Regionali, acque agitate nei partiti. Il centrosinistra ancora nel caos

di Chiara Langella

Lite M5S-Iv per la Liguria. In Campania Martusciello si propone, De Luca è ancora un rebus

Da settembre si entrerà in campagna elettorale permanente per le elezioni regionali: appuntamenti che puntelleranno il 2024 e il 2025 infuocando – inevitabilmente – il dibattito maggioranza-opposizione e i rapporti interni alle stesse coalizioni. Ad agitare le acque, sin da ora, è – ad esempio – la scelta del prossimo candidato governatore del Veneto, Regione a trazione leghista che il partito di Salvini vorrebbe mantenere tale, mentre FdI e Forza Italia vorrebbero espugnare. Flavio Tosi, ex Lega ora azzurro, si fa avanti con il supporto del partito. Ma l’opa più pericolosa è quella di Fratelli d’Italia che potrebbe puntare su Luca De Carlo.

Sul fronte opposto, ancora da sciogliere per il campo largo è il nodo di un nome unitario in Liguria: nonostante l’appello del candidato in pectore Andrea Orlando a far presto, l’ufficialità ancora manca. I contatti tra Pd e M5s sono fitti con i dem che puntano a chiudere in settimana, ma l’uscita del pentastellato Luigi Pirondini che rimarca come la sua «candidatura» sia «reale» agita le acque.

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Il pentastellato, infatti, rinsalda i paletti messi del Movimento contro Renzi nella coalizione: «Chi siede nella giunta di centrodestra e nella maggioranza del sindaco Marco Bucci, a Genova, non può stare nel campo largo in Regione Liguria». Per ora Orlando ha staccato al telefono e continua a lavorare sul territorio. Il messaggio consegnato ai suoi è sempre lo stesso: «Qualunque sia la scelta fate presto».

Il caso Liguria

Per il centrodestra di certo il caso Toti peserà alle urne ma, complice il caos nel campo avversario, si affaccia qualche speranza di tenere la Liguria. In pole, salvo ripensamenti, rimane il nome della totiana Ilaria Cavo (Nm). La questione ligure deve impensierire la segretaria del Pd Elly Schlein, che da domani tornerà a farsi vedere alle feste dell’Unità (tra Toscana, Marche e Lazio) dopo la pausa estiva trascorsa fuori dai radar. Tra i primi dossier sul tavolo, accanto alle battaglie parlamentari, ci sarà il futuro dell’alleanza di centrosinistra, visti i niet che fioccano dal partito di Conte a Iv. Anche perché Matteo Renzi butta acqua sul fuoco: «Conte ha avuto un’estate difficile», «ora il tema è il futuro. E per il futuro servono voti, non veti».

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Il successore di Zaia

In Veneto, per la Lega è il ministro Roberto Calderoli a commentare il passo in avanti di FI su Tosi: «Chiederlo è legittimo. Peccato che il Veneto sia guidato dalla Lega e debba rimanere alla Lega». E suggerisce: «Un anno è lungo. Io sono convinto che su questo argomento, qualche riflessione in più andrebbe fatta. Zaia è un asso sul territorio, con un consenso popolare che si avvicina all’80%». Fratelli d’Italia «schiererà i propri migliori candidati. Poi sarà il tavolo del centrodestra a decidere l’assetto», afferma il coordinatore regionale, Luca De Carlo.

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Che fa trapelare anche la fumata nera, al vertice tra il gruppo regionale e Giovanni Donzelli, sul subentro nella giunta Zaia di un nuovo assessore in sostituzione della meloniana Elena Donazzan, approdata a Bruxelles: «Il nuovo assessore di Fdi è al centro di una interlocuzione diretta tra il governatore Zaia e la premier Meloni».

Il caso Campania

La ciliegina sulla torta è la Campania, dove il forzista Fulvio Martuscello si è ufficialmente fatto avanti per la corsa del 2025, creando tutte le premesse per una lunga trattativa nel centrodestra (FdI punterebbe su Edmondo Cirielli). Ma in Regione, con l’incognita Vincenzo De Luca, per ora è ancora un rebus anche l’architettura della coalizione avversaria.

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