Massimo Troisi, il Festival di Venezia omaggia l’artista senza tempo

Massimo Troisi era capace di far ridere e riflettere allo stesso tempo

Un artista senza tempo, dotato di una comicità spontanea, mai scontata e al contempo malinconica. Capace di far ridere e riflettere allo stesso tempo, ecco chi era Massimo Troisi. Considerato naturale erede di Eduardo De Filippo e Totò, era anche chiamato «Il comico dei sentimenti» o il «Pulcinella senza maschera», adoperò uno stile personale che esaltava una capacità espressiva verbale, mimica e gestuale.

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Nato il 19 febbraio 1953 a San Giorgio a Cremano, un piccolo comune di Napoli, da una famiglia numerosa, Massimo Troisi cominciò il suo percorso teatrale con il gruppo «I Saraceni», fondando in seguito «La smorfia», trio comico con Lello Arena e Enzo Decaro. Il passaggio al cinema ci fu nel 1981 con il film «Ricomincio da tre», che ebbe uno straordinario successo, che lo portò ai David di Donatello come miglior film e miglior attore, diventando un nuovo volto della commedia italiana e dando inizio al suo esordio come attore protagonista e regista.

Regista anche di «Scusate il ritardo» nel 1982 e successivamente, nel 1985, in coppia con Roberto Benigni, in «Non ci resta che piangere», «Le vie del Signore sono finite» nel 1987 e «Pensavo fosse amore, invece era un calesse» nel 1991. E’ stato anche interprete di «Splendor», «Che ora è», «No grazie, il caffè mi rende nervoso» e «Il viaggio di Capitan Fracassa».

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Il Postino e la morte di Massimo Troisi

Il suo ultimo lavoro è l’indimenticabile interpretazione di «Il Postino», tratto dal romanzo di Skármeta, «Il postino di Neruda». Dopo averlo letto, Massimo Troisi volle a tutti i costi comprarne i diritti per farne un adattamento cinematografico e affidò la regia della pellicola a Michael Radford, reduce da alcuni anni di inattività nel mondo del cinema. L’inizio delle riprese, inizialmente previsto per il settembre del ‘93, fu rimandato per un improvviso problema di salute che colpì l’attore di San Giorgio a Cremano che, sofferente di gravi problemi al cuore fin da neonato, fu obbligato a subire un intervento cardiochirurgico urgente. Durante l’operazione ebbe un infarto e ciò lo costrinse al rinvio delle riprese e gli venne consigliato un trapianto.

Pur sapendo la gravità del suo stato di salute, l’attore napoletano, preferì prolungare la convalescenza il più possibile per cominciare le riprese, programmando di svolgere il trapianto successivamente. Infatti, in alcune scene venne sostituito dalla sua controfigura Gerardo Ferrara. Il primo ciak ci fu nel marzo del ‘94. I lavori durarono 12 settimane, con una sola interruzione nel periodo Pasquale. Si svolsero per le prime 5 settimane a Cinecittà, poi a Salina, successivamente a Procida e poi di nuovo a Cinecittà. L’ultimo ciak si svolse il 3 giugno proprio a Cinecittà. Il giorno successivo Massimo Troisi morì, all’età di 41 anni, stroncato nel sonno da un infarto.

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Per questo capolavoro è stato candidato, postumo, all’Oscar come miglior attore protagonista. Il film ha ricevuto altre tre nomination: miglior film, miglior regia e miglior sceneggiatura non originale, e ha vinto l’Oscar per la miglior colonna sonora.

Molti sono i ricordi e le testimonianze di amici, registi e attori che lo ricordano con stima e affetto come Paolo Sorrentino, Francesco Piccolo e Ficarra e Picone. Su Netflix, Now e Sky è disponibile un documentario intitolato «Laggiù qualcuno mi ama», premiato col David di Donatello che ripercorre l’intera vita e la carriera con video inediti in cui è presente anche Anna Pavignano, sua compagna in passato, a cui Massimo Troisi affidava dei biglietti che lei ha amorevolmente custodito. Accanto all’attore e regista napoletano oltre ad Anna Pavignano, ci sono state anche Jo Champa e Clarissa Burt, anche se è stata Nathaly Caldonazzo ad essere stata vicino all’attore nel momento più impegnativo e doloroso della sua vita.

Massimo Troisi, l’omaggio alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia

Massimo Troisi è il volto mai dimenticato; proprio per questo oggi, venerdì 6 Settembre, ci sarà l’omaggio dell’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Su iniziativa di Maria Grazia Cucinotta, in onore del meraviglioso attore e regista scomparso prematuramente. Il 2024 è anche l’anno in cui «Il Postino» compie 30 anni che rappresenta il testamento cinematografico.

Girato nel 1994, e presentato proprio a Venezia per la prima volta nello stesso anno, fu candidato a 5 premi Oscar nel 1996. È il terzo film italiano più visto nel mondo. «Continuo a girare il mondo e mi rendo conto che ‘Il Postino’ è rimasto nel cuore della gente, in alcuni Paesi lo fanno vedere anche nelle scuole» ha affermato la Cucinotta.

Uomo e artista autentico che, seppur legato alla tradizione napoletana, è riuscito ad arrivare non solo al di fuori della sua amata Napoli, in tutto il mondo, parlando un dialetto che grazie a lui diveniva comprensibile a tutti. La sua grandezza sta nel fatto che non è stato amato solo dai suoi contemporanei, ma continua a esserlo anche dalle nuove generazioni, grazie a un umorismo basato sulla quotidianità e su dinamiche umane sempre attuali e universali. «Si può dire solo a posteriori se uno ha davvero amato, perché mentre si ama non lo si capisce», spiegava Massimo Troisi. Solo col tempo abbiamo compreso quanto lui abbia significato per Napoli e per l’Italia

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