terribile e insensato atto terroristico sta assumendo forme assolutamente drammatiche e inaccettabili». E poi: «Chi dice che il governo sta ignorando la crisi di Gaza, offende la verità». Per poi ribadire: «L’unica prospettiva possibile per la pace, l’obiettivo irrinunciabile resta l’avvio di un processo politico che porti a due Stati che convivano in pace e sicurezza».

L’informativa non ha convinto le opposizioni. «Voi siete amici di Netanyahu – gli ha detto Peppe Provenzano, del Pd – come il ministro Salvini che è andato lì a stringere quelle mani sporche di sangue». Anche Schlein ha battuto sul punto: «Il governo non ha espresso una condanna dei crimini che il governo di estrema destra di Netanyahu sta portando avanti. Non l’ha fatto nemmeno il ministro Tajani, che non è riuscito nemmeno a nominare Netanyahu».

E Conte: «Ancora oggi il governo non riesce a produrre una parola di condanna per quanto riguarda i crimini del governo Netanyahu. È possibile che ancora oggi lo ritengano loro amico e sodale?». Serafica la replica di Tajani: «Sorridevo agli insulti che arrivavano, siccome sono un uomo di pace quando mi insultano sorrido. Quando si parla di onore e dignità posso soltanto sorridere».

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