Altro che terzo mandato, qui si punta al Paradiso
Vincenzo De Luca ci ha abituati a iperboli, metafore belliche e lanciafiamme verbali. Ma stavolta ha superato sé stesso, candidandosi — a parole — direttamente al soglio di Pietro. Alla domanda dei giornalisti su un’eventuale candidatura come consigliere regionale in tutte le province campane, ha risposto con una solennità surreale: «Perché solo capolista? Intanto sono in concorrenza con Trump per il papato». In un attimo, il governatore ha scavalcato lo Statuto della Regione, la Corte costituzionale e pure il conclave.
A conferma del «conclave parallelo», è arrivato dall’America un sacro fotomontaggio che ritrae Donald Trump vestito da Papa. Tiarato, incensato, benedetto e ritwittato dallo stesso ex presidente. L’immagine ha fatto il giro del mondo e ha mandato in estasi la rete, soprattutto da quando qualcuno ha affiancato allo scatto trumpiano il faccione serissimo di De Luca dietro i microfoni, rivisitato in versione cardinalizia.
Ci si immagina già l’Angelus: Trump che promette di rendere l’Inferno «di nuovo grande», mentre De Luca inaugura la nuova Bolla papale con la frase «Chi non si pente, lo metto sotto con la Panda».
I social si divertono, i meme si moltiplicano come pani e pesci, e qualcuno suggerisce una beatificazione preventiva per entrambi, «visto che sono già due miracoli viventi di comunicazione politica». Sì. E no. Perché, mentre ridiamo, ci accorgiamo che nel caos della politica odierna non si capisce più dove finisca la satira e inizi la realtà. O viceversa. E se un governatore può candidarsi papa, e un ex presidente farsi incoronare con Photoshop, allora forse il prossimo passo sarà il Giubileo su TikTok.