Migranti trasferiti in Albania, Mirabelli: «Pronuncia è un’interpretazione errata»

Il presidente emerito della Corte costituzionale: «Serve maggiore precisione per ridurre spazi a interpretazioni avventurose»

«Vorrei capire come la definizione dei confini tra le funzioni della politica e della giustizia possa essere meglio determinata in Costituzione di quanto già non sia. I confini sono precisi: i giudici sono soggetti alla legge. Quindi il problema reale delle decisioni viziate da propensioni soggettive dei magistrati deve trovare soluzione nella complessiva organizzazione della giurisdizione e dei diversi gradi di giudizio». Lo dice il presidente emerito della Corte costituzionale Cesare Mirabelli considerando la proposta del presidente del Senato, Ignazio La Russa, a riformare il titolo IV della Carta.

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Ciò però non toglie, rimarca il costituzionalista all’Adnkronos, che «la pronuncia della giudice intervenuta sul caso dei migranti portati in Albania è una interpretazione probabilmente errata. Ha ritenuto non sicuro un paese considerato dalla Corte di giustizia europea sicuro nella sua totalità, ma non per alcune categorie. La giudice, ammesso che non abbia provato che i migranti in causa appartengono alle categorie per cui il pericolo c’è, ha quindi sbagliato».

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Secondo Mirabelli, «è vero che il margine di interpretazione dei giudici è dato dalla molteplicità delle fonti del diritto, statali, comunitarie, internazionali, regolamentazioni delle autorità indipendenti, con una certa confusione nelle fonti stesse. Ed è qui che occorre quindi rimediare con una maggiore precisione nella legislazione per ridurre fortemente spazi a interpretazioni avventurose».

Il caso dei migranti

Nel caso dei migranti trasferiti in Albania «è stato disapplicato non l’atto legislativo ma quello amministrativo e di buon senso del ministero degli Esteri. Inserirlo in legge potrebbe aiutare a vincolare in maniera più precisa il giudice, che in caso di conflitto fra poteri si dovrebbe rivolgere alla Corte costituzionale o alla Corte di giustizia europea».

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«Il tema reale – rimarca il costituzionalista – è anche dei tempi di decisione, che dovrebbero essere rapidi ed immediati». Nessuna riforma costituzionale quindi? «Le modifiche costituzionali non vorrei che le invocassimo ogni giorno – risponde a conclusione il presidente emerito della Corte – La nostra Costituzione stabilisce che ciascuno può agire e resistere in giudizio a tutela dei propri interessi».

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