«Lui le ha prese, quell’altro là sta ‘sgommato’ di sangue»

di Enrico Biasi

I messaggi tra vigilantes intercettati dopo il pestaggio costato la vita a un paziente 62enne del Policlinico

Fu un pestaggio violento e letale, quello ai danni di Francesco Vanacore. L’uomo fu colpito con calci nei testicoli e colpi al viso. Poi cadde e perse conoscenza, fino al decesso. I carabinieri della compagnia Vomero e quelli della stazione Marianella hanno dato esecuzione ad ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari emessa dal Gip nei confronti di quattro soggetti, dipendenti dell’Istituto di Vigilanza a cui era affidato il servizio di portineria del Policlinico Universitario Federico II di Napoli, perché indiziati di concorso in omicidio preterintenzionale pluri-aggravato per aver commesso il fatto in più persone riunite e con abuso dei doveri inerenti il pubblico servizio.

Gli indagati sono Gennaro Russano, 35 anni, residente ad Acerra; Vincenzo D’Aiello, 50 anni, di Maddaloni; Antonio Perfetto, 31 anni, di Trentola Ducenta e Francesco Lizza, 50 anni, di Marigliano.

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Le indagini, condotte dall’aprile al giugno 2024 hanno consentito – sulla base di dichiarazioni di testimoni, intercettazioni e consulenza medico-legale – di ricostruire quanto avvenuto la mattina dell’8 aprile scorso quando il paziente 62enne, dopo aver tentato di accedere nella struttura ospedaliera a bordo della propria autovettura, nel corso di un alterco determinato dall’ennesimo diniego e a fronte di una spropositata reazione, fu aggredito con pugni e calci sferrati da un gruppo di vigilantes, tra cui i quattro indagati. Fu soccorso, ma i colpi furono letali.

Eppure, Vanacore aveva motivato quella richiesta. Munito di richiesta di ricovero programmato presso il reparto di cardiologia, affermando anche di accusare un malore. Sta di fatto che dopo l’ennesimo diniego ricevuto da uno dei vigilanti, scese dall’auto e, dopo aver prelevato una mazza di legno da una fioriera, colpì l’uomo vigilante schiena. Questo scatenò la reazione violenta di Russano che, seguito da D’Aiello, Perfetto e Lizza, nonché di altri vigilanti accorsi a supporto dei colleghi, continuò a colpire Vanacore con anche dopo che si era accasciato a terra. Un’azione aggravata dal fatto di aver commesso il fatto in più persone riunite e con abuso dei doveri inerenti al pubblico servizio. Dopo il decesso iniziò a fase di indagine.

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La versione degli indagati

I quattro indagati, in modo totalmente univoco, spiegarono che Vanacore, sceso dall’autovettura aveva aggredito Russano con un bastone di legno e che Perfetto, Lizza e D’Aiello, anch’essi in servizio al varco di ingresso, erano intervenuti in soccorso del collega allontanando il Vanacore, che si era, quindi, improvvisamente sdraiato per terra. La stessa versione fu confermata dai quattro indagati anche in sede di interrogatorio con il pubblico ministero.

Malgrado fossero evidenti ecchimosi sul volto e sui testicoli, chiaramente imputabili a colpi ricevuti, i quattro negarono di averlo colpito, riferendo tutti di averlo solo «trattenuto» per allontanarlo da Russano.

I messaggi

Tuttavia, da una prima ispezione del telefono di uno degli indagati, emerse un particolare messaggio vocale ricevuto: «O… qua arrivano mille voci tutte diverse mazze spezzate, 5-6 di loro addosso a questo cristiano, ma in breve conciso ma che cazzo è successo ragazzi?».

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La risposta fu questa: «Allora, questo praticamente è la tarantella che non poteva entrare… è sceso dalla macchina, era un voia!! Ha preso una mazza di scopa che stava nella fioriera e gliel’ha spezzata addosso a Gennaro, e poi si è trovato a tutti quanti addosso! Alla fine poi, si è buttato a terra perché diceva che non si sentiva bene, il Coies è arrivato dopo un’ora, gli hanno fatto un lavaggio la, non ho capito, e se lo sono portati in cardiologia, e Gennaro si è andato a refertare. E ora dobbiamo andare dai carabinieri tutti quanti, ora uno alla volta dobbiamo andare dai carabinieri».

Lo scambio di messaggi continua: «Ma Gennaro si è fatto male? Il cristiano invece le ha prese buone le mazzate? Com’è il fatto?» chiede un collega. In risposta arriva un messaggio vocale in uscita: «No, Gennaro no, fortunatamente no, però si è andato a refertare perché comunque questo può andare a fare la denuncia. No! Lui le ha prese quell’altro là sta ‘sgommato’ di sangue! Il naso non sappiamo se se lo è rotto o no… poi si è buttato a terra, non sappiamo se ha avuto un infarto, perché poi è venuto il Coles… è restato comunque una mezz’ora a terra la, gli hanno fatto tipo certi lavaggi, non abbiamo capito perché poi non si capiva niente qua… lui sta ricoverato al 2, non sappiamo neanche se sta in terapia intensiva, non sappiamo niente … speriamo che non succede niente!». Invece qualcosa è successo: il 62enne morì.

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