Il Governo riscrive le regole su migranti e cittadinanza: in Albania un Cpr

Il centro di Gjader cambia e si amplia, in attesa del verdetto Ue

La struttura italiana di Gjader arriverà a 144 posti e ospiterà anche migranti irregolari trasferiti direttamente dall’Italia, aggiungendosi alla rete nazionale dei Centri di permanenza per il ripatrio già esistenti. Ma la sua funzione originaria dedicata alle procedure accelerate di frontiera resta comunque in attesa di essere riattivata, in vista delle prossime mosse dei giudici internazionali.

Il centro in Albania intanto cambia pelle e si espande con il decreto approvato in Cdm, aspettando che la Corte di Giustizia europea si pronunci sulla questione del trattenimento dei migranti e le indicazioni sui Paesi sicuri: una questione da mesi al centro di polemiche e tensioni dopo i pronunciamenti dei magistrati italiani, i quali finora hanno di fatto bocciato il progetto del governo in tema di procedure accelerate.

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Un’altra misura fondamentale contenuta nel provvedimento è la nuova stretta sullo ius sanguinis, la discendenza che permette di acquisire la cittadinanza: solo chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia sarà automaticamente cittadino italiano dalla nascita.

Il centro a Gjader

Aldilà del nuovo «pacchetto cittadinanza», con il decreto tutto sembra già pronto per nuovi arrivi in Albania: a Gjader non giungerà potenzialmente qualsiasi migrante irregolare per il quale sarà avviata la procedura di rimpatrio, dopo la convalida del magistrato. Tutto è già pronto e il Viminale sta già programmando un primo trasferimento di questo tipo.

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«Questo ci consentirà di dare l’immediata riattivazione di quel centro che non viene snaturato. Anzi. Le procedure accelerate di frontiera riprenderanno al più presto», chiarisce il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, per il quale «non ci saranno risorse aggiuntive per la realizzazione della struttura, il Cpr lì era già previsto», inoltre «al momento il centro è già attivo per una cinquantina di posti ed è in via di completamento per arrivare fino ad oltre 140 posti».

Neppure eventuali trasferimenti dall’Albania all’Italia, per il conseguente rimpatrio dei migranti nel proprio Paese di origine, determineranno nuove spese – sottolinea il ministro – perché «spesso i trasferimenti già avvengono attraverso collegamenti tra varie città italiane, che coprono le stesse distanze». Il provvedimento è un piano aggiuntivo a quello già previsto sui Cpr: «ne abbiamo in cantiere cinque che entro la fine del mandato del governo saranno completati, di questi due saranno terminati a breve».

Il tutto in attesa di poter dare al centro di Gjader la sua funzione originaria dedicata alle procedure accelerate di frontiera. Prima servono due step: il pronunciamento della Corte di giustizia europea che arriverà poco prima dell’estate e l’entrata in vigore del nuovo regolamento dell’Ue sull’immigrazione e l’asilo nel giugno 2026.

La cittadinanza italiana

L’altra misura fondamentale del decreto riguarda l’insieme di misure legislative proposte dal ministero degli Esteri per riformare la disciplina in materia di cittadinanza. Secondo il decreto gli italiani discendenti nati all’estero saranno automaticamente cittadini solo per due generazioni: soltanto chi ha almeno un genitore o un nonno nato in Italia sarà cittadino dalla nascita. Per la Farnesina l’obiettivo delle misure adottate è valorizzare il legame effettivo tra l’Italia e il cittadino all’estero.

Il ministro Antonio Tajani ha chiarito che «non verrà meno il principio dello ius sanguinis e molti discendenti degli emigrati potranno ancora ottenere la cittadinanza italiana, ma verranno posti limiti precisi soprattutto per evitare abusi o fenomeni di commercializzazione dei passaporti italiani. La cittadinanza deve essere una cosa seria».

I Paesi di maggiore emigrazione italiana – secondo i dati diffusi – hanno avuto negli ultimi anni un forte incremento di riconoscimenti della cittadinanza. Dalla fine del 2014 alla fine del 2024 i cittadini residenti all’estero sono aumentati da circa 4,6 milioni a 6,4 milioni: un aumento del 40% in 10 anni. Gli oriundi italiani nel mondo che potrebbero chiedere il riconoscimento della cittadinanza con la legge vigente sono potenzialmente tra i 60 e gli 80 milioni.

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