Ucraina, la vera sfida: una pace possibile, non una pace giusta

Fino a quando l’Europa ignorerà le priorità dei suoi cittadini?

In un contesto geopolitico sempre più teso, la necessità di una soluzione diplomatica dovrebbe essere prioritaria per tutti, ma soprattutto per chi subisce direttamente le conseguenze del conflitto. La realtà è che la popolazione ucraina soffre, le economie europee sono in difficoltà e a rischio, mettendo in evidenza un atteggiamento che sembra lontano dall’aprire spiragli concreti per un negoziato.

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L’approccio non è stato quello di un leader in cerca di soluzioni, ma di un uomo ancora ancorato alla logica della guerra. Un dettaglio significativo è stata l’assenza di riconoscenza per il sostegno ricevuto dagli Stati Uniti, un gesto che ha lasciato perplessi molti osservatori. Ma più di tutto, non è stato colto un punto chiave: la possibilità di un cessate il fuoco con il diretto coinvolgimento di Trump, che ha sottolineato più volte come questo possa rappresentare la vera garanzia di sicurezza per l’Ucraina.

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Una pace giusta

Un altro elemento cruciale riguarda le terre rare, risorse strategiche situate in zone contese, che potrebbero diventare un punto di forza per Kiev attraverso un accordo con gli Stati Uniti. Un’opportunità che, invece di essere colta come un’occasione di stabilità e crescita, è stata quasi ignorata.

Nel frattempo, mentre si continua a parlare di riarmo e di strategie militari, la realtà è che la popolazione ucraina soffre, le economie europee sono in difficoltà e il rischio di un conflitto prolungato diventa sempre più concreto. «Una pace giusta» è un concetto astratto, perché ogni parte in guerra vede la giustizia dal proprio punto di vista. Ciò che serve è una pace possibile, un compromesso che, pur non soddisfacendo tutti, possa fermare la distruzione e la sofferenza.

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Eppure, mentre la gente muore di fame e i cittadini affrontano crisi economiche senza precedenti, l’attenzione della politica europea sembra rivolta altrove. Ursula von der Leyen continua a spingere per il riarmo, per una corsa agli armamenti che non fa altro che alimentare il conflitto invece di porre le basi per una soluzione.Chi dovrebbe volerla più di tutti, se non proprio Zelensky? E soprattutto, fino a quando l’Europa continuerà a ignorare le reali priorità dei suoi cittadini?

Setaro

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