Dazi Usa come messaggio all’Ue: per sondare la fedeltà contro la Cina

In novanta giorni si riaccende la speranza di un’intesa

Novanta giorni possono bastare per sperare in un accordo. La frenata di Donald Trump sui dazi e quella successiva di Bruxelles sulle contromisure, sono accolte come «ottime» notizie da Giorgia Meloni, la cui missione a Washington ora si avvicina in un panorama completamente mutato. E in meglio, secondo i giudizi dell’inner circle meloniano. Perché i segnali di de-escalation da entrambe le sponde dell’Atlantico ora consentono di vedere margini per lavorare a un coordinamento Usa-Ue verso un’intesa su un mercato a dazi zero.

Cautela e agenda ampia per il bilaterale

Ogni ragionamento, tuttavia, è accompagnato da una buona dose di cautela, imposta da uno scenario comunque teso e incerto. Anche per questo dalle parti di Palazzo Chigi, nella giornata in cui anche Piazza Affari inverte la tendenza, si evita di ridurre la portata della visita alla Casa Bianca limitatamente al dossier dazi. La premier potrebbe tentare di rilanciare l’idea di un vertice Usa-Ue sulla pace in Ucraina, all’interno di un bilaterale con un’agenda che si annuncia articolata, fra temi legati alla Nato, alle spese per la difesa, alla crisi in Medio Oriente e agli scambi commerciali fra i due Paesi.

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Sulla questione delle tariffe commerciali, spiegano i suoi, Meloni punta a difendere l’interesse nazionale lavorando nella cornice europea, perché l’obiettivo deve essere un avvicinamento fra Usa e Ue sul tema del mercato unico transatlantico. Ma la missione a Washington non nasce con un mandato per trattare a nome dell’Europa.

La Cina sullo sfondo del confronto Usa-Ue

Sin dall’insediamento del successore di Joe Biden, la premier ha sostenuto che le sue ruvide prese di posizione fossero messaggi indirizzati al principale rivale degli Usa nello scacchiere geopolitico, ossia la Cina. E questa convinzione è rafforzata ora nelle analisi che circolano a Palazzo Chigi. Carlo Fidanza, il capodelegazione di FdI al Parlamento europeo, intervistato dal Corriere della sera, ha sintetizzato così il «messaggio» di Trump: «voi europei ci state o no a entrare in un blocco anticinese? È questo il nodo che dobbiamo sciogliere. L’Ue con la transizione ecologica di fatto ha puntato sull’elettrico e ha sposato finora una politica filo-cinese».

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L’automotive e il Green Deal nel mirino

E Meloni insiste affinché la Commissione europea riveda il Green Deal, a partire da un rinvio dello stop alla vendita delle auto a motore endotermico, fissato per il 2035. L’automotive è uno dei settori più in agitazione, anche per le potenziali ricadute dei dazi Usa sull’indotto italiano che produce per i marchi tedeschi. Ma è lunga la lista delle categorie produttive preoccupate.

Inclusa quella dell’arredo e del design, che ha negli Usa il primo mercato extra-Ue, e che chiede di evitare l’escalation, come emerso dalle prime giornate del Salone del Mobile di Milano, dove Meloni aveva in programma una visita, annunciata da Palazzo Chigi e poi annullata nel giro di qualche ora.

Le opposizioni chiedono un confronto

In quelle ore, fra l’altro, è arrivato l’annuncio della presenza al Salone anche di Elly Schlein, in una giornata che rischiava di diventare una sfida a distanza fra le due leader». Se c’è Meloni – osserva qualcuno dei fedelissimi – non inviti i leader dell’opposizione…».

La segretaria del Pd ha criticato le ipotesi prospettate dal governo per sostenere le imprese tramite la revisione di Pnrr e fondi di Coesione, liquidandolo come «un gioco delle tre carte». «Stiamo incontrando imprese, sindacati, cooperative, agricoltori per affinare le proposte che sottoponiamo al governo di Giorgia Meloni, che è stato fermo: siamo disponibili a interloquire», ha spiegato la segretaria del Pd.

«Data la gravità della situazione, sarebbe giusto che la presidente del Consiglio chiamasse anche le opposizioni al confronto su come affrontare la crisi», sostiene il leader di Azione Carlo Calenda, che prova a giocare un ruolo propositivo inviando a Palazzo Chigi «un documento urgente in quattro punti: una manovra per diminuire il costo dell’energia per le imprese; la cancellazione di Transizione di 5.0 e il ripristino di Industria 4.0; una moratoria sui debiti delle imprese; l’estensione della cassa integrazione». Il ritorno a Industria 4.0 è anche fra i suggerimenti di Matteo Renzi, che consiglia anche all’esecutivo di sbloccare l’accordo sul Mercosur e «reintrodurre il nostro regime della legge sul rientro dei cervelli».

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