La vita da vip degli uomini del clan: villeggiatura, Ferrari e yacht in affitto

Il pentito Sacco: molti degli affiliati criticavano le ostentazioni dei vertici del clan Sacco-Bocchetti

Se Gennaro Sacco veniva definito «morigerato», il collaboratore di giustizia parlò di Carmine Sacco come di un amante del lusso e dell’ostentazione. Qualcosa che mal si accordava con quanto il clan stesso dichiarava, ovvero che le casse dell’organizzazione languivano. Carmine Sacco non se ne curava, anzi «tutti i giorni aveva un vestito nuovo» ricorda il suo omonimo.

E questa era una cosa che si notava nel quartiere. Si sapeva di un appartamento di lusso acquistato dal rampollo del boss; si sapeva di un’auto da centomila euro con la quale se ne andava in giro il sabato e la domenica. Si sapevano queste cose e qualcuno cominciò a storcere il naso.

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«Nella mia famiglia – racconta il pentito – mia mamma con quattro figli, anzi con tre ma a volte capita che il marito di mia sorella rimane senza lavoro e mamma le deve fare la spesa, nel mese di agosto rimase proprio senza niente e si lamentò. Faceva ‘E’ possibile mai? Loro vanno tutti quanti a villeggiare: se mi dite che non ci stanno soldi, la villeggiatura però ve la sapete andare a fare?!’ Non è che uno vuole notare, pero». Poi il magistrato incalza: «Era ‘appariscente’ solo Carmine Sacco?». La risposta è no. Non era il solo. Il pentito parla anche di Antonio Zaccaro, il presunto braccio destro del boss Gennaro. Uno che faceva «tutte queste cose a vip».

«A Ferragosto prendeva in affitto una barca tutti i giorni che costava più di 3-4mila euro al giorno, una specie di panfilo, che poi non ne capisco neanche – e inoltre – Tutti i giorni stava con un Ferrari blu, sempre preso a noleggio». Non se la passava bene il clan, ma qualcuno del clan sì. «Le persone di cui vi sto dicendo sono quelle più vicine a Gennaro – conclude il collaboratore di giustizia – Quello, giustamente era il figlio e Gennaro gli faceva abbuscare i soldi. Poi c’era il fratello di Bocchetti. Il resto degli affiliati non capiva niente».

Setaro

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