Giugliano, così i sottogruppi gestiscono il territorio del clan Mallardo

I collaboratori di giustizia: ecco chi sono i capi dell’organizzazione

Napoli e Caserta. Due territori collegati non solo geograficamente, ma anche dal punto di vista criminale. Lo racconta nei suoi verbali Massimo Amatrudi, nato in Germania nel 1969 e affiliato al gruppo Bidognetti, prima di essere arrestato e passare dalla parte della giustizia. Il basso Casertano e l’alto Napoletano sono territori criminalmente osmotici.

Amatrudi racconta nei suoi verbali i contatti con i Mallardo e del clan spiega che è composto da vari sottogruppi. Spiega che Francuccio «’O napulitano» opera insieme a Feliciano Mallardo su tutta Giugliano, ma che ha come «punto di appoggio» la zona di via San Vito e «di fuori a San Nicola», ovvero fuori la chiesa di San Nicola. «Tra gli affiliati di questo gruppo – racconta – ci sono Armando detto “Ventinove”, Filippo Caracallo, Biagio o Chiacchierone e Giulio O Muzzone».

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Si sofferma su Caracallo, e lo indica anche come responsabile di azioni di fuoco. Anche Giuliano Pirozzi, l’ex colletto bianco del clan Mallardo, indicò Caracallo come un uomo di vertice dei Mallardo, reggente della zona di Qualiano perché fedelissimo di Biagio Micillo.

A Caracallo, dopo la cattura, non restò che la via della collaborazione. Le sue rivelazioni, da voce di dentro del clan, hanno portato a inchieste e retroscena. Ha parlato di omicidi, come quello di Pietro Nappo. In un verbale del maggio 2018 spiega che «fu il clan Mallardo a ucciderlo». Nappo era inserito nella mala di Qualiano e secondo gli inquirenti legato alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. L’omicidio di «Pietro ’a mafia» e del suo braccio destro, il cognato Rosario Frascogna, segnò il tracollo dei cutoliani e l’ascesa dei nemici, cioè i Mallardo.

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