L’analisi preliminare presentata da Paolo Ascierto
Un farmaco immunoterapico locale si è dimostrato in grado di ridurre in modo significativo il melanoma reclutando, al contempo, cellule immunitarie per contrastare metastasi e recidive. Il trattamento manda infatti in necrosi il tumore in brevissimo tempo e promuove un aumento della presenza dei linfociti T che vanno a colpire le metastasi distanti e che favoriscono la prevenzione delle ricadute.
A descrivere il meccanismo di azione del nuovo farmaco (Daromun) è un’analisi preliminare condotta nell’ambito dello studio di fase 3 Pivotal, presentata da Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Pascale di Napoli, in occasione del congresso della Società europea di oncologia medica (Esmo).
Da un melanoma grande quanto una pallina di ping pong a minuscola biglia in soli 45 giorni: è questo l’effetto che 4 iniezioni locali del farmaco possono avere su un melanoma resecabile localmente avanzato. In alcuni casi il tumore sparisce completamente e, grazie al reclutamento di cellule immunitarie CD8+, a soccombere sono anche le metastasi distanti con un effetto importante nella prevenzione delle recidive.
La risposta anti-tumorale imponente e immediata
«I risultati del nostro lavoro suggeriscono che il farmaco iniettabile Daromun scatena una risposta anti-tumorale imponente e immediata sia localmente, riducendo o addirittura facendo scomparire il tumore, che a livello sistemico, colpendo le cellule tumorali distanti che possono essere causa di metastasi e recidive – spiega Ascierto -. Grazie a questo trattamento neoadiuvante, cioè somministrato prima dell’intervento chirurgico di rimozione del melanoma, la massa tumorale va in necrosi rapidamente e, allo stesso tempo, promuovendo un aumento dei linfociti CD8+».
Lo studio mostra che il farmaco immunoterapico iniettabile ha effetti evidenti sulla riduzione della massa tumorale già dopo una settimana dalla prima iniezione. Lo studio Pivotal, coordinato dall’ospedale universitario Schleswig-Holstein di Kiel, in Germania, aveva già dimostrato che la somministrazione del farmaco immunoterapico prima dell’intervento chirurgico riduce del 41% il rischio di recidiva o morte e riduce del 40% la comparsa di metastasi a distanza.